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Milano, Cappello: "Sportelli lavoro anche nei mercati e incentivi per le aziende smart"

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Intervista di Maurizio Giannattasio, "Corriere della Sera - Milano", 25 aprile 2022.

Milano città della formazione, delle opportunità, del buon lavoro, del rilancio. Quattro «pilastri» e un solo obiettivo: rilanciare lo sviluppo e l'occupazione della città ferita dalla pandemia e preoccupata dalla guerra in corso.

Milano si prepara a firmare il Patto per il Lavoro alla presenza del ministro Andrea Orlando e del sindaco Beppe Sala. Simbolica la scelta della data. Una due giorni che si conclude venerdì 29, a ridosso del primo maggio, la festa dei lavoratori. L'assessora al Lavoro e allo Sviluppo economico, Alessia Cappello ci sta lavorando da gennaio insieme ai sindacati - Cgil, Cisl e Uil Camera di Commercio, Confcommercio, Assolombarda, Afol e Città metropolitana.

Assessora Cappello qual è l'emergenza prima cui cerca di rispondere il Patto?
«L'obiettivo è provare a costruire il rilancio della città in termini di occupazione e di sviluppo. Mi piace dire che non è un atto ma un patto vero, fatto di azioni concrete e non di parole. C'è l'impegno di tutti i sottoscrittori nel voler rilanciare lo sviluppo economico e l'occupazione dopo una pandemia e ora con una guerra. Fin dal primo giorno ci siamo detti che dovevamo osare, gettare il cuore oltre l'ostacolo. È vero che non siamo il Governo e che il lavoro è una competenza verticale di Regione e Città metropolitana, però siamo Milano e dobbiamo proporre azioni concrete e di sostanza. Tra di noi c'è sempre stato un clima positivo e costruttivo».

Disoccupazione, precarietà, sicurezza sul lavoro, flessibilità, smart working, salari minimi. Sono tante le questioni aperte. Qual è la situazione più critica?
«Se mi chiede qual è l'evento più critico dove far quadrato le rispondo che è l'incrocio tra domanda e offerta. Da un lato le opportunità di lavoro ci sono, magari più in alcuni settori toccati meno dalla pandemia che in altri. Ma anche dove ci sono, spesso non si incrociano con le competenze richieste e così chi è rimasto fuori a causa della pandemia fa fatica a essere reinserito nel mondo del lavoro».

Come si fa quadrato?
«Il Patto consiste in quattro pilastri, quattro linee di sviluppo strategico. E tutte e quattro rispondono al tema dell'incrocio tra domanda e offerta: il focus sulla formazione, il focus sul fatto che il lavoro deve essere giusto, legale e sicuro, il fatto che ci siano delle opportunità e per far questo è necessario che Milano continui a essere una città attrattiva, che investe sui giovani che attrae la piccola e media impresa, le start up».

Come si declina nel concreto?
«Con il potenziamento e la diffusione capillare degli Sportelli per il lavoro anche nei luoghi mai considerati prima: nei mercati comunali, nei Centri donna, nei caselli daziari, nei Centri antiviolenza. Dobbiamo farci trovare là dove la persona ha più necessità. E poi, a differenza dei navigator, vogliamo dare risposte complete oltre la presa in carico e l'opportunità lavorativa. A esempio, grazie ai protocolli con Inps e Agenzia delle Entrate fornire una consulenza su tutto il mondo previdenziale e integrativo».

L'altra eredità lasciata dalla pandemia è lo smart working. Nel Patto ci sono sia le premialità per le aziende che fanno smart working sia per chi investe nel welfare aziendale così da agevolare il ritorno in presenza. Come funziona?
«Al netto del fatto che lo smart working è sdoganato e noi lo incentiviamo perché fa parte dell`equilibrio tra vita privata e vita professionale, all'azienda in cui si libera un piano perché ci sono meno scrivanie il Patto dice: non dismetterlo e se in affitto non lasciarlo ma riconvertilo in un servizio dedicato ai tuoi dipendenti. L'esempio pratico è l'asilo. A quel punto fai una convenzione con il Comune e lo apri oltre che ai figli dei tuoi dipendenti alla collettività. In cambio Quella volumetria usata per il servizio può essere scorporata e potrà essere riutilizzata nel borsino delle volumetrie. Di fatto ci guadagna anche l'azienda. Sia con le volumetrie sia per le premialità e le decontribuzioni legate a chi fa welfare. Oltre a favorire il ritorno in presenza dei lavoratori che altrimenti non saprebbero dove lasciare i propri figli».

Oltre all'asilo quali altri «servizi» potrebbero essere incentivati?
«Il catalogo dei servizi che è possibile convenzionare con il Comune è molto ampio. Ci sono le palestre, ma anche gli spazi di coworking legati alle start up e ospitati negli spazi di un'altra azienda e che potranno essere di supporto per le attività di quell'impresa. Si possono creare contaminazioni positive tra diverse realtà».

Che tempi vi siete dati per mettere a terra tutte le azioni necessarie?
«Come impegno abbiamo deciso che il tavolo allargato anche ad altri sottoscrittori si incontrerà periodicamente ogni tre mesi per fare il punto della situazione, per la messa a terra delle azioni, per ritararle se c'è qualcosa che non funziona oppure per aggiungerne di nuove se ce n'è bisogno. La volontà è quella di andare avanti, perché la firma del Patto è un punto di partenza, non d'arrivo».