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Paita: Presunzione d'innocenza nella Carta

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L`intervista a Raffaella Paita di Fausto Cariotti per “Libero”

Carlo Nordio ieri ha illustrato in parlamento la sua relazione sull'amministrazione della giustizia. Al termine, il terzo polo ha presentato una risoluzione in cui sottoscrive in pieno la diagnosi e la terapia indicate dal ministro. Limiti «intelligenti» alle intercettazioni, riforma «imminente e profonda» dell'abuso d'ufficio e degli altri reati che intimoriscono i sindaci... L'inizio di un dialogo che può andare molto avanti, spiega Raffaella Paita, capogruppo dei senatori di Azione-Italia viva.

Stiamo già alla maggioranza allargata, presidente?

«Nessuna maggioranza allargata. Restiamo all'opposizione, ma sosterremo convintamente Nordio nell'opera di riforma della giustizia e ci auguriamo che l'ala giustizialista del governo non lo fermi. Nel 2014, da assessore regionale, fui accusata ingiustamente di omicidio colposo e disastro colposo ambientale nel corso della campagna elettorale. Nonostante il rito abbreviato e l'assoluzione in primo grado, solo nel 2019 sono uscita da questo incubo. Sono stata assolta in primo e secondo grado. Intanto, però, avevo perso le elezioni. So quanto male possa fare l'ingiustizia».

Il centrodestra ragiona anche sull'abolizione della legge Severino. Siete favorevoli?

«Sanzionare con la decadenza un sindaco condannato in primo grado è ingiusto. La presunzione di innocenza è scritta in Costituzione, non nel libro dei sogni di noi garantisti».

La separazione delle carriere dei magistrati dovrebbe entrare nella riforma della Costituzione. Sarete della partita anche lì?

«Sì, perché la terzietà del giudice deve essere reale e apparire tale agli occhi del cittadino. Non c'è alcun pericolo che la separazione possa comportare il controllo dei pm da parte dell'esecutivo, Nordio lo ha chiarito bene».

A proposito di riforme costituzionali: state per incontrare il ministro Casellati, per parlare dell'elezione diretta del Raffaella Paita presidente della repubblica o del premier. Cosa le direte?

«Le chiederemo di scrivere le regole tutti insieme: siamo contrari all'elezione diretta del presidente della Repubblica e favorevoli all'elezione diretta del premier, sul modello dei sindaci».

Martedì, durante l'elezione dei dieci membri laici del Csm, i Cinque Stelle non hanno votato né per Giuseppe Valentino né per il vostro Ernesto Carbone, che infatti ha preso meno voti di tutti gli eletti. L'accordo su quei dieci nomi c'era o non c'era?

«L'accordo c'era. I grillini hanno agito senza alcuna lealtà istituzionale. La parola data per loro è carta straccia. Si sono dimostrati totalmente inaffidabili. Questa è l'ennesima prova che non sono degli interlocutori adeguati».

Il candidato del Pd, Roberto Romboli, è stato di gran lunga il più votato. Segno che gli altri hanno rispettato l'accordo con i democratici, ma non tutti loro hanno rispettato gli accordi fatti con gli altri. Ve lo aspettavate?

«Dopo che ieri il Pd ha votato contro la nostra risoluzione che enunciava principi garantisti, mi pare chiaro da che parte stiano: avrebbero potuto far fare l'intervento in aula al grillino Scarpinato, sarebbe stato lo stesso. Tornando al Csm, sono mancati voti ai candidati di centrodestra e al nostro candidato, Ernesto Carbone: chi ha tradito l'accordo non è dato saperlo con certezza, ma i conti io li so fare. Gli è andata male, però, perché non sono stati determinanti: questo rende il nostro risultato ancora più bello»