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Paita: Pronti a dialogare con l'esecutivo per costruire 10 dissalatori in tutta Italia

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L'intervista a Raffaella Paita di Emanuele Rossi per "Il Secolo XIX"

Che nel nostro Paese serva finalmente una strategia sull'acqua è una cosa sacrosanta. Ma non penso che basti nominare un commissario. Se poi il nome è quello di Salvini, penso che l'avrei visto meglio commissario a mojito.

Battute a parte Raffaella Paita, capogruppo di Iv-Azione al Senato, si inserisce nel dibattito sulla crisi idrica del Paese con una serie di proposte. E sposa quella del sindaco di Genova Marco Bucci: un dissalatore in porto, a servizio anche della pianura padana.

Senatrice Paita, il governo sta affrontando a dovere il problema della siccità?

«Ci sono vari problemi che vanno affrontati con una strategia unitaria: il 50% di dispersione idrica sulle reti attuali è il principale. Ma è figlio del dimensionamento limitato delle società che si occupano dell'acqua nel nostro Paese, tutte pubbliche. Gli interventi sinorasono stati inefficaci e gli Atoidrici non riescono a risolvere nemmeno la questione delle depurazioni. In più c'è la questione delle canalizzazioni. Se si affronta tutto questo e ci si aggiungono investimenti per realizzare i dissalatori, noi del Terzo polo siamo disponibili a dialogare con l'esecutivo e avanzare le nostre proposte».

Servono impianti nuovi? Il costo sarebbe giustificato?

«Abbiamo consultato studi affidabili: in Europa ci sono 2400 impianti di dissalazione, i più grandi sono in Spagna, quasi 200 che fanno il 70% della produzione idrica. Non si tratta di una tecnologia sconosciuta. Per l'Italia ne servirebbero 8-10, per servire le grandi città di mare e l'agricoltura. Il costo è un tema, ma può essere calmierato investendo in sostenibilità e legandoli all'uso di energia rinnovabile, come vuol fare ad esempio l'Isola del Giglio, dove ne esiste uno. Però c'è anche un tema di leggi».

E il problema del materiale di risulta.

«In Italia c'è il decreto Salvamare che pone dei limiti molto stringenti. In Spagna la salamoia viene trattata e rimessa in mare. Qui per realizzare un dissalatore si deve dimostrare che gli impianti sono legati a investimenti sulla rete idrica e che c'è un reale pericolo di siccità. Tutte cose condivisibili. Poi c'è la valutazione di impatto ambientale e una sorta di analisi costi-benefici. E chiaro che se vogliamo intervenire in tempo si deve semplificare e dotarsi di un piano nazionale, anche per utilizzare i fondi europei. Ne ho parlato con il ministro Fitto, su questo noi ci siamo».

Condivide la proposta del sindaco Marco Bucci di farne uno a Genova e pompare l'acqua in pianura Padana?

«'idea di Bucciè molto buona e io la condivido, sarebbe uno di quei casi in cui si possono usare quei fondi europei che in Italia non vengono spesi».

E la collocazione nelle aree exIlva?

«Su questo non mi esprimo, ci sono già troppe persone che mettono bocca sulle are del porto di Genova... Io da parlamentare mi occupo di lavorare sulle leggi e trovare i possibili finanziamenti».

Oggi è la giornata mondiale dell'acqua, non dovremmo pensare a non sprecarla piuttosto che a produrla dal mare?

«o penso che chi si definisce ambientalista e poi imbratta Palazzo Vecchio a Firenze facendo sprecare 5000 litri d'acqua per pulire non faccia un
gran servizio all'ambientalismo. E un tipo di fanatismo che non risolve nulla e rischia di rendere la causa ambientalista anti storica. Non mi stupisce che la Schlein ne difenda le ragioni: la dice lunga su come stia trasformando il Pd. Io invece credo che gli impianti servano: come ha dimostrato il duo Draghi-Cingolani con il gas, rendendoci indipendenti dalle forniture russe, ora Meloni ha 'opportunità di affrontare un problema come quello del la siccità che ci accompagnerà nei prossimi anni: noi del Terzo polo siamo un'opposizione coerente e propositiva».