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Migliore:"Quando la retorica del "sotto controllo" produce scarcerazioni facili"

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Un contributo di Gennaro Migliore, deputato IV, su il Mattino del 25/04/2020

La scarcerazione di alcuni detenuti sottoposti a regime di 41 bis è stata occasione di polemiche e successive smentite da parte del ministro Bonafede.

Dopo un`accurata ricognizione, è doveroso segnalare numerose criticità. È bene precisare; che si esce dal carcere, nel caso di detenuti sottoposti a regimi così restrittivi, solo ed esclusivamente se lo Stato non riesca a garantire la sicurezza sanitaria del detenuto e, quindi, accertando una totale incompatibilità con il regime carcerario. A titolo d`esempio, durante i governi Renzi e Gentiloni, i detenuti Bernardo Provenzano e Salvatore Riina non lasciarono il carcere, poiché le loro gravi condizioni di salute ricevevano una adeguata tutela nel regime detentivo.

Oggi assistiamo alla scarcerazione di quattro boss mafiosi: Francesco Bonura di 78 anni e Vincenzo Di Piazza di 79, appartenenti a Cosa Nostra; Vincenzo Iannazzo boss della `Ndrangheta di 66 anni; infine, ieri, il boss della Camorra Pasquale Zagaria di 60 anni.

Per ciascuno di costoro i magistrati hanno rilevato l`incompatibilità con il regime carcerario. Eppure sarebbe il caso di guardare un po` più a fondo, senza cadere in deliri forcaioli, ma avendo chiaro che si tratta di scarcerazioni molto critiche.

Prendiamo il caso di Zagaria, detenuto a Sassari e malato di tumore. Ho letto l`ordinanza di scarcerazione, dove si scrive che le cure di cui necessita il detenuto non possano essere effettuate in Sardegna, ma si scrive anche che il Dipartimento dell`amministrazione penitenziaria (Dap) non abbia risposto ai magistrati né fornito indicazioni per un eventuale trasferimento in una sede dove fosse possibile, in regime di 41 bis, somministrare le cure necessarie (per esempio a Milano o a Parma). A quel punto i magistrati hanno optato per la detenzione domiciliare, nonostante il termine della pena fosse previsto per il 2025.

In aggiunta ci sono state più di cento scarcerazioni di AS3 (detenuti in Alta Sicurezza per affiliazione alla mafia o per traffico di stupefacenti). Cosa sta succedendo? Succede che con un`improvvida circolare del Dap si sia, di fatto, scaricata la responsabilità di affrontare la crisi Covid sui soli magistrati di sorveglianza. Invece, la stessa circolare avrebbe dovuto prevedere due fondamentali azioni, fatte salve le competenze della magistratura: per prima cosa dire che il dipartimento avrebbe provveduto in ogni modo a realizzare le condizioni per la tutela sanitaria dei detenuti e di chi lavora negli istituti; in secondo luogo avrebbe dovuto distinguere tra detenuti in alta sicurezza e comuni (molti dei quali non dovrebbero neppure essere in carcere, ma ai domiciliari o in comunità di recupero per tossicodipendenti). E invece questa distinzione tra detenuti non si è fatta e sono arrivate le scarcerazioni "eccellenti".

Ma stiamo scherzando? Un ministero che non distingue, perché è questo la mancanza più grave in quella circolare del Dap, non fa un buon servizio. Si continua a parlare di braccialetti elettronici, che non sono certo la soluzione al problema del sovraffollamento, e poi si trascura questa enorme questione di sicurezza?

Per la cronaca, hanno fatto istanza per ottenere i domiciliari boss del calibro di Santapaola e Cutolo! Sarebbe il caso di smetterla con la retorica del "tutto sotto controllo" e dare più ascolto a chi vive tutti i giorni le criticità del carcere: dai direttori alla polizia penitenziaria. E sì, perché i sindacati della Polpen quotidianamente denunciano le gravi carenze dell`amministrazione penitenziaria e del suo vertice.

È assurdo che di fronte a questa situazione si preferisca gridare al complotto o dire che si tratti di fake news. Purtroppo la verità è sotto gli occhi di tutti: basta aprirli anche a via Arenula.