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Paita "Volevano un aiutino ma non siamo la stampella di questo governo"

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Il colloquio di Raffaella Paita con Lorenzo de Cicco per "Repubblica"

«La destra ci aveva anche chiesto un aiutino, in commissione...», racconta Raffaella Paita, renzianissima, capogruppo di Iv-Azione al Senato. 

 

Aiutino in che senso? 

«Prima di andare sotto in commissione Bilancio sul decreto Lavoro, avevano chiesto alla nostra senatrice Silvia Fregolent di votare a favore». 

 

Risposta? 

«Che non siamo la stampella della maggioranza. Certo non facciamo un’opposizione massimalista, non siamo ideologici ed entriamo sempre nel merito, nei contenuti, perfino in modo maniacale. E su alcune cose possiamo essere d’accordo col governo, dall’abuso d’ufficio allo stop al reddito di cittadinanza. Ma non aiuteremo questa maggioranza a tenere nei numeri». 

 

E c’è un problema di tenuta per la destra di Meloni?

«Mi sembra si dimostrino pasticcioni e disattenti, peraltro su un provvedimento, che tocca il cuneo fiscale, presentato come il più grande taglio della storia repubblicana, mentre quello lo fece Renzi, unendo gli 80 euro alla riduzione del cuneo. Questo invece è limitato e scade a dicembre. Per carità, va bene, ci asterremo nel voto finale perché siamo favorevoli anche se si taglia solo un euro di tasse, ma serve molto di più». 

Quanto dura questa maggioranza?

«Per ora è solida, FdI cresce. Ma la crisi di FI può aprire prospettive diverse». 

 

Anche la questione Mes rischia di allargarle crepe a destra?

«Le contraddizioni sono evidenti. Siamo l’unico Paese che non l’ha ratificato, ma serve serietà, per essere credibili a livello internazionale. Anche su Nordio prevedo possibili spaccature, perché un pezzo di destra è giustizialista. I nodi alla fine vengono sempre al pettine». 

 

Vi piacerebbe Lotito in Iv? 

Risata. «Siamo gli unici ad avere ostacolato lo Spalma-debiti per le società di calcio. Non credo sia interessato e non ci interessa». 

 

È vero che il presidente del Senato La Russa ieri in capigruppo ha strigliato la maggioranza? 

«Diciamo che ha stigmatizzato con toni istituzionali l’inserimento di emendamenti all’ultimo minuto e ha rimarcato che poi la maggioranza non avesse tenuto nei numeri. Apprezzabile, nel merito. La maggioranza ha provato a infilare alcuni emendamenti-marchetta, come quello che prevedeva un milione di euro per la comunicazione di Palazzo Chigi. Per fortuna si sono fermati, ma c’è voluto l’incidente di percorso». 

 

Dice che non siete la stampella della destra, però in Molise siete alleati.

«Non è un appoggio ufficiale, il nostro. È un caso specifico, anche perché il Pd si è alleato con il Movimento 5 Stelle e noi certo non possiamo finire nel campo grillino delle brigate e dei passamontagna». 

 

Anche a Genova però vi siete appaiati col centrodestra. O a Palermo...

«Ma noi l’abbiamo sempre detto: quando i sindaci sono capaci di creare progetti civici possiamo sostenerli, senza la nostra lista».