Intervento della Responsabile Giovani di Italia Viva Calabria, Maria Surace, 10 agosto 2022.
25 settembre 2022. La speranza può nascere quel giorno, perché tutti noi abbiamo in mano il potere di cambiare le cose, di prendere il buono rimasto e dargli valore. I dati sottolineano come le campagne elettorali degli ultimi decenni furono incentrate sulle generazioni over 55. Si stima che per ogni over 55 andrà a votare un under 35.
È davvero sempre e solo “colpa” dei giovani? Mi chiedo sempre più spesso se le nuove generazioni che alimentano verso la politica un atteggiamento di disinteresse e disaffezione siano giovani pigri e apatici, se davvero non nutrano in cuor loro il bisogno di impegnarsi civicamente e socialmente. Mi sono poi chiesta se fosse possibile anche cambiare prospettiva e analizzare il problema dal punto di vista opposto: com’è che noi giovani guardiamo alla classe dirigenziale attuale, com’è che i trentenni e i ventenni si approcciano ai politici più esperti, quelli che lavorano alla realtà in cui noi giovani viviamo, che si preoccupano di varare leggi che possano migliorare il nostro posto di lavoro, i nostri diritti sociali, la nostra istruzione, l’economia con la quale costruire il nostro futuro.
La speranza nasce là dove ci siano credibilità e fiducia, la stima cresce là dove ci siano attenzione e cura. Manca chi garantisce ai giovani centralità progettuale, marcando ancor di più la diseguaglianza generazionale degli ultimi decenni: una classe dirigente che trascura i giovani e i loro bisogni, rischia di rendere il Paese senza prospettive, perché gli unici investimenti che garantiscono guadagni sono gli investimenti sui giovani: ecco perché gli stages retribuiti sono il primo grande passo da cui partire, mai prima era stata dedicata così tanta attenzione ai neolaureati, e non, che si affacciano sul mondo del lavoro.
L’Italia rischia di essere uno dei pochi Paesi che non salvaguarda i propri giovani, visti non solo come fascia della popolazione da considerare in virtù di un eventuale rendiconto elettorale, ma come la materia vivida su cui plasmare il futuro economico e sociale della nazione. L’Europa e il mondo corrono sempre più veloci, pongono sempre più nei ruoli dirigenziali persone giovani e competenti, ma ostacolando l’immissione degli under 35 nel mondo lavorativo, l’Italia rischia di chiudersi al cambiamento. Da qui nasce una particolare proposta, lanciata via web, ossia il progetto 20e30, al quale anche IV ha aderito. È anche questo far politica: strappare le idee al silenzio e renderle promesse concrete, attuabili e attuate.
Noi giovani sogniamo un’Italia più riformista, più europeista, un Parlamento che pensa e redige le leggi, che non le approvi soltanto. Noi giovani speriamo in una partecipazione sempre più attiva, che rivaluti le dinamiche delle amministrazioni locali, che lavori sul territorio e lo faccia proteggendo i diritti individuali di ognuno, giovani e meno giovani, oltre l’individualismo e l’assistenzialismo dilaganti. Crediamo nel lavoro strutturato e retribuito, che faccia dei giovani - dell’operosità delle loro mani artigiane e della fantasia delle loro menti creative - il perno del Made in Italy. Se è vero, dunque, che la politica non può prescindere dal consenso, si dedichino maggiori attenzioni ai giovani, l’unica vera speranza per un’Italia migliore.
Umberto Eco suggerì che a volte la strada più lunga è la più corta: io e i miei coetanei ci vorremmo impegnare per una politica più accessibile ai giovani, a noi che ricordiamo che il termine greco politikós, relativo al cittadino, allude ad una realtà più ampia del perimetro di intervento dello Stato, realtà dalla quale ci sentiamo ancora esclusi.