Intervista a Raffaella Paita per «Il Corriere della Sera» del 3-09-2024
di Emanuele Buzzi
MILANO
«Io dovrei essere la prima a volermi togliere qualche sassolino dalle scarpe visto che nel 2015 ho perso le Regionali per via delle spaccature nel centrosinistra e per l'inchiesta sull'alluvione di Genova del 2014 da cui sono uscita completamente assolta, eppure continuo a dirlo: unità, unità, unità. Solo uniti si vince».
Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia viva, un passato di primo piano in Liguria con i dem sostiene che «la partita non è chiusa».
Siete disposti a uscire dalla giunta Bucci e a correre senza il vostro simbolo?
«Guardi, noi abbiamo dato la nostra disponibilità a fare i passi che ci verranno chiesti, se verranno chiesti, per una questione di coerenza rispetto a un progetto, quello di una espansione del centrosinistra, che è anzitutto nazionale. Anche se a Genova, lo sottolineo, non abbiamo corso con il nostro simbolo ma hanno aderito singole personalità».
Con il Pd è finita?
«Dipende se vince la linea di Elly Schlein, che sostiene il no ai veti o la linea di Marco Travaglio che ha un'autentica ossessione per Italia viva. Noi siamo per la linea Schlein, che abbiamo apprezzato per approccio e metodo, ora vedremo se il Pd sostiene la sua segretaria o è ancora subalterno a Conte».
C'è un problema di leadership nel centrosinistra?
«Per noi no. Schlein è la segretaria del partito più importante dell'opposizione e il suo approccio è inclusivo. Vediamo se piace anche a chi pensa ai veti e non ai voti».
Se salta l'accordo in Liguria cosa accadrà a livello nazionale?
«Mi auguro che una rottura non ci sia. Se sarà rottura i responsabili se ne assumeranno la responsabilità. Per noi la scommessa è nazionale, non ligure. Se però in Liguria si parte male, dispiace. E a me dispiace il doppio».
Anche Azione non ha sciolto le riserve. La presenza di Calenda per voi è un problema?
«Assolutamente no. Il fronte deve essere il più ampio possibile e per quello c'è la necessità anzitutto di una coerenza programmatica. Noi non poniamo condizioni ostative a nessuno».
Ma il centrodestra potrebbe vincere?
«Le faccio presente due cose: che la Liguria storicamente ha avuto spesso un'alternanza di governo negli ultimi venti anni e che il centrosinistra ha perso quando si è diviso. Noi valiamo il 4% in Liguria e credo che quei voti possano essere determinanti. E noi comunque saremo in campo alle elezioni. Ma non si vince solo con i simboli».
Che intende?
«Che la Liguria ha bisogno di una svolta sia nella Sanità sia nelle Infrastrutture. Il centrodestra ha deluso. Serve procedere spediti nei progetti che da sempre sosteniamo come il Terzo valico, la Gronda, la nuova diga. Senza frenare l'iter. E occorre dialogare con il mondo produttivo e del lavoro. Per il centrosinistra dare per scontata una vittoria sarebbe un errore esiziale».