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Migliore: "Italia Viva, debutto felice. No al dialogo con i 5 Stelle"

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Intervista di A. M., "il Mattino", 23 settembre 2020.

Un partito al debutto, dentro una coalizione numerosa, in un quadro frammentato, che riesce ad andare oltre il 7% alle regionali, segna buoni numeri anche perle comunali, e adesso si prepara a dire la sua per i prossimi appuntamenti elettorali a Napoli. C'è entusiasmo dentro Italia Viva: i renziani campani realizzano uno dei migliori risultati nazionali.

«Sono molto felice», dice il deputato Gennaro Migliore, in passato consigliere comunale a Napoli.

Si aspettava un risultato così positivo per il suo partito?
«Siamo di fronte a numeri davvero importanti. Era la nostra prima volta in una competizione elettorale. Eravamo in mezzo a 15 liste, e ci lasciamo alle spalle partiti organizzati come alcuni di destra. È un risultato nemmeno comparabile a quello di altre regioni. Qui vale non solo il nostro 7,4% ma anche il fatto che prendiamo quasi la metà dei voti del Pd, il che significa non solo che siamo un interlocutore di pari dignità, ma che siamo competitivi, abbiamo pari peso politico. La soddisfazione, poi, è grande anche per altri due motivi».

Quali?
«Il primo è che l'affermazione di De Luca lo proietta alla leadership e alla guida di tutte le regioni meridionali. E questo è un modello che va esportato. La seconda ragione è che questo modello vincente lo è stato senza l'accordo con i 5 Stelle, dimostrando che bisogna puntare su uomini e proposte e non su alchimie che si decidono a Roma».

Nessun accordo politico sui territori con i 5 Stelle, quindi?
«Noi siamo alleati per caso dei 5 Stelle a Roma ma siamo profondamente diversi da loro. Le regionali ci dicono che i 5 Stelle sono inconsistenti quando si tratta di amministrare i territori. Voglio far notare una cosa molto importante: abbiamo un dato come quello di Pomigliano, dove Italia Viva prende più del 15%. Ci viene riconosciuta capacità e competenza nella sfida amministrativa».

Sfida che si dovrà aprire presto nella città di Napoli. Che tipo di progetto andrà messo in campo nel centrosinistra?
«Qui, sotto la guida di Vincenzo De Luca, si dovrà fare un ragionamento che guardi di più alla specificità napoletana che alle direttive di chi viene da Roma. Ho sentito e letto le interviste del segretario del Pd, Marco Sarracino, e quella di Orlando sul piano nazionale. Avevano questa spocchia e la presunzione di dire che il Pd decide il candidato. ll Pd, invece, è parte di un ragionamento complessivo, in cui De Luca, semmai, è principale interlocutore».

Il nome del candidato andrà scelto con le primarie?
«Se non c'è consenso sul nome dentro la coalizione si guardi all'elettorato. Non ripetiamo gli stessi errori del passato. Abbiamo pagato gli sbagli del centrosinistra regalando due gestioni - fallimentari per giunta - a De Magistris. Poiché in qualche caso i protagonisti sono gli stessi, visto che Orlando era commissario a Napoli, direi di fare attenzione a non ripetere gli sbagli. Io penso che in una situazione cosa frammentata e difficile, il rapporto con la gente debba essere improntato all'umiltà e all'ascolto: se non si trova una convergenza, tutti i soggetti politici hanno diritto a indicare una scelta. Le primarie come strumento di mobilitazione delle persone che vogliono partecipare. Se non c'è accordo, insomma, primarie aperte. Un percorso che va messo in moto subito, perché Napoli merita una lunga fase di ascolto e costruzione. Noi di Italia Viva non ci sottrarremo alla responsabilità di individuare la scelta migliore».