28/04/21

Piano nazionale di Ripresa e Resilienza

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza 
è il programma di investimenti e riforme del Governo Draghi per rispondere alla crisi pandemica e rilanciare l'economia e il Paese.




PNRR: Risorse e obiettivi

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede 221,1 miliardi totali di risorse, così ripartiti: 191,5 miliardi dal Recovery Plan più 30,6 miliardi per il Piano nazionale complementare. L'obiettivo è colmare le disparità territoriali, le diseguaglianze di genere e i divari generazionali.

Missioni e cifre


Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza comprende una serie di missioni, ognuna delle quali ha il suo stanziamento di risorse. Nello specifico; 49,2 miliardi andranno su Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura; 68,6 miliardi saranno destinati alla Rivoluzione Verde e alla Transizione Ecologica; 31,4 miliardi sono lo stanziamento destinato a Infrastrutture e Trasporti Sostenibili; 31,9 miliardi verranno utilizzati per Istruzione e Ricerca; 22,4 miliardi verranno utilizzati per favorire l'Inclusione Sociale e la Coesione territoriale; 18,5 miliardi, infine, saranno destinati alla Salute.

PNRR: le Riforme (necessarie per spendere bene i soldi)

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrà essere affiancato da una serie di riforme, necessarie per spendere bene i fondi a disposizione. Nello specifico: la riforma della Giustizia, per affrontare i nodi strutturali del processo civile e penale; la riforma della Pubblica Amministrazione, che comprenderà assunzioni, semplificazione, rafforzamento delle competenze, digitalizzazione; la riforma della Legge sulla concorrenza, pensata per agevolare l’attività d’impresa in settori strategici; la riforma delle Politiche Attive del Lavoro, che andrà a incidere su formazione, riqualificazione, accesso al mercato del lavoro; la riforma del Fisco, infine, per ottenere un sistema fiscale più leggero e più semplice.

PNRR: la Governance (ovvero come funziona)

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza verrà attuato da una serie di istituzioni. Nello specifico: i Ministri e le autorità locali attueranno iniziative e riforme e gestiranno le risorse; le Regioni e gli enti locali saranno responsabili per circa il 40% degli investimenti; il MEF monitorerà, controllerà, rendiconterà e terrà i contatti con la Commissione Europea. Infine, Presso la Presidenza del Consiglio è prevista una cabina di regia per il coordinamento.

PNRR: le stime

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza stima che la crescita del PIL sarà del + 3,6, con un +22,4 al Sud, mentre l'occupazione crescerà del +3,2% entro il 2026.

PNRR: cosa cambia rispetto alla bozza del Governo Conte

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo Draghi, come ha sottolineato Matteo Renzi nella dichiarazione di voto, nell'Aula del Senato, ha "un'anima, una direzione, una visione". Ecco perché "ne valeva la pena": ha un via libera già ottenuto dall'UE, grazie all'autorevolezza di Mario Draghi; ha una visione e comporterà delle riforme - PA, giustizia, semplificazione legislativa, promozione della concorrenza - che prima non c'erano; prevede una crescita stimata del Pil +3,6% (+22,4% al Sud); infine, al valore totale del Piano (191, 5 miliardi) si aggiungono 30,6 di fondo complementare per le riforme del Paese.

PNRR: Luigi Marattin ci spiega, in sintesi, cosa cambia

 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo Draghi è assai diverso dalla bozza del Governo Conte II. Come spiega Luigi Marattin, parlamentare di Italia Viva e Presidente della 6ª Commissione Finanze della Camera dei Deputati, nel precedente piano c'era una sola pagina dedicata alle riforme necessarie, ora ce ne sono 40, dove viene spiegato nel dettaglio come rendere questo Paese competitivo e all'altezza delle sfide che abbiamo.