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Paita - «Con Silvia la città guarderà avanti. Qui l'innesco di un'intesa nazionale»

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Intervista a Raffaella Paita per «Il Secolo XIX» del 1-05-2025

di Mario De Fazio

Silvia Salis darà il via a una nuova stagione per Genova, il centrodestra la attacca perché la teme. Perderanno, perché non funziona più l'appello all'immobilismo, lo spauracchio del ritorno al passato. Silvia interpreta un disegno nuovo di cui lei è leader. La capogruppo al Senato di Italia Viva, Raffaella Paita, guarda alla sfida delle comunali con l'ottimismo della volontà di chi ha scelto di tornare nel centrosinistra dopo gli anni a sostegno della giunta di Marco Bucci. E dopo l'assenza alle regionali per i veti del M5S, la renziana si dice convinta che sulla coalizione lo "schema Genova" sarà «l'innesco di un'alleanza nazionale».

Senatrice Paita, manca meno di un mese al voto per le comunali di Genova. Italia Viva sostiene Silvia Salis, dopo aver appoggiato in passato la giunta Bucci: perché questa scelta?

«Silvia Salis è una donna capace, competente, appassionata, che darà il via a una nuova stagione per Genova. È una candidata civica riformista, che ha portato una ventata di novità e freschezza in questa sfida elettorale. Ho fiducia in lei. Genova ha bisogno di guardare avanti, ha bisogno di grandi sogni e ambizioni. Genova deve tornare ad essere al centro delle dinamiche nazionali ed europee. Ringrazio Bucci per l'impegno profuso, specialmente dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi. Ma noi stiamo nel centrosinistra. E poi non credo che si possa scegliere un sindaco per proprietà transitiva e neppure con la testa rivolta al passato».

Salis è stata oggetto di attacchi da parte di esponenti del centrodestra, anche sul profilo personale: come se li spiega?

«Semplice: la temono, anche perché da tempo il centro- sinistra non era così unito e competitivo. Silvia ha un grande merito in questa svolta. Ha lasciato indietro le scorie e le liti del passato, ha posto come unica condizione il fatto di non avere veti e ha dato spazio alle idee anziché alle differenze. Insomma, ha dimostrato leadership, esattamente ciò che serve per vincere e governare bene una città complessa ma anche piena di potenzialità come Genova».

Gasparri, Salvini, Donzelli: molti esponenti nazionali del centrodestra si dicono convinti che alla fine vinceranno.

«Perderanno e lo sanno anche loro. Non funziona più l'appello all'immobilismo, lo spauracchio del ritorno al passato. E sa perché? Perché Silvia interpreta un disegno nuovo, di cui lei è leader. Ciò che serve a Genova. Ci sono stati errori, divisioni e limiti nel centrosinistra in passato? Sì, ma è iniziato un percorso nuovo. Silvia lo guida, e tutti i partiti stanno dando il loro contributo positivo. Genova deve diventare una città più unita, meno provinciale. Gasparri, poi...».

Dica, dica.

«Per lui voglio solo utilizzare una frase che ho già usato. Esistono donne belle e intelligenti e uomini non belli e molto poco capaci».

La coalizione di centrosinistra che si presenta alle comunali di Genova è di un'ampiezza inedita: da voi e Azione fino al M5S: teme che in futuro possano esserci problemi di compatibilità programmatica con partiti come Avs e Cinquestelle?

«Lei ha visto una polemica in questa campagna? Non c'è stata perché i partiti hanno fatto un passo indietro per farne fare uno avanti alla coalizione e alla città. A Genova ci sono problemi innegabili e urgenti: sicurezza, specie in periferia e nel centro storico, con le scene nei vicoli di questi giorni che sono agghiaccianti. E le infrastrutture che vanno a rilento. Non basta dire che si vogliono fare. Vanno sapute fare».

Lo "schema di gioco" applicato a Genova può essere anche un modello nazionale di centrosinistra?

«Qualcosa mi dice di sì, che l'esperimento Genova sarà l'innesco di ciò che avverrà a livello nazionale. Il Paese, prima o poi, si sveglierà dall'incantesimo della Meloni. Tutto va peggio ma lei racconta meraviglie. Il ceto medio è allo sfinimento, la sanità al collasso».

Il programma del centrosinistra è compatibile con le vostre posizioni sulle infrastrutture?

«Torno al punto infrastrutture e portualità. Le opere vanno fatte in legalità e sicurezza. Gronda non pervenuta, Terzo valico a rilento, diga in ritardo: Genova è più isolata che mai. Di ospedali neppure uno nuovo in dieci anni. È tempo di dire la verità. I propositi forse erano buoni, i risultati scadenti. Cambiamo e restituiamo a Genova il futuro che merita. Basta retorica vuota, servono i fatti. Poi, visto come vanno i trasporti a livello nazionale, penso che a Genova come nel Paese ci vogliano meno Salvini e più treni decenti e puntuali».

In caso di vittoria, Italia Viva sarà presente con un proprio esponente nella futura giunta di centrosinistra?

«Italia Viva sta dando il suo contributo in un progetto civico centrista con il protagonismo di molti iscritti e la generosità di Arianna Viscogliosi. Le posso garantire che il centro e Italia viva saranno decisivi. Senza Italia Viva alle regionali si è perso. Con Italia viva a Genova si vincerà. E saranno anni bellissimi».