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Paita: "Il Ponte sullo Stretto è l'alternativa all'Italia dei sussidi"

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Estratto dell'intervista di Ruggiero Montenegro, "il Foglio", 7 agosto 2021.

L'ultimo capitolo di una storia che si trascina da almeno mezzo secolo è stato scritto mercoledì, quando il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini, in audizione alla Camera, ha annunciato un nuovo progetto di fattibilità per il Ponte sullo Stretto, stanziando a questo scopo 50 milioni di euro e abbozzando un cronoprogramma, in base al quale l'opera potrebbe essere inserita nelle legge di bilancio 2023. “È stato molto coraggioso, sbloccando una situazione che si trascinava da anni – dice al Foglio Raffaella Paita, deputata di Italia Viva e presidente della commissione Trasporti -. Grazie anche al lavoro della vice ministra Teresa Bellanova, registriamo un netto cambio di passo. Il governo precedente si è troppo spesso trincerato dietro alle lente tempistiche delle commissioni e degli studi di fattibilità. E questa è una critica che vale anche per l'esecutivo Monti”.

Ma adesso, per Paita, i tempi sono finalmente maturi, ci sono i programmi e le risorse. “E' un'opera fondamentale che può avvalersi di fondi europei, essendo inserita nel progetto infrastrutturale del Corridoio scandinavo mediterraneo, e trovare spazio nel bilancio dello stato: dai finanziamenti destinati al sud a quelli per il ministero”, spiega la deputata secondo cui anche i principali alibi addotti nel tempo da chi si opponeva sono caduti: “Non si può più parlare di cattedrale nel deserto o dell'inutilità dell'opera in quanto, grazie ai progetti del Pnrr per la Salerno-Reggio Calabria e per l'alta velocità nelle regioni meridionali, il Sud è al centro di un disegno organico di infrastrutture e ammodernamento”. Una prospettiva che si lega alle valutazioni di tipo commerciale perché, sottolinea l'esponente di Iv, “i dati indicano una ripresa del traffico portuale, come nei casi dei porti Palermo e Gioia Tauro”. In base alle stime di Assoporti, nonostante la pandemia, i due terminali hanno registrato nel 2020 rispettivamente una crescita del 26 e del 36 per cento, in termini di tonnellate merci movimentate.

Insomma, fosse per Raffaella Paita, tra Reggio e Messina, sarebbe già tutto un fiorire di cantieri. I lavori del Parlamento, tuttavia, procedono in maniera più cauta. Cosa possiamo aspettarci adesso? “Ora bisogna darsi un metodo. E su questo punto non sono d'accordo con Giovannini, credo si possa fare più in fretta di quanto indicato dal ministro”. Ci spieghi meglio: “Grazie alle nuove norme sulla semplificazione, si potrebbe arrivare all'assegnazione dei primi appalti nel 2023. Sarebbe questo un obiettivo fattibile, che ci restituirebbe credibilità internazionale e al tempo stesso avrebbe un senso culturale per lo stesso sud: la risposta all'assistenzialismo, l'alternativa a chi vuole l'Italia dei sussidi”.

Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.