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Migliore: “Rebus dem, strategia di rimessa. Non si capisce se gioca o fa finta”

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Intervista di Adolfo Pappalardo, "Il Mattino", 22 gennaio 2022.

«Questa volta per l’elezione del Quirinale è diverso: nessuno ha davvero il pallino in mano», ragiona Gennaro Migliore, ex sottosegretario e ora parlamentare di Italia Viva. E in uno scenario così, solo una casa è certa: «Berlusconi è fuori gioco: gli mancano proprio i voti del centrodestra». 

Quale è lo scenario per scegliere il successore di Mattarella? 
«Da parlamentare ho vissuto tre elezioni, viste da vicino perché sono stato anche capogruppo ma stavolta non vedo nessuna novità: siamo nella stessa condizione di due mesi fa». 

Quindi? 
«La presidenza viene decisa sempre nelle ultime ore. addirittura nell’ultima votazione utile: è stato sempre così. C’ero quando si registrarono i 101 voti mancanti per Prodi e, prima, quando si ragionava su una rosa di nomi in cui c’era anche Giorgio Napolitano. E nel secondo caso dovevamo, come centrosinistra, fare i conti con le ambizioni di Massimo D’Alema che mirava al Colle». 

Perché stavolta è diverso allora? 
«Perché non c’è nessuno che abbia realmente in mano il pallino. Anche con Ciampi, altra elezione difficile. C’erano Veltroni e Berlusconi ad averlo: oggi invece le coalizioni, o presunte tali, sono divise. Con un centrodestra diviso anche sullo stesso Berlusconi e il centrosinistra che non si capisce cosa faccia».

In che senso? 
«A cominciare dal Pd sembra che sia in campo giusto per esserci, una strategia tutta di rimessa: non si capisce se gioca o fa finta. Ed è un campo molto frammentato: per questo non vorrei che a qualcuno venisse in mente dl fare qualche brutto scherzo a Mario Draghi perché abbiamo bisogno di una larghissima maggioranza e si potrebbe rischiare di metterlo in difficoltà. Un’ipotesi che io considero una sciagura». 

A quale ipotesi si riferisce? A Draghi che rimane dove è o per il Quirinale? 
«Vale per entrambi I casi. Ma mi lasci dire una cosa: l’idea che non ci siano alternative non mi piace perché siamo un Paese con tante risorse e con profili di altissimo livello. Anche se è molto complicato tutto». 

Renzi è stato molto attivo a tessere fili con tutti. 
«Per cercare una proposta di larga maggioranza: l’unica strada possibile». 

C’è stato finalmente l’incontro Letta-Renzi per discutere del Quirinale. 
«Essenziale e doveroso il vertice ma l’interlocuzione è necessaria a 360 gradi. L’idea che non si parli, è portatrice solo di una sicura sconfitta: e i leader hanno rischiato sempre sull’elezione del capo dello Stato. Ricordo il fallimento di Bersani su Marini e Prodi, a differenza di Renzi che puntò direttamente all’elezione di Mattarella». 

Un nome, quello del presidente uscente, che usci a sorpresa. 
«Per questo dico che le risorse ci sono per quel ruolo in cui io vedo più un politico nella funzione di garante della Costituzione che un tecnico». 

Il centrodestra è convinto di avere un diritto di mettere il nome in campo. D’accordo? 
«Ce l’avevano ma hanno bruciato la possibilità con Berlusconi. Abilissimo a tornare in scena ma il centrodestra l’ha subito. E anche quando chiedevano il voto nell’altro schieramento per lui, con questo corteggiamento molto indecoroso, stavano segnalando un problema: non avrebbero avuto tutti i loro voti. Comunque non avendo la maggioranza ma solo quella relativa, il centrodestra deve contribuire ma non avere la primazia». 

Tramontato Berlusconi? E lei voterebbe un presidente dell’altro schieramento? 
«L’ipotesi, a meno di colpi di teatro, penso sia caduta. Adesso, comunque, valuteremo nome per nome e vedremo chi farà quello che incontra maggiore consenso». 

Previsioni? 
«A questo puntole ipotesi devono essere verificate dalla prima votazione: lì si capirà che aria tira. Ma non possiamo andare oltre la quinta perché da quando è iniziata la campagna per il Colle, le attività politiche e amministrative si sono rallentate. E non possiamo permettercelo nel tempo della post pandemia e dei 102 obiettivi del Pnrr. Come non possiamo permetterci le elezioni anticipate».