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Paita: "Basta dubbi sulla Gronda, bisogna lavorare alle soluzioni"

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Intervista di Emanuele Rossi, "il Secolo XIX", 21 settembre 2022.

«Quelli che chiedevano le mie dimissioni per l'alluvione "perché lo vuole la gente" ora che la polemica riguarda una giunta di FdI sono molto più garantisti». Non ha dimenticato, Raffaella Paita. L'esponente renziana, candidata al Senato in due regioni, sta dividendo gli ultimi giorni di campagna elettorale tra la Liguria e Roma. Ma la vicenda dell'alluvione nelle Marche e le accuse al presidente Acquaroli (che era ad un incontro elettorale durante l'emergenza) non possono non ricordarle l'autunno del 2014, quando era assessore alla Protezione civile e finì indagata da candidata alla presidenza della Regione (assolta nei processi che seguirono).

Paita, lei allora finì nella bufera per il suo ruolo, che ne pensa della polemica sulla giunta delle Marche?
«Ho sofferto molto per quelle accuse ingiuste. Ho ritrovato un articolo in cui Matteo Rosso, allora in Forza Italia, chiedeva le mie dimissioni. Io sono stata massacrata politicamente e umanamente. Ma noi non ci comporteremo mai così: di fronte alle tragedie non si cercano rese dei conti in politica. Ci si rimbocca le maniche e si cercano le soluzioni, come facemmo allora. Nei giorni più duri per me voglio ricordare che trovammo i finanziamenti per lo Scolmatore e la copertura del Bisagno e sono fiera del fatto che amministrazioni di colore opposto le hanno portate avanti».

Fu creata una struttura di missione ad hoc dal governo, poi smantellata. Andrebbe riproposta?
«Italia sicura, voluta dal governo Renzi, è stata cancellata da Conte con la Lega, ricordiamolo. Era una task force dedicata al tema del dissesto idrogeologico che faceva capo a Palazzo Chigi e ha permesso la velocizzazione di tante opere contro le alluvioni. Smantellarla è stato un errore».

Lei ha polemizzato con Conte sul tema della Gronda. Ma persino il presidente di Confindustria dice che non la vedremo mai.
«Sono cose diverse: Confin�dustria è scettica perché continua a passare il tempo, ma non mette certamente in dubbio l'utilità o il tracciato, come invece fanno partiti come il M5S e anche il Pd».

Resta il fatto che i costi sono destinati a schizzare in alto e l'approvazione non arriva.
«Proprio per questo bisogna essere netti, senza ripensamenti. Il tema dell'aumento dei costi riguarda tutte le opere pubbliche, ma vorrei ricordare che la Gronda gli automobilisti la stanno già pagando, almeno iniziamola. Serve un atteggiamento più risoluto, non farsi venire dubbi ogni cinque minuti. Il tracciato lo ha approvato il Pd nel 2009, dovrebbero esserne orgogliosi e isolare chi rema contro. Idem sulla nuova Diga: leggo comunicati esultanti ad ogni intoppo, invece io sono d'accordo con il sindaco Bucci che lavora per le soluzioni».

D'altronde lei è stata l'artefice dell'accordo di Italia viva con Bucci. Accordo che secondo il ministro Orlando prefigura ciò che avverrà dopo le elezioni tra il Terzo polo e il centrodestra.
«A Orlando ho già risposto: mi sembra che nei governi con Forza Italia e Lega ci sia stato lui. Noi a Genova abbiamo sostenuto un progetto civico. E a livello nazionale siamo l'unica opzione per evitare un governo di Giorgia Meloni, magari con Mario Draghi premier».

Ma il presidente del consiglio ha già detto di no.
«Ma cosa doveva dire Draghi? Non poteva certo autocandidarsi. Gli incarichi li dà il presidente della Repubblica e conta il Parlamento».

Torniamo a Genova, cosa pensa dell'uscita dell'assessora Lorenza Rosso in sinagoga?
«È chiaramente un'uscita che lascia interdetti e perplessi: bisogna capire che ci vuole rispetto e misura nelle parole. Ma ho visto anche che Bucci ha chiesto subito scusa».