Intervista a Raffaella Paita per «Il Secolo XIX» del 26-07-2024
di Alberto Quarati
La senatrice di Iv: «Se il meccanismo viene approvato così, la Gronda non si fa».
A risorse invariate Salvini vuole salvare le concessionarie regionali e fare le grandi opere. Questo è il gioco delle tre carte.
Non è ancora arrivata in Consiglio dei ministri (succederà oggi) e già la riforma dei pedaggi annunciata dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, contenuta nel ddl Concorrenza, sta già facendo discutere.
«Salvini - dice Raffaella Paita, senatrice ligure e coordinatrice nazionale di Italia Viva - dice di non voler alzare i pedaggi. Ma da quello che fin qui si apprende, parrebbe che una quota parte degli incassi andrebbe ai concessionari, e una quota a un fondo statale per finanziare le grandi opere e pure intervenire con possibili partecipazioni in concessionarie locali, l'esempio più famoso è quello della Pedemontana».
Se si fa senza alzare i pedaggi è un bene, no?
«Il problema è che se oggi a disposizione hai 10, e già con 10 non fai la Gronda, come fai allora con quei 10 a finanziare i salvataggi dei carrozzoni regionali dove si è sperimentata l'autonomia infrastrutturale? Detta così, sembra la moltiplicazione dei pani e dei pesci».
Chi pagherebbe il conto?
«Spero non sia così, ma nel caso faccio una previsione facile. La vittima di questo meccanismo rischia di essere la Gronda».
I conti dovrebbero tornare con il meccanismo di subentro e con quello dell'ammortamento sulla vita utile dell'opera.
«Ma in un caso e nell'altro ci sarebbero degli ostacoli rilevanti. L'Europa ha chiesto: ‘Ma il subentro, come lo calcolate?’. Perché se ad esempio il calcolo si fa sull'Ebidta, l'operazione diventa praticamente impossibile. Se a questo aggiungiamo l'ammortamento dell'investimento sul tempo di vita utile dell'opera, che può essere di 100 anni, ecco che abbiamo un allungamento surrettizio della concessione autostradale. Questo è il gioco delle tre carte: per allungare le concessioni e rimediare ai pasticci combinati dalle concessionarie regionali nel Nord Est».
Altre soluzioni?
«Partiamo dai temi seri: la verità è che né Autostrade, né tanto meno Rfi nel settore ferroviario possono fare investimenti sopra una certa soglia, visto il loro alto livello di indebitamento. Allora, va ripensato il loro ruolo, non si può permettere un maquillage per salvare certe società volute dalla Lega, magari a scapito della Gronda».