Intervista a Raffaella Paita per «Il Tempo» del 30-06-2025
di Edoardo Sirignano
«Visto che siamo ben pagati e abbiamo più di qualche agevolazione, dobbiamo meritarci il privilegio di rappresentare questo Paese. La proposta del ministro Ciriani è completamente sbagliata. Non abbiamo bisogno di ridurre e contrarre il lavoro dell'Aula, piuttosto di intensificarlo, renderlo più agevole. Ci sono problemi che non possono aspettare».
A ribadirlo il capogruppo di Italia Viva Raffaella Paita. Perché, a suo parere, occorre lavorare di più?
«Con la riduzione del numero dei parlamentari è diventato molto difficile stare dietro a tutte le Commissioni. Non so come il ministro abbia elaborato questa proposta, ma direi che quanto percepisco ogni giorno è l'opposto di quanto detto dall'esponente del governo. Abbiamo bisogno di avere più occasioni per approfondire le cose che seguiamo, non di ridurre la tempistica. Ciriani probabilmente sarà andato dietro a qualche richiesta di una maggioranza che lavora sempre meno».
In base a cosa sostiene ciò?
«Ci sono provvedimenti dell'opposizione che non sono mai stati discussi. Si tratta, spesso, di questioni prioritarie. Basti pensare al progetto sui mezzi pubblici i diversamente abili o a quello sull' affettività tra gli adolescenti. Ho chiesto, più volte, ai ministri competenti di venire in Aula e discuterne, senza ricevere risposta. Nel frattempo i femminicidi aumentano e i diversamente abili non riescono a spostarsi».
C'è chi ritiene che, stando troppo nel palazzo, si ignorano i territori. È d'accordo?
«Venendo dal territorio e avendo fatto tutta la gavetta, dal Comune alla Regione, so bene quanto sia importante occuparsi delle comunità, ma già lo facciamo il lunedì, il sabato e la domenica. E, con tutta onestà, posso dire che questo tempo basta. Il Parlamento ha, al contrario, l'esigenza di smaltire tutta una serie di atti. Parliamo di un governo che sta portando all'attenzione del Parlamento poco e niente. Spesso le settimane sono vuote e questo è inaccettabile».
Possiamo dire che un tempo non troppo lontano i parlamentari lavoravano di più rispetto a oggi?
«Dipende dalle singole persone. Non si può generalizzare. Una cosa è certa, i nostri colleghi di un tempo non potevano contare su computer, dispositivi digitali, telefonini supersonici e via dicendo. Questi strumenti hanno semplificato il nostro lavoro. Si può operare molto di più da remoto. Ciò lo ritengo un vantaggio, anche dal punto di vista politico. Il nostro pensiero arriva a un numero sempre maggiore di cittadini e soprattutto in qualsiasi momento».
Parole come quelle di Ciriani, secondo alcuni, comportano un aumento della sfiducia nei confronti dei politici. Si ritrova con questa tesi?
«Ciriani è una persona seria e che cerca di svolgere sempre al meglio il proprio compito. Non lo condanno, quindi, per una frase riuscita male. Avrei, però, evitato un passaggio che va a incrementare un'immagine negativa della politica, facendola intendere come casta. Così si alimenta la disaffezione nei confronti di quello che facciamo e dunque si regala un assist gratuito all'astensionismo».