L'intervista a Raffaella Paita per Libero Quotidiano del 5-03-2024
di Elisa Calessi
La renziana: «Spiare è da democratura sudamericana. II grillino da che parte sta?»
Il dossieraggio che emerge dall'inchiesta di Perugia è da «democratura sudamericana». Ed è «difficile credere che non ci sia un disegno» complessivo. Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva e senatrice, fa anche parte della commissione antimafia. E, dice a Libero, chiederà si faccia luce anche in quella sede.
Che idea si è fatta dell'inchiesta?
«Quello che è successo te lo aspetteresti in una democratura sudamericana: spiare politici e cittadini è roba da polizia del pensiero, non da democrazia occidentale. Ma questo significa anche che c'è qualcosa che non funziona nei meccanismi della nostra democrazia, anche a livello valoriale: la sensazione è che l'Italia debba ancora assimilare la difesa della libertà e dei diritti. Lo abbiamo visto ai tempi del Covid quando abbiamo assistito a scene impensabili, come ai droni che inseguivano cittadini in spiaggia».
Ci sono mandanti dietro queste operazioni?
«Quello che è accaduto è un grave vulnus e come membro della commissione antimafia andrò fino in fondo perché emergano tutti i dettagli di questa vergognosa vicenda. Un politico, un personaggio celebre hanno gli strumenti per denunciare e difendersi: un comune cittadino come fa?».
Matteo Renzi era uno dei politici spiati ed è stato uno dei primi a denunciarlo. Secondo lei perché?
«Matteo Renzi ne è stato vittima nel 2019, dopo un mese che era uscito dal Pd e aveva fondato Italia Viva, con la vicenda dell'acquisto della casa di Firenze: fu il primo a denunciare. Peccato che la procura di Firenze, allora guidata da Luca Turco, archiviò l'indagine. Per capirci, Luca Turco è il pm che ha indagato Renzi, arrestato i suoi genitori, indagato sua sorella e suo cognato. II Csm intanto non procede contro lui e fra qualche mese sarà a godersi la pensione. Bene invece hanno fatto Perugia e Roma ad andare fino in fondo».
Lei crede ci fosse un disegno unico o siamo di fronte a iniziative singole di funzionari infedeli, senza legami le une con le altre?
«Questo lo diranno le indagini, risulta difficile, però, credere che non ci sia un disegno visto il numero spropositato di accessi e di cittadini colpiti».
Ottocento accessi illegali da agenti della Gdf. C’è un problema nella Gdf o il male è nella magistratura?
«Le forze dell'ordine e la magistratura sono composti per lo più da uomini e donne straordinari. Poi ci sono le mele marce. E che ci sia un problema non lo dico io, ma le cronache, basti pensare al caso Palamara».
II procuratore capo di Perugia, Cantone, e quello Antimafia Melillo hanno chiesto di essere sentiti dal Copasir dal Csm e dall'Antimafia. Come legge queste richieste?
«Come un segnale di grande responsabilità e serietà: la vicenda è troppo grave, tocca libertà costituzionalmente garantite».
Perché Iv ha chiesto a Cafiero De Raho, ora deputato M5S, di non partecipare alle sedute della commissione Antimafia che tratteranno l'inchiesta di Perugia?
«De Raho è stato anche presidente della Dna. La commistione è evidente: in che campo vuole stare? Quello dell'ex capo della Dna? Quello del parlamentare grillino? Io penso che debba rispondere in commissione Antimafia, ma come audito, non come commissario».
I 5Stelle e il Pd si sono schierati con i giornalisti del Domani. Per lei i cronisti hanno sbagliato o hanno esercitato il diritto di cronaca?
«Purtroppo il Pd della Schlein ha abdicato al garantismo e alla difesa della libertà schiacciandosi su posizioni giustizialiste e ultrastataliste: quando leggo certe prese di posizione sono ancora più felice di aver lasciato quel partito per Italia Viva perché ormai di riformista il Pd non ha più neppure l'ombra. II diritto di cronaca e la libertà di stampa sono sacri, ma sono diritti che devono bilanciarsi con il diritto alla riservatezza: il diritto tutelato dalla Costituzione è quello a informare non a infangare. Non esiste un diritto tirannico sull'altro».