Intervista a Raffaella Paita per «La Stampa» del 21-06-2025
di Alessandro Di Matteo
Secondo Raffaella Paita il governo Meloni sta deludendo su tutta la linea, ma le opposizioni devono saper costruire un'alternativa «credibile». La capogruppo Iv al Senato denuncia il silenzio di palazzo Chigi sul caso Paragon ma esorta anche le opposizioni a costruire un'alternativa in cui anche il «centro riformista» possa avere un ruolo da «protagonista».
La premier rivendica i dati positivi sull'occupazione, parla di economia «solida»...
«Oggi c'è una lieve ripresa della produzione, ma dopo 26 mesi di calo! I salari sono sempre più bassi, il debito pubblico è a livelli record, avevano promesso di ridurre le tasse e invece le hanno aumentate, le liste d'attesa della sanità sono fuori controllo... Il governo ha lasciato indietro i più deboli e il ceto medio. E Giorgia Meloni aveva fatto della credibilità internazionale il suo punto di forza, invece il livello di dilettantismo di questo governo ci porta all'irrilevanza».
Non vi piace nemmeno la separazione delle carriere. Non era anche una vostra richiesta?
«Siamo a favore del principio della separazione delle carriere. Una con la mia storia non può non esserlo. Ma ci sono cose che in questa riforma non ci convincono. La prima cosa grave è il metodo: non si cambia la Costituzione rifiutando il confronto! Poi c'è il merito, di cui finora non abbiamo potuto parlare: dell'alta corte disciplinare, al sorteggio per i membri laici Csm che esautora il Parlamento. Fino ad oggi non c'è stata disponibilità al confronto. Continueremo a chiedere modifiche. Vediamo cosa accadrà».
Insistete sulla vicenda dei giornalisti spiati, il governo si dice estraneo all'affaire. Non credete a palazzo Chigi?
«E allora chi li ha spiati? Chiediamo chiarezza. Spiare i giornalisti è qualcosa che ha a che fare con i regimi, non con le democrazie. Pretendiamo che venga presa in serissima considerazione la richiesta di chiarimenti che abbiamo posto a Mantovano e Meloni. Questa vicenda è un grumo molto pericoloso».
Eppure nei sondaggi Meloni e il centrodestra tengono. Come lo spiega?
«È vero che sembrano avere una tenuta. Perché dall'altra parte ancora non si vede l'alternativa. Però sento un cambiamento di sentimento, una profonda delusione. Che va veicolata in una proposta positiva per il Paese. Con la costruzione di un centrosinistra dove sia protagonista anche il centro riformista».
Il centrosinistra sembra essere a trazione Pd-M5s-Avs.
«L'esempio recente di Genova dimostra che con una candidatura credibile e un'alleanza ampia si vince. Per la costruzione dell'alternativa serve un centrosinistra plurale che includa anche le idee dei riformisti. Per le quali ci batteremo sempre con coerenza. Senza i riformisti si perde e noi vogliamo vincere».