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Paita: "Per la Liguria una straordinaria occasione di svoltare con il Recovery"

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Intervista di Matteo Macor, "Genova - la Repubblica", 4 febbraio 2021.

«Non è una questione di chi vince o chi perde, c'era e c'è ancora da far vincere un Paese». Raffaella Paita, presidente della Commissione Trasporti alla Camera, in questi giorni è tra le prime testimoni della partita giocata al tavolo della crisi - e vinta, almeno ai numeri - da Italia Viva. «Un'occasione» - la definisce la deputata ligure - per «tutto il sistema e la nostra stessa regione».

Paita, l'incarico a Draghi viene raccontato come una vittoria di Renzi. Siamo sicuri non sia piuttosto una grande sconfitta per l'intera politica?
«Lo dico senza enfasi, Renzi ha fatto una delle cose più preziose del fare politica: si è speso per migliorare le cose. Quando Italia Viva ha aperto questa crisi lo ha fatto solo dopo mesi e mesi di richieste, segnalazioni, allarmi. Era da tempo, che chiedevamo di raddrizzare l'azione di governo. E su temi che riguardavano la vita dei cittadini, non su giochi di palazzo».

La rottura, però, c'è stata anche sui nomi e i rapporti interni al palazzo.
«Più sulla mancanza di disponibilità a cambiare su contenuti e sui nomi che hanno interpretato quei contenuti, direi. Ci sono state responsabilità chiare: non potevamo fare finta di niente, e lo diciamo dall'inizio».

Cambierà qualcosa, con Draghi, anche per la Liguria?
«L'incarico alla figura più autorevole di cui dispone il Paese, per fortuna, si tradurrà in un'azione ulteriormente proiettata verso l'Europa, capace di rimetterci al centro del sistema occidentale di relazioni in cui è naturale si sia. E di conseguenza penso ci porterà al ritorno ad una politica industriale seria, ad una riscrittura più attenta del Recovery Plan, in generale non a erogazioni a pioggia ma a modelli di sviluppo e riforme più decisi».

Il territorio ligure cosa deve aspettarsi, da un tale cambio di governo?
«Nel Recovery le infrastrutture che il territorio chiede da anni, dalla ferrovia di ponente ai soldi della Diga di Genova. Penso a nuova spinta nelle politiche industriali, e all'occasione che potrebbe rappresentare un'accelerata nello sviluppo del comparto innovazione. In fondo la Liguria è una regione simbolo. Poca popolazione, tanti anziani, spesa sanitaria alta, sistema sanitario debole: prefigura l'andamento futuro del Paese. Siamo un paradigma dei suoi mali, ma anche della forza di rigenerazione che può nascere per ricostruirlo».

Avete avuto paura, tra renziani, che per voi la crisi potesse finire "male"?
«Quando ho scelto di passare a Italia Viva, dopo una lunga storia di sinistra, l'ho fatto per seguire la strada del riformismo. E non penso sia da mettere in conto, a maggior ragione se si crede in una politica riformista, l'avere paura di fare quello che è necessario per migliorare la situazione».

A detta di molti, la crisi di questi giorni potrebbe rappresentare la pietra tombale sull'illusione del "terzo polo".
«Ho massimo rispetto per le discussioni sofferte che attendono altri schieramenti. Sinceramente, però, non penso si sia in una fase di riorganizzazione del sistema politico».