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Paita: Trovo assurdo che nel centrosinistra si metta in discussione il carcere duro

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L`intervista a Raffaella Paita per “Il Giornale”  di Laura Cesaretti

«Ho trovato profondamente sbagliato che alcuni dem, fra cui l'ex ministro della Giustizia Orlando, abbiano messo in dubbio il 41 bis per l'anarchico Cospito dopo averlo visitato in carcere, pur difendendo il sacrosanto diritto di ogni parlamentare di visitare qualunque detenuto». Lella Paita, capogruppo renziana del Terzo Polo in Senato, non fa sconti né a sinistra né a destra, sulla gestione del caso Cospito.

Senatrice Paita, è di oggi la notizia che il sottosegretario Delmastro è indagato per la divulgazione di relazioni riservate del Dap. Che idea si è fatta?

«Penso che il sottosegretario Delmastro e l'onorevole Donzelli abbiano commesso un fatto molto grave, sintomo di totale mancanza di senso delle istituzioni. Un comportamento che stigmatizzo ma che avrei lasciato nell'alveo del dibattito parlamentare, non della magistratura».

Lei ha definito «sconcertanti» sia le provocazioni di alcuni esponenti Fdi contro le opposizioni sul caso Cospito, che le iniziative di alcuni dirigenti del Pd. Perché?

«Trovo gravissimo che Fdi abbia accusato il Pd di vicinanza alla mafia o quasi: si può non condividere nulla della linea dei dem ma accusarli di qualcosa di simile è inaccettabile. Voglio dirlo con chiarezza. Non si fa politica infangando l'avversario, un vizio che troppo spesso ha caratterizzato il dibattito in questi anni. Detto questo, ripeto, ho trovato profondamente sbagliata anche la messa in discussione del 41 bis per Cospito da parte di diversi esponenti del centrosinistra, ex Guardasigilli incluso».

Per il governo Cospito deve restare al 41bis, nonostante dalla stessa magistratura che segue il caso siano arrivate aperture ad un cambio di regime carcerario. Non si rischia così di offrire un martire agli squadristi anarchici?

«Sul 41 bis decide il ministro, sentito appunto il parere fondamentale della magistratura. Non decido io né tanto meno Andrea Orlando. Lo si fa sulla base di rilievi tecnici e non dell'opportunità politica. Soprattutto, deve essere chiaro: lo Stato non si piega ai terroristi. E Nordio ha più volte messo in luce l'importanza di salvaguardare la salute di tutti i detenuti, e anche di Cospito».

Voi di Italia viva, per bocca dello stesso Renzi, vi siete schierati fermamente a difesa dell'istituto 41 bis. Molti giuristi (e la stessa Consulta) lo definiscono uno strumento eccessivamente vessatorio, e anche assai datato, in tempi in cui la guerra della mafia contro lo Stato non c'è più, e il controllo dei detenuti può essere fatto con ben altri mezzi.

«Riteniamo che il 41 bis sia stato e sia uno strumento essenziale nella lotta alla mafia, una vittoria della politica, anche se all'ex magistrato ora senatore grillino Scarpinato non piace sentirlo dire. Si vuole discutere di 41 bis? Noi riteniamo che sia uno strumento ancora fondamentale. Poi si può discutere di tutto, ma di certo non si fa una discussione su questo mentre gli anarchici minacciano giornalisti e diplomatici. Essere garantisti significa agire nell'alveo delle garanzie costituzionali, e la Corte è stata chiara: il 41 bis non è incostituzionale.

Si rischia una emergenza sicurezza a causa dei gruppetti anarchici, e come andrebbe gestita?

«Non so se ci sia un'emergenza, so che questi squadristi stanno minacciando lo Stato. Vengo da un territorio, la Liguria, che conosce bene la piaga del terrorismo, delle Brigate Rosse. Credo sia sbagliato drammatizzare ma anche sottovalutare».