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Migliore: "Sui migranti e la Libia il Pd ha cambiato idea"

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Intervista di Giulio Seminara, "il Riformista", 17 luglio 2020.

Niente ha potuto Papa Francesco che pochi giorni fa ha parlato della Libia come di un "inimmaginabile inferno". A niente è servita l'angosciante immagine di quel corpo alla deriva da giorni nel Mediterraneo, intrappolato in quel che resta di un gommoncino naufragato tra le onde. Ieri la Camera dei Deputati, sulla scia del Senato, ha approvato la risoluzione sulle missioni internazionali dell'Italia, incluso il rinnovo dei finanziamenti italiani alla Guardia costiera libica, per un totale di circa dieci milioni.

Il corpo, ufficialmente alleato del nostro Paese nella lotta al traffico di esseri umani nel Mediterraneo, è accusato di essere spesso connivente con gli "scafisti" e di praticare abusi e torture a danno dei numerosi migranti recuperati in mare e successivamente rinchiusi negli appositi campi di detenzione. Nonostante le polemiche e le critiche sollevate dalle istituzioni internazionali, l'accordo è stato rinnovato con 401 voti favorevoli, 23 contrari (quasi tutti appartenenti ai partiti di governo) e un'astensione. I "disobbedienti" si sono fatti sentire, parlando di «corresponsabilità italiana nelle violazioni dei diritti umani di cui sono vittime i migranti e i richiedenti asilo».

Il centro-destra ha votato compatto per il rifinanziamento della missione e la maggioranza di governo ne è uscita spaccata, con il dissenso di diversi parlamentari del Partito Democratico come Matteo Orfini e Laura Boldrini, tutta Leu e l'uscita dall'aula in polemica di Italia Viva.

Tra i voti contrari quello di Raccardo Magi di + Europa. Abbiamo sentito Gennaro Migliore, che ieri, annunciando la non partecipazione al voto dei renziani, ha dichiarato: «Non possiamo continuare a far finta di non vedere quel che accade nel Mediterraneo. Dobbiamo cercare nuove soluzioni, non protrarre quelle fallimentari».

Onorevole, perché non avete votato il rifinanziamento italiano alla Guardia costiera libica?
Ormai da diversi anni sappiamo che la Guardia costiera libica opera in spregio ai diritti umani. L'Italia non deve continuare a finanziarla e a collaborarci, semmai dovremmo intensificare la nostra presenza in Libia a tutela delle persone che scappano da un Paese in guerra. Nell'ultimo film di Checco Zalone, Tolo Tolo, si vedono militari italiani in Libia e le violenze nei campi di detenzione.

L'Italia deve cambiare rotta?
Assolutamente sì, e la nostra presa di posizione va in questo senso. Ricordiamoci che parliamo di rifugiati e richiedenti asilo, gente che scappa dalla violenza ma che con questo sistema nella violenza ci finisce di nuovo.

Quale può essere una strada per tutelare questi migranti?
Dovremmo smetterla di recuperarli in mare per poi riportarli in Libia, dove finiscono in squallidi centri di detenzione che sono luoghi di abusi e violenze. Piuttosto istituiamo dei canali umanitari, in Europa e nel mondo

Qualcuno a destra sembra avere nostalgia di Gheddafi.
Forse qualcuno ha nostalgia dei rapporti tra Berlusconi e Gheddafi, ma anche con lui c'erano campi di detenzione e violenza.

La maggioranza di governo si è spaccata su questa vicenda, l'esecutivo è di nuovo in discussione?
Qui non è in discussione il governo di Giuseppe Conte ma lo stato dei diritti umani nel Mediterraneo e il ruolo dell'Italia.

Già, quale è il ruolo dell'Italia in Libia? Sembra che il nostro Paese non abbia una linea netta e una presenza incisiva nella guerra civile, a vantaggio di altre potenze straniere.
L'Italia sostiene il governo di Al-Serraj ed è impegnata nella difficile ricerca della pace in Libia, un Paese con il quale c'è un rapporto storico e non solo sul piano energetico. È chiaro che lì sta avvenendo una lotta tra potenze internazionali. Ci voleva l'iniziativa comune di una coalizione europea e la minore incisività italiana è figlia di una mancata unità d'intenti nell'Unione. Lì ciascuno Stato europeo sta portando avanti i propri interessi.

Il Partito Democratico, al contrario vostro, ha votato per il rifinanziamento della Guardia costiera libica.
Evidentemente hanno cambiato idea, perché durante il governo Lega-M5s il Partito Democratico non si era schierato a favore.

A proposito di idee da cambiare, come mai è così difficile modificare i decreti sicurezza realizzati da Salvini? Ormai state al governo da un po'.
È vero, si sta facendo troppa fatica. E tempo di cancellare i decreti di Matteo Salvini, generatori di insicurezza e paura. Bisogna lasciarsi la propaganda alle spalle e attuare soluzioni concrete.

Questo ritardo è dovuto anche al fatto che il Movimento 5 stelle sui temi della sicurezza è ancora parzialmente succube della Lega e timoroso di perdere consenso?
Sì, ma non può essere una scusa per tenerli ancora.