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Paita: «Salis è una donna di sinistra che dà garanzie al centro»

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Intervista a Raffaella Paita per «La Repubblica Genova» del 22-02-2025

di Michela Bompani

Ha fatto un percorso brillante e per il suo talento è stata chiamata a parlare alla Leopolda. Genova deve ritrovare il suo ruolo di incrocio nel Mediterraneo rilanciando il porto. In lista o con il nostro simbolo, noi aperti a varie possibilità ma deve valere per tutti.

 «Silvia Salis è una donna di sinistra che dà solide garanzie al centro», dice Raffaella Palta, segretaria nazionale di Italia Viva, nella coalizione che sostiene la candidata civica del centrosinistra alle amministrative di Genova. Spinge i propri temi («sicurezza, cultura e infrastrutture») e colpisce: «Perché i genovesi dovrebbero votare la fotocopia sbiadita di Bucci?».

Senatrice Paita, Silvia Salis un anno fa è salita sul palco della Leopolda, non è che la prima a scoprirla è stata lei?

«Non mi interessano intestazioni di una candidatura che nasce autonoma, per il coraggio e il talento di Salis. Dietro la candidatura di Silvia Salis c'è solo Silvia Salis. E con lei una coalizione ampia, che mi auguro la sosterrà con tutta la forza possibile. Una donna che ha fatto un percorso sportivo brillante, nata e radicata a Genova in una famiglia di sinistra e che, come tanti talenti che abbiamo esportato nel mondo e ha deciso di ritornare a dare un contributo alla sua città. Per il suo talento è stata chiamata a parlare alla Leopolda».

Il centrodestra l'ha accusata di non vivere a Genova.

«Dimostrando tutto il suo provincialismo: molti di noi hanno fatto - o ha figli che fanno - percorsi fuori dalla Liguria, esperienze che danno competenze. Abbiamo un presidente della Regione che ha lavorato negli Usa, il sindaco Pericu aveva legami internazionali: per una città che è l'emblema della proiezione verso il mondo, semmai è un prerequisito. E poi è positivo che dopo un grande impegno sportivo nell'agonismo e istituzionale al Coni, Salis si metta a disposizione».

Il Pd però ci ha messo 100 giorni per arrivare al suo nome: troppi?

«Non sono stati un elemento positivo, è chiaro che si potevano risparmiare. Del resto ho sempre detto che il candidato civico era la soluzione migliore. E avevo fatto la mia proposta, Luigi Cocchi, di cui ribadisco la straordinaria competenza. Perciò raccolgo con gioia il nome di Salis. Non lo dicevo per non scegliere uno dei candidati in campo, tra cui c'erano nomi rispettabili, ma per un altro motivo».

Perché un candidato civico è meglio di uno politico?

«La scelta del civico è estremamente politica, in questa fase della vita di Genova. Certo è una città che ha fatto passi avanti, ha avuto una reazione giusta e orgogliosa al crollo Morandi, in cui il sindaco Bucci si è assunto una grande responsabilità, questo glielo riconoscerò sempre. Ma è anche una città che non è riuscita a recuperare un ruolo forte nel Mediterraneo e sembra aver rinunciato alla vocazione mondiale».

Quali sono i temi di Italia Viva della campagna elettorale?

«Va recuperato il tema della sicurezza, per paradosso il grande flop del centrodestra che lo sbandierava, ma non ha migliorato le condizioni di vita del centro storico o delle periferie. Cosa c'è più di sinistra di un anziano che va su un autobus al sicuro? Poi c'è il tema culturale, che è l'altra faccia della medaglia della sicurezza. Ora serve un altro 2004. Poi ci sono le infrastrutture, altro snodo per crescere. Dopo il primo mattone, della Gronda non si è più parlato. Genova deve ritrovare il suo ruolo naturale, incrocio nel Mediterraneo, dando uno sbocco operativo a nuove tecnologie, all'AI, all'insediamento di attività nuove, ma soprattutto rilanciando un porto che deve far parlare di sé non per gli scandali, ma perché, dopo l'egregio lavoro dei commissari, abbia un presidente con poteri e responsabilità».

Quali sono le idee di Salis che più l'hanno colpita?

«Ha detto una frase chiave: a Genova si vive bene, ma non tutti vivono bene. È il punto: chi vive nelle periferie ha problemi con sanità, trasporti, integrazione. Avere identificato come centrale per Genova la riduzione diseguaglianze o, per dirla alla riformista, l'aumento delle opportunità per tutti, è il punto. Ottimo è concentrare la campagna a spiegare ai genovesi la Genova del futuro, piuttosto che beccare la parte avversa. Questo ci fa capire che la novità di Salis non è il suo nome, ma il suo approccio».

Nel Pd ci sono ancora mal di pancia, l'alleanza è grande, pensa che "terrà"?

«Non entro nelle questioni interne al Pd. Salis ha messo un sigillo che nessuno farà saltare, ha accettato solo se sostenuta da un'alleanza di forze diverse da quelle delle regionali, includendo anche quelle centriste e civiche. Se il candidato è forte, l'alleanza tiene di più».

Come farà Salis a convincere l'elettorato?

«Intanto non va commesso un errore: siccome ci sono stati 18mila voti di scarto alle regionali, la vittoria, in cui credo profondamente, non va data per scontata. Questa è una sfida nuova, giocata con persone diverse, in una fase diversa. Poi va fatta un po' sognare questa città».

Lo sfidante, Pietro Piciocchi, però, è il vicesindaco della seconda giunta Bucci, che lv ha sostenuto.

«Quella storia è completamente diversa e quella pagina è chiusa. L'alleanza di sinistra contro Bucci era molto differente da questa. Iv è una forza che vuole costruire un'alternativa al governo Meloni e in modo coerente facciamo la nostra parte, l'avremmo fatta anche alle regionali, ma siamo stati costretti a fare un passo indietro. Ora, la forza di Salis è di impostare la campagna elettorale parlando di Genova in modo inedito, mentre il centrodestra è rivolto a cosa ha fatto sindaco precedente: nessuno vota un candidato fotocopia di quello prima».

Come si presenterà lv: in lista civica o con il simbolo?

«Siamo aperti a varie possibilità. Se si deciderà di dare maggiore forza all' operazione civica, ne faremo parte, se viene chiesto di fare una corsa con i propri simboli, siamo pronti, ma deve valere per tutti».

Se l'alleanza fosse saltata, era pronta a candidarsi?

«L'amore per il mio territorio mi aveva spinto a provare come candidata presidente della Regione, ma non è andata bene per me. Sono molto contenta che ora ci sia una persona che non si era mai candidata, che ha fatto politica in altri ambiti e che ha un approccio coraggioso che ci rende simili, ma Silvia Salis è molto più brava di me».