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Mes, la Regione Liguria sarà la prima a votare sul sì

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Fra due settimane in aula la discussione sulla mozione presentata da Italia Viva sul meccanismo europeo di stabilità.

La Liguria sarà la prima Regione in Italia che si pronuncerà sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità. Accadrà tra quindici giorni, quando nell'aula del consiglio regionale arriverà la mozione che ieri ha depositato il gruppo di Italia Viva, così come spiega, oggi, un articolo del dorso genovese de "la Repubblica".

«Porteremo il consiglio a votare un documento che impegni il presidente e la giunta ad assumere una posizione favorevole all'opportunità che l'Italia ha di accedere al Mes, se verrà confermata l'erogazione senza alcuna condizione, e chiediamo che lo faccia prima che si pronunci il Parlamento», spiega Valter Ferrando che, con Juri Michelucci, ha firmato ia mozione.

«Si tratta di un'occasione che non possiamo perdere e che le Regioni devono rivendicare, visto che saranno le beneficiarie del riparto», spiega Ferrando.

Più o meno, con il Mes potrebbero arrivare in Italia circa 37 miliardi, sulla Liguria, e destinati esclusivamente alla sanità, si attende, dunque, un miliardo di euro. «Una cifra cruciale per la nostra Regione — spiega Ferrando — con cui non solo potrebbero essere disposti interventi urgenti, ma avremmo modo di riprogrammare tutta l'organizzazione della sanità pubblica, dagli ospedali, al rinnovamento dei macchinari al personale. Con quei denari potremmo sostenere il turn over di medici, infermieri, Oss, tecnici di cui abbiamo appena toccato con mano la gravissima carenza».

La pandemia provocata dal Covidl9 ha messo in crisi, in Italia, i sistemi sanitari regionali: «In Liguria potremmo finalmente programmare interventi nei nostri ospedali, che sono vecchi, come il Pronto soccorso del San Martino o parti del Santa Corona. E potremmo organizzare un sistema cu scinetto, necessario, che mantenga i posti Covid a lungo — spiega Ferrando — potremo con quei soldi completare ospedali come il Felettino e realizzare, pubblici, quello di Erzelli e quello di Arma di Taggia. E la rete delle Case della Salute, con quella della Val Polcevera, che vanno consegnate urgentemente ai cittadini. E non dimentichiamo la rete territoriale, che va rafforzata nei numeri, aiutando il sistema, così fragile, dei medici di famiglia. Infine, con il Mes, possiamo garantire l'assunzione di personale giovane che potenzierà il sistema, per la durata dell'emergenza. E quando la pandemia finirà, rimarranno in corsia molti professionisti che, convivendo per un periodo con i colleghi più anziani, avranno già acquisito esperienza e ulteriori competenze».

A portare in aula una mozione sul Mes, che è argomento delicatissimo anche all'interno del governo (il M5s è contrario, così, come all'opposizione, la Lega), potrebbero decidere altri consigli regionali: il gruppo di Italia Viva conta di avviare per primo una discussione che, spiega Ferrando, prima ancora che a livello centrale, è giusto avvenga proprio nelle Regioni.

Sono loro, infatti, secondo il consigliere, che perderebbero la chance di dare una risposta adeguata e pubblica, e a lungo periodo, ai cittadini. «La durata del prestito è decennale, il tasso di interesse dello 0,1%, simbolico — indica Ferrando — prima che il Parlamento, a giugno, voti se accettare il Mes dall'Europa, poiché le competenze sanitarie sono in gran parte in capo alle Regioni, è inaccettabile che i consigli regionali non si pronuncino».

L'effetto della mozione, è facile immaginare, sarà deflagrante per gli equilibri politici, sia nella maggioranza, sia nell'opposizione. «Qui si tratta di un ineludibile dovere istituzionale e di una responsabilità amministrativa — conclude Ferrando — si tratta di votare se accettare uno strumento in grado di cambiare radicalmente la qualità del servizio sanitario regionale. Oppure no».