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Paita: "Dalla Gronda alla Diga quattro risposte alla Liguria"

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Intervista di Fabrizio Cerignale, "Genova - la Repubblica", 8 luglio 2020.

Le grandi opere liguri nel Decreto semplificazione varato dal governo Conte. Dalla Gronda alla Pontremolese sino alla nuova diga in porto, il dossier Liguria è stato accolto dall'esecutivo giallorosso, anche sulla spinta insistente di Italia Viva, tra cui la deputata ligure Raffaella Paita, il partito che nel centrosinistra è più schierato per far partire i cantieri.

Onorevole Paita, è soddisfatta?
«Sono soddisfatta del lavoro fatto sul piano Italia Shock, anche se voglio che sia attuato fino in fondo anche con altre opere, legate a ospedali e dissesto idrogeologico, che dovranno essere implementate. Sono molto contenta per la Liguria, perché è un territorio che sta soffrendo molto e ha bisogno di aiuto. L'elenco, al quale ho lavorato assieme agli altri componenti del nucleo ristretto, contiene 4 opere che interessano la regione e sono la diga foranea di Genova, che è attesa da tempo dal mondo portuale, il raddoppio ferroviario del ponente, la Pontremolese, che anche se in territorio dell'Emilia Romagna, ha ricadute sul porto della Spezia, e il nodo ferroviario di Genova».

Non è stato tutto così lineare, però, visto che dagli altri partiti dell'alleanza c'è stata una accoglienza tiepida.
«Questo è vero, perché il Pd ha mantenuto un atteggiamento conservativo sulla questione dei commissariamenti. Io ho portato due esempi, Genova ed Expo, fatti da governi diversi, il governo Renzi e quello giallo-verde e sono convinta che se le cose funzionano, non devono essere necessariamente smantellate perché fatte da maggioranze differenti. Ma ci vuole generosità e una capacità di visione che non sempre tutti hanno».

L'altra preoccupazione riguardava il rischio di un allentamento dei controlli sulle possibili infiltrazioni della criminalità
«Questo è un tema molto serio, ma i commissari non sono privi di controllo e poi, come dimostra Genova, ci sono stati casi in cui potevano esserci infiltrazioni pericolose, ma è stato fatto un protocollo che ha scongiurato le ipotesi peggiori. Non possiamo certo ingessare il paese perché c'è un rischio di infiltrazioni. Se c'è deve essere contrastato con strumenti idonei e con la capacità di avere antenne in grado di intercettare le possibili storture».

C'è un'opera che avrebbe voluto vedere inserita in questo elenco?
«Io avrei voluto che potessero anche rientrarne altre, che non sono ancora nello stadio giusto della progettazione. Una tra queste è il tunnel della Fontanabuona che, purtroppo, in questi 5 anni è rimasta dove l'avevo lasciate io, al progetto definitivo, e che, per colpa dell'inerzia della regione non ha potuto andate avanti».

Lei ha parlato di questi piani anche come di una risposta per la Liguria.
«La Liguria deve diventare un territorio dal quale si può arrivare e uscire, le persone e le merci, e sembra una banalità ma non lo è perché a causa dell'inaccessibilta rischiamo il declino. Chi in questi 5 anni doveva progettare nuova viabilità era la Regione Liguria, e non lo ha fatto. Ma se dall'altra parte ci si impegna solo a discutere su nomi, non è l'atteggiamento adeguato».