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Palermo, Faraone: "Periferie, metrò e privati, dopo Orlando si cambia"

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Una giornata con il candidato sindaco di Palermo, Davide Faraone, a cura di Sara Scarafia per "Palermo - la Repubblica", 15 febbraio 2022.

In sella allo scooter dribbla le buche: «Ma come cavolo ci siamo ridotti così?». Davide Faraone, capogruppo al Senato di Italia Viva, per dieci anni consigliere comunale del Pd quando sindaco era il forzista Diego Cammarata, è stato il primo a tappezzare la città di manifesti con la scritta "Viva Palermo" e il suo volto in primo piano.

In sella al motorino Faraone gira per la città, nei giorni dedicati alla campagna elettorale, che sono lunedì, venerdì e sabato e per San Valentino l'agenda ha visto una serie di appuntamenti. Con lui si muove la squadra: i consiglieri comunali uscenti - Totò Orlando, Dario Chinnici, Francesco Bertolino. Carlo Di Pisa e Paolo Caracausi - e gli aspiranti, dagli ex Luisa La Colla, Salvo Alotta e Giusi Scafidi a Giulia Noera, Tony Costumati e Silvio Moncada, presidente della Sesta circoscrizione. Tutti in corsa nelle due liste che Faraone ha già composto.

La prima tappa è allo Zen, dove incontra la preside della scuola Falcone, Daniela Lo Verde, alle prese col disastro post-Dad. In un colloquio riservato, il candidato raccoglie lo sfogo sulle periferie abbandonate e assicura che nel suo programma saranno al primo posto: «Non è propaganda, davvero credo che ci sia bisogno di ripartire dai quartieri».

Dallo Zen raggiunge via Titone, vicino a corso Calatafimi, dove c'è il mercatino rionale. Ad accoglierlo tutta la truppa Iv, a cominciare dal "padrone di casa" Moncada, ma anche Giovanni Felice di Confimprese. Tra le bancarelle, Faraone non chiede voti - neppure una volta dice di essere in corsa né fa promesse - ma domanda come vanno gli affari, ascolta gli ambulanti che gli mostrano i tanti spazi vuoti di chi si è arreso.

È un volto noto, la gente lo vede in tv, come ha confermato un sondaggio che lo dava in testa anche alla voce "fiducia": «Un punto di partenza».  Mentre guida per raggiungere la sede Rap, ragiona sul "campo largo" che da Palermo potrebbe diventare un modello.

Ma il responsabile Enti locali dem Boccia non ha detto di no all'ipotesi di un accordo con i berlusconiani? «Veramente la posizione prevalente nel Partito democratico è quella opposta», dice Faraone, sfilando davanti a uno degli ultimi suoi manifesti rimasti: «Il periodo di affissione di venti giorni è appena finito, presto ne cominceremo un altro».

Nel Pd, però, c'è anche Orlando: «È stato un disastro - dice Faraone - La sua sindacatura ha avuto un grande valore su temi come la lotta alla mafia, ma siamo grandi abbastanza per andare per la nostra strada senza che lui ci dica come superarlo».

Alla Rap, di fronte al presidente Caruso, il senatore di Italia Viva parla di come rendere produttiva la spazzatura: «Una sola azienda comunale multiservizi che metta insieme tutte le spa; un termovalorizzatore per bruciare i rifiuti che non si possono differenziare».

E poco dopo, all'Ance, spiega che crede nella partnership pubblico-privato: «Dal nuovo cimitero alle buche, il project financing è una risorsa». Così come il Pnrr che deve servire per quattro infrastrutture «fondamentali»: «Metropolitana leggera automatica, dalla stazione a Mondello, due corsie sotterranee sotto via Crispi e la pedemontana». E il tram in via Libertà? «Meglio la metro». Sull'aumento delle tasse è categorico: «Mai».

Allora come salvare una città al dissesto? «Spenderò i contatti che mi sono costruito a Roma: Palermo, come Napoli, merita una legge ad hoc», dice Faraone.

La giornata si conclude con una visita a una struttura per disabili, un punto fondamentale, per Faraone che ha una figlia autistica. «Sogno una città a misura di portatori di handicap: se stanno bene loro, stanno bene tutti».