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Nobili: "Ci diano ascolto e avranno ancora i nostri voti"

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Intervista di G. P., "il Dubbio", 19 gennaio 2021.

Luciano Nobili, deputato di Italia Viva, risponde alle nostre domande subito dopo l'intervento del suo capogruppo a Montecitorio, Ettore Rosato, che ha annunciato l'astensione sul voto di fiducia al governo.

Onorevole Nobili, dal presidente del Consiglio avete sentito solo chiusure nei vostri confronti o c'è spazio per il dialogo?
Le aperture non ci sono state e mi dispiace. Le uniche aperture sono state verso i transfughi intenzionati a sostenere in maniera raccogliticcia la sua esperienza di governo. In quel richiamo a un elenco sterile di varie tradizioni politiche sembrava quasi volesse chiamare per nome e cognome i parlamentari che immagina di conquistare.

Però ha parlato molto di Europa e Recovery Plan, due temi a voi cari...
Le risorse del Recovery non si ripeteranno per altri 30 0 40 anni e rappresentano un'opportunità imperdibile per l'Italia. Capitano in mezzo alla tempesta del Covid per la quale da mesi chiediamo un equipaggio chiaro e una rotta dritta. Così non è e l'Italia rischia di fare una brutta fine.

Ma l'astensione lascia ancora aperto uno spiraglio. È corretto?
L'astensione ha un significato preciso: dire al paese che non siamo noi gli irresponsabili e che c'è un malinteso sul concetto di responsabilità.

Si spieghi meglio.
Responsabilità non è quella di chi confonde l'immobilismo con la stabilità o di chi vuole governare e tirare a campare pur che sia, ma quella di chi dice da mesi quali sono le opportunità da non sprecare e anche di fronte al rifiuto di essere ascoltato non fa cadere nessuno, ma smette di metterci la faccia. Un grido d'allarme, un ultimo tentativo di imboccare la strada giusta.

Come pensate di ricucire?
Noi ci siamo e ci saremo per il paese. Voteremo il decreto ristori, lo scostamento di bilancio e tutto ciò che servirà all'Italia, ma non possiamo più avallare un'esperienza che abbiamo contribuito a far nascere e che fatto cose positive, come l'ancoraggio all'Europa, e che tuttavia ha esaurito quelle ragioni. Fino all'ultimo secondo utile se vogliono ascoltare le nostre idee possono sperare di avere i nostri voti.

Ma il governo è già alla ricerca di sostituti. Li troveranno?
Io mi domando come può pensare il governo di passare settimane a cercare senatori con una pandemia che morde ancora il paese, per non parlare del più grande piano vaccinale della storia, della crisi economica e della fondamentale riapertura della scuola.

Zingaretti ieri ha parlato di «situazione complicata». Sperate ancora di far ricredere il Pd nel sostegno a Conte?
Confesso che faccio fatica a comprendere la posizione del Pd. Questo governo aveva due motori riformisti: il nostro e quello dem. Ma in questi mesi la spinta riformista del Pd è mancata, tanto che troppe volte sono andati a braccetto con i Cinque Stelle su giustizialismo e assistenzialismo. Rimango senza parole di fronte al fatto che solo noi stiamo combattendo una battaglia, come quella sul Mes o sui cantieri, che anche il Pd condivide. Non credo proprio che sbattendo la porta in faccia a noi possa migliorare la scarsa dose di riformismo di questo governo.

Un giudizio sul discorso di Conte?
Mi ha stupito e sconcertato. Mi aspettavo un discorso che rispondesse ai temi che poniamo e invece li ha lasciati inevasi. Di fronte all'ennesima prova di responsabilità da parte nostra è arrivata una chiusura. Un Conte molto simile a quello che abbiamo conosciuto in questi mesi.