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Paita: Assurdo far saltare il terzo polo, in Liguria per ora si resta insieme

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L'intervista a Raffaella Paita per "La Repubblica" di Alberto Bruzzone

Lasciar la porta aperta e lasciar decantare la situazione.

È la linea che prevale in larga parte degli ambienti di Italia Viva, dopo la plateale rottura tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, a proposito della nascita del partito unico per rappresentare il Terzo Polo. 

É il momento dei pontieri, di chi prova a tessere l'ordito nella speranza che un buon progetto politico riformista non tramonti e che i rispettivi leader ci ripensino, «anche perché in questi mesi in Senato abbiamo lavorato benissimo e siamo sempre andati d'accordo, tra Italia Viva e Azione».

A raccontarlo a Repubblica è la senatrice ligure Raffaella Paita, una delle esponenti di maggior rilievo dentro al partito di Renzi, ma in buonissimi rapporti anche con Carlo Calenda.

Non a caso, Raffaella Paita è precisamente nel novero di coloro che stanno provando a ricucire: «Non ci sono ragioni politiche che giustifichino questa rottura, ci sono solamente ragioni di carattere tecnico che però erano in via di risoluzione»

Quali? Quelle uscite nelle ultime ore: la questione economica della dotazione di risorse per il partito unico e il tema del mantenere o meno la Leopolda: «Noi - sostiene Raffaella Palta - abbiamo proposto di dividere il 50 per cento delle risorse e poi la Leopolda rappresenta una bella manifestazione e un bellissimo laboratorio dal punto di vista politico».

La reazione di Calenda, che con un tweet ha mandato a benedire il Terzo Polo e vuole di fatto archiviare la stagione dell'intesa, ha lasciato sorpresi, se non stupefatti, i vertici di Italia Viva. Ieri tutte le riunioni in programma sono saltate, ora sono in corso le trattative, da una par te e dall'altra, per farle ripartire, perché «le motivazioni tecniche sono di poco conto e l'inte sa politica rimane e tutto questo litigio le persone non lo capi-rebbero».

Serve un ulteriore sforzo diplomatico, per far dialogare due leader entrambi dal carattere molto forte. La senatrice Paita, che del Terzo Polo è la capogruppo a Palazzo Madama e per questo ha partecipato a tutte le riunioni e sta seguendo in prima persona l'iter fondativo del partito unico. Si augura «che si valutino le conseguenze negative che questa interruzione potrebbe comportare. Noi lasciamo aperto lo spazio, le divergenze possono esse: re-superate, penso che la politica debba prevalere su tutto».

E qui di politica ce n'è tanta, perché c'è un progetto riformista che puntava dritto alle Europee del 2024, come sempre ribadito da Renzi e che stava a poco a poco prendendo campo sui vari livelli territoriali.

A proposito delle situazioni locali, per il momento non cambia nulla: nelle giunte dove ci sono esponenti del Terzo Polo (come Genova dove viene sostenuto il sindaco Marco Bucci), la situazione resta invariata, e anche in quei comuni «che sono prossimi alle elezioni e dove il Terzo Polo sostiene lo stesso candidato, andiamo avanti con convinzione: è il caso ad esempio in Liguria di Camogli e di Sarzama». I renziani invocano un supplemento di riflessione e questo pensiero è condiviso anche dalla maggior parte della base di Azione. Si vuole costruire ancora un percorso comune che muova prima a livello nazionale e poi vada a toccare i singoli territori. Ma già si pensa all'opzione secondaria, nel caso in cui il lavoro dei pontieri dovesse andare per il verso sbagliato (e non sarebbe stata comunque colpa loro): «Italia Viva - conclude Paita - non rinuncia al suo valore più grande, che è quello del riformismo. Chi è intenzionato a condividere con not questo progetto ci troverà sempre a disposizione.