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Paita: «Non stiamo con Orlando per un diktat di Conte»

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Intervista a Raffaella Paita per «Il Giorno, Il resto del Carlino, La Nazione» del 30-09-2024

di Alessandro D'Amato

«Abbiamo provato fino all'ultimo. Avevamo le persone davanti al tribunale per depositare le liste con l'apparentamento firmato da Andrea Orlando. Abbiamo fatto questa scelta dopo aver ricevuto un diktat. Il mandante? Giuseppe Conte. Sono curiosa di vedere il risultato del M5s in Liguria».

Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia viva, spiega perché il suo partito si è tirato fuori dal campo largo in Liguria e ha deciso di non correre alle elezioni.

Su che cosa avete rotto?

«Non volevano la nostra presenza in una lista di riformisti dopo che avevamo già accettato di non usare il simbolo e di uscire dalla maggioranza Bucci a Genova. All'ultimo hanno rinunciato a 30 persone che avrebbero corso per vincere e far vincere il centrosinistra. In alternativa ci è stato proposto di epurare la lista da chi aveva avuto ruoli in Italia viva. Si tratta anche di persone che erano state sindaci con il Pd o presidenti dell'Arci. Noi possiamo rinunciare alle poltrone; quello a cui non rinunciamo è la dignità dei nostri militanti, che non meritano di dover essere epurati da un diktat».

C'è chi dice invece che non parteciperete alle elezioni in Liguria per non contare il vostro peso elettorale.

«Rispondo che è un'accusa infondata. La nostra lista l'avremmo presentata: altrimenti non avremmo chiesto l'apparentamento a Orlando, non avremmo chiamato sindaci e professionisti del mondo economico genovese. La verità è che avremmo fatto un ottimo risultato, mentre ora allo schieramento mancherà una forza di centro moderata. E questo rimette anche in discussione il suo profilo».

Ai vostri elettori avete lasciato libertà di voto. Come mai?

«Con una coalizione così schierata a sinistra non abbiamo le garanzie necessarie su tematiche come le infrastrutture, la crescita e lo sviluppo, sulle quali noi saremmo stati una garanzia. E poi c'è un altro aspetto: se la nostra forza politica è sgradita e i suoi membri finiscono in una lista di proscrizione, è naturale che a quel punto ciascuno valuti che cosa fare. In quella regione è crollato il ponte Morandi, c'è bisogno della Gronda e ricordo che i 5 Stelle, che hanno posto il veto contro di noi, volevano bloccarla».

Conte dice che Renzi è una tigre di carta. Renzi lo sfida in tv. Come procede la costruzione dell'alleanza alternativa al centrodestra di cui dite che c'è bisogno?

«Noi abbiamo sempre detto che c'è bisogno di un'alternativa al governo Meloni, che non sta producendo risultati per gli italiani. In questo momento io sono ferma in commissione Bilancio perché stanno litigando sugli emendamenti di Lotito. Di questo si occupano. Non della sanità o del ceto medio. Per questo il Paese ha bisogno di alternative e siamo disponibili a un dialogo con tutti senza veti. Una cosa però deve essere chiara: non rinneghiamo il passato. Siamo stati orgogliosi di aver mandato Draghi a Palazzo Chigi al posto di Conte. Lui invece dovrebbe chiarire perché ha votato i decreti sicurezza, perché oggi si oppone allo ius soli e se il suo cuore batte per Harris o Trump. A proposito di sinistra. Noi non chiediamo niente: se c'è una coalizione a guida riformista ci siamo. Se guidano i grillini faranno a meno di noi».

Con il leader M5s il dialogo sembra impossibile. Che cosa chiedete allora a Elly Schlein?

«Noi rimaniamo nel solco della mossa di Schlein. Mi pare piuttosto che sia Conte ad averle lanciato una sfida. Con l'intenzione di affermare la propria leadership. O, se questo non gli riuscisse, per sfasciare il campo largo».