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Recovery Plan, Conzatti: "Italia da ricostruire e trasformare"

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L'intervento della parlamentare Iv, 29 aprile 2021.

Il Parlamento ha votato il testo definitivo del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che, nelle prossime ore, verrà trasmesso dal Governo alla Commissione Europea, rispettando così la scadenza del 30 aprile. La stesura è stata complessa, perché duplice è la sfida che abbiamo davanti: traghettare il Paese fuori dalla crisi sanitaria, economica e sociale e trasformarlo in un paese moderno, digitale, green e senza differenze di genere, di generazione o di territorio.

Ruolo chiave lo ha avuto il Parlamento: nella fase di scrittura del Piano con ben due Relazioni di indirizzo al Governo così come nel processo di monitoraggio. Ma ciò è solo all'inizio. Centrale sarà il ruolo del Parlamento nella stesura o conversione degli atti normativi che serviranno per scrivere le riforme: da quelle orizzontali come Pubblica amministrazione e Giustizia, a quelle abilitanti come semplificazione e concorrenza passando da quelle di accompagnamento come mercato del lavoro (politiche attive e ammortizzatore sociale unico) e fisco. Riforme che tracciano una nuova visione e dalle quali emanano gli investimenti e gli interventi (non viceversa). Il Piano, che deriva dal programma Next Generation Eu li prevede nella misura complessiva di 248 miliardi di euro. In particolare 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza. Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato dal Parlamento a metà aprile congiuntamente all'approvazione del Def 2021 (Documento di Economia e Finanza). Verranno inoltre stanziati, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche.

Al totale si aggiungono infine i 13 miliardi del Fondo React EU. Sei sono le Missioni cioè i settori da trasformare con riforme e risorse: 1) Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 2) Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3) Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4) Istruzione e ricerca; 5) Inclusione e coesione e 6) Salute. Ci attendono 5 anni di cambiamenti, in cui mettersi in gioco profondamente.

Anche il Trentino ha davanti a sé un'occasione irripetibile per colmare quei gap che, giorno dopo giorno, stanno diventando sempre più evidenti. Per ripristinare una solida crescita economica abbiamo infatti bisogno di affrontare le tre grandi fonti di discriminazione: rafforzare il ruolo della donna sul lavoro eliminando l’assenza di pari opportunità, di garantite opportunità occupazionali e di vita personale ai giovani e di dare omogeneità e coesione alle nostre vallate. Per questo serve un'economia sempre più sostenibile che crei occupazione potenziando i distretti - agricoli, turistici - e i servizi diffusi sul territorio, così da ridurre i divari tra centro e periferie, tra città e valli, attraverso importanti investimenti in reti digitali e fisiche.

Due i maggiori progetti del Piano che vedono coinvolto il nostro territorio: la realizzazione della tangenziale ferroviaria di Trento, che fa parte del progetto di potenziamento e sviluppo della direttrice Verona-Brennero e la sperimentazione dell’idrogeno per il trasporto stradale.

Quest'ultimo intervento ha lo scopo di promuovere la creazione di stazioni di rifornimento a base di idrogeno e implementare i progetti di sperimentazione delle linee a idrogeno, attraverso gli investimenti previsti dal Piano Corridoio Green and Digital del Brennero. Grazie a tali misure, si stima una penetrazione significativa dell’idrogeno fino al 5-7 per cento del mercato entro il 2030.

Come sottolineato dallo stesso Presidente Mario Draghi la governance, cioè il coordinamento, il monitoraggio e la valutazione del Piano, sarà centralizzata presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze ma il Piano sarà attuato in base alla capacità degli Enti locali e della Pubblica amministrazione. E per questo occorrono competenze, trasparenza e lungimiranza. Serve anche un cambio di passo politico. Lo vediamo urgente rispetto al governo politico della nostra Provincia autonoma di Trento. Serve costruire una alternativa capace di entrare in una logica di comunità che ritrova la propria identità e la propria via verso le grandi trasformazioni e le grandi riforme in atto.

Il quadro ormai è chiaro sia sul piano nazionale che locale ma la sfida è appena iniziata. Si tratta di un progetto contemporaneamente difficile e avvincente, un'occasione non più rinviabile per rendere il nostro Paese moderno e coeso. Il Governo, il Parlamento e la Pubblica amministrazione hanno un ruolo di primo piano ma serve il contributo di tutti, categorie economiche, datoriali, sindacali in particolare e anche dei partiti politici.

Tutti chiamati a ritrovare il gusto di ricostruire e di trasformare. Un piano di lavoro che vede Italia Viva impegnata senza riserve sia a livello nazionale che in Trentino.