Intervista di Pier Francesco Borgia, "il Giornale", 4 novembre 2021.
Onorevole Paita (Iv), Renzi non usa mezzi termini. Dice: «Il reddito di cittadinanza anche a chi aveva la Ferrari. L'ennesimo capolavoro dei Cinque Stelle. E la chiamavano onestà».
«Gli scandali che stanno emergendo sono solo nuovi scandali. È da tanto che diciamo che il sistema così non funziona ed è immorale non pensare a una riforma che ne metta in discussione l'impostazione».
Oramai sono rimasti solo i Cinquestelle a difendere il Reddito di cittadinanza convintamente.
«La platea che condivide la nostra posizione è grande. È la parte del Paese che produce e che pensa che questo strumento non è altro che assistenzialismo fine a sé stesso. Mi faccia portare un esempio. Come sa, siamo a corto di camionisti e la patente di guida per tir costa fino a 7mila euro. Ho fatto inserire nel decreto Trasporti un emendamento nel quale si aiuta chi vuole prendere la patente a patto che poi vada a lavorare e non continui a vivere di Reddito di cittadinanza. Noi ci impegnano per le politiche attive del lavoro, non per l'assistenzialismo».
Anche Draghi, però, ha difeso il Rdc. Dicendo che va corretto ma che è importante come strumento per combattere la povertà.
«Giusto trovare strumenti che combattano la povertà. Il Reddito di cittadinanza, però, produce un danno culturale enorme».
Ritiene quindi il Reddito un fallimento politico?
«La realtà ha ampiamente dimostrato che questo strumento non ha combattuto la povertà. Non solo i centri per l'impiego non hanno funzionato ma non è stata adottata un'adeguata catena di controllo per evitare le truffe. Volevano abolire la povertà ma rischia di essere abolita l'onestà».
Renzi tempo fa aveva annunciato un referendum per rimettere in discussione il Rdc. State ancora raccogliendo le firme?
«La raccolta va avanti. Se, però, a livello politico la maggioranza trova una soluzione che superi la necessità di quel referendum ci fermiamo».
Sulle modifiche del Reddito tornerete a confrontarvi col Pd?
«Quando è stato introdotto il Reddito il Pd ha avuto posizioni molto critiche, sostenendo altri strumenti come il Rei (reddito di inclusione). Mi auguro il Pd voglia essere coerente con le posizioni di allora. E mi auguro che il rapporto con i Cinquestelle non faccia venir meno quel comune sentire».
A proposito di «comune sentire», com'è il rapporto col Pd?
«Alle amministrative ci siamo collocati nell'alveo del centrosinistra. E i risultati migliori il centrosinistra li ha ottenuti là dove si è aperto alle istanze del riformismo evitando accordi coi populisti».
Tra chi ha goduto di questa formula c'è il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini che ora dice che per questa coalizione il maggioritario è il sistema più adatto.
«Posto che sono favorevole al maggioritario, dico che la sua esperienza in Emilia Romagna conferma che se non ci allea con i populisti, si vince e si è credibili. Ma il PD non sembra pensarla come Bonaccini».
Quindi la «cosa giallorossa» non fa per voi.
«Ci collochiamo nell'area riformista che è un progetto autonomo, che sposa l'agenda Draghi e che vuole investimenti, infrastrutture, la riforma della Pubblica amministrazione e soprattutto combattere l'assistenzialismo».