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Paita: Al ministro è mancata umanità, venga in aula e faccia chiarezza

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L`intervista a Raffaella Paita per “Avvenire”  di Matteo Marcelli

Malgrado la procura di Crotone stia indagando solo sul naufragio di Steccato di Cutro (e non sui soccorsi), per la capogruppo di Iv-Azione al Senato, Raffaella Paita, qualcosa non ha funzionato nel coordinamento per ilsal-vataggio del barcone affondato davanti alle coste calabresi. Un "cortocircuito" che sarà oggetto di un' interrogazione a sua firma al ministro Piantedosi.

Senatrice, cosa non torna nelle operazioni di soc-orso?

La prima segnalazione di Frontex è delle 22 del 25 febbraio. Sei ore dopo, alle 4 del mattino, la Guardia di Finanza avrebbe ricevuto una richiesta di aiuto. Dalle ricostruzioni giornalistiche risulta che nessuna unità della Guardia costiera sia stata impiegata nel soccorso, mentre la Capitaneria di porto, alle 5.40 avrebbe contattato uno dei pescatori per chiedere a lui di andare a verificare. Non lancio nessuna accusa, né alla Guardia Costiera, né alle Capitanerie, che hanno una nota tradizione di salvatag-gi, e gesti eroici. Chiedo solo chiarezza, in Aula e non con icomunicati stampa, di fronte a troppe vite spezzate.

Ritiene che il di Ong abbia facilitato la tragedia o possa favorirne altre?

Premettendo che le Ong non è così frequente che operino in quel tratto di mare, credo che sia folle criminalizzare chi salva vite. C'è un libro, "Comandante", di Edoardo de Angelis e Sandro Veronesi, che racconta la storia del capitano Todaro: le disposizioni dicevano di lasciare annegare i nemici superstiti. Ma lui obbedisce alle leggi del mare, non vede nemici, ma naufraghi. E li salva.

Cosa pensa delle dichiarazioni di Piantedosi, sulle partenze dai luoghi di conflitto e suigenitoriche mettono i figli in mare?

Sono indignata. Sono madre e per mio figlio, per il suo futuro, darei tutto. Se una madre sceglie di mettere il suo bambino su un barcone è perché la disperazione che si lascia alle spalle è peggiore del rischio di un viaggio in mare. Basterebbe un po' di umanità, per capirlo ed evitare certe uscite.

Qual è la vostra ricetta per arrestare queste tragedie?

Matteo Renzi, da premier, raccolse i cadaveri al largo di Lampedusa per dare lorose-poltura, ignorando consapevolmente il fatto che ci slava rimettendo in consenso. La nostra ricetta non può che essere quindi fatta di umanità e legalità. Bisogna combattere i trafficanti di esseri umani, non chi salva vite in mare. E poi, serve investire maggiormente in cooperazione e al contempo lavorare in Europa.

L'Europa, però, parla di responsabilità degli Stati. Le misure messe in campo dall'Ue sono sufficienti? Ha fiducia nel piano proposto da Meloni?

No, sono del tutto insufficienti. I confini italiani sono i confini. d'Europa: serve un maggiore impegno europeo. Il punto è che il dialogo in Europa su questi temi ha bisogno di una leadership credibile. Non so quanto la premier riuscirà a ottenere a Bruxelles.

Il trattato di Dublino va riformato?

Assolutamente. Il problema però è che temo che sarà difficile ottenere questo risultato se passiamo il tempo a litigare con i francesi e dialogare con Visegrad, cioè con chi non vuole cambiarlo.

Il cardinale Zuppi ha chiesto più umanità, cosa ne pensa del suo appello?

L'ho molto apprezzato. Le migrazioni sono un fenome no umano, non si può pensare di bloccarlo ma occorre governarlo. La voce della Chiesa è fondamentale: non solo per le coscienze dei cattolici, ma perché è la voce di chi, con il Terzo settore, con i missionari, sta ogni giorno