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Paita: «Ilva, Calenda sbaglia ma ora lo Stato, poi i privati»

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L'intervista a Raffaella Paita per La Repubblica - Genova di Massimo Minella

«Io non butto la croce addosso a nessuno, ma su temi così delicati non si può decidere di venire qui a Genova e fare il funerale all’Ilva. Calenda ha proprio sbagliato. E comunque, se il futuro è lo Stato, che sia una soluzione transitoria prima di veder passare il gruppo a una cordata italiana di privati».

Lella Paita, senatrice spezzina di Italia Viva e coordinatrice nazionale del movimento guidato da Matteo Renzi proprio non ha gradito le parole dell’ex alleato Carlo Calenda sul futuro della siderurgia. E il giorno dopo le parole del segretario di Azione, Paita torna su un tema rovente come quello dell’acciaio rilanciando l’esigenza di un passaggio solo temporaneo nelle mani dello Stato prima di tornare a un nuovo soggetto privato, «una cordata che da italiana vorrei proprio fosse italiana».

Allora, senatrice Paita, dopo l'Italsider pubblica, i Riva, l’amministrazione straordinaria pubblica e ArcelorMittal ora ritorna il momento dello Stato. Ma non le pare una sconfitta?

 «Non lo sarà se questa diventerà una soluzione transitoria. Noi non auspichiamo la nazionalizzazione delle imprese, ci mancherebbe. Ma se davvero abbiamo a cuore la situazione del gruppo siderurgico, per rimettere in piedi un piano industriale e finanziario, questa è la priorità. Serve una fase pubblica che chiuda questa esperienza privata con la gestione di ArcelorMittal, prima di arrivare a una nuova fase che consegni il gruppo a una cordata di realtà italiane. Per questo, le parole che ieri ha pronunciato Carlo Calenda davvero mi sorprendono».

Perché?

«Perché? Ma scusi, le sembra il caso di venire a fare il funerale dell’Ilva a Genova? Insieme ad altri, e penso ai grillini, lui da ministro ha avuto delle responsabilità sulle scelte fatte. Ecco, se fosse stato più in linea con quanto aveva fatto da ministra Federica Guidi, forse non saremmo nella situazione attuale».

Non è un attacco politico?

«Chi mi conosce sa che non sono il tipo che ricorre a questi mezzi, sto ai fatti e, ripeto, non dico è colpa sua. Ci sono tante responsabilità da parte di chi ha scelto ArcelorMittal come soggetto vincitore della gara. E sono stati fatti anche altri errori sui patti parasociali, sulla cancellazione dello scudo penale e via di questo passo».

E ora?

«Ora dobbiamo solo guardare avanti, cercando di trovare la soluzione che offra la miglior ricetta possibile di rilancio».

 Anche ArcelorMittal a molti sembrava la miglior ricetta possibile...

«Non voglio buttare la croce addosso a nessuno, ma ritengo che il tema Ilva vada affrontato sempre con grande rispetto e attenzione. A cominciare dal governo».

Con il ministro Urso più volte lei in aula è intervenuta sul caso ex Ilva. Immagino che le sue risposte non l’abbiano soddisfatta...

«Non è un problema di essere o meno soddisfatti, ma il governo su questa vicenda ha palesemente dimostrato di non avere il controllo e di mancare totalmente di una strategia. Per questo è necessario un maggiore coinvolgimento a livello parlamentare, affinché si possa monitorare con grande attenzione ogni singolo passaggio».

Anche Cornigliano è in una situazione sempre più complicata. Che cosa dovrebbe accadere?

 «È inevitabile che tutto il gruppo, con i suoi stabilimenti, ne risenta, da Taranto agli altri, a cominciare proprio da Cornigliano, che ha anche aree preziose a filo banchina e rappresenta una risorsa per il futuro industriale del Paese. Mi chiedeva che cosa dovrebbe accadere. Ognuno faccia il proprio mestiere, ma il compito delle istituzioni su questa vicenda deve emergere con più forza. Io vorrei ad esempio che le nostre istituzioni locali, il comune, la regione, tenessero molto alto il livello di interlocuzione con il governo. Bisogna assolutamente restare vigili».

Lo Stato come fase transitoria di gestione, quindi una nuova amministrazione straordinaria, e poi avanti di nuovo con i privati. Ma ha idea di chi potrebbero essere i soggetti coinvolti? Sono tanti i nomi che circolano e alcuni ricorrono di frequente, Arvedi, la Duferco di Gozzi...

«Non entro certo nel merito dei nomi, sarebbe una mossa impropria. Questo non è il mio compito e su una vicenda di questo tipo sarebbe anche irrispettoso. Però come italiana sarei orgogliosa che il salvataggio dell’ex Ilva fosse firmato da una cordata italiana. Credo che questo sia legittimo poterlo dire anche perché in Italia abbiamo gruppi siderurgici di grande valore».

Parlava di aree preziose a Cornigliano. Il sindaco Bucci insiste sulla necessità che una parte di queste aree sia restituita per fare spazio ad attività industriale e di logistica. Che ne pensa?

«Che prima di ogni altra sia da ribadire la priorità dell’acciaio, che è una scelta irrinunciabile. Se poi ci saranno spazi che potranno liberarsi per essere impiegati in produzioni capaci di garantire occupazione e crescita, benissimo. Ma non sia una sostituzione, perché prima di ogni cosa a Cornigliano c’è la produzione siderurgica».