parlamento

Maria Elena BoschI: Sì alle riforme per la stabilità

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Lettera di Maria Elena Boschi al Corriere della Sera del 7-09-2023

Caro direttore, ho letto l'appello dell'Associazione IoCambio che il suo giornale ha pubblicato con il titolo «Riforme per un Paese credibile. Non sprecate questa occasione».

Voglio subito dichiarare la mia gratitudine nei confronti dei firmatari dell'appello per aver chiarito in modo puntuale le ragioni dell'urgenza di una riforma istituzionale che serve al Paese. E grazie al Corriere per aver dato spazio all'iniziativa.

Fare le riforme è difficile, soprattutto in Italia. Vincere le incrostazioni burocratiche, i micro-interessi settoriali, le resistenze corporative richiede tenacia e coraggio. Ma anche quando le riforme sono condivise, accade spesso che l'ideologia di parte blocchi la loro esecuzione, partendo dall'assunto che sia meglio non fare niente anziché votare una riforma fatta dagli avversari.

Questo atteggiamento meschino nasce dall'esigenza di lucrare un consenso di parte: si
preferisce guadagnare qualche decimale nei sondaggi piuttosto che far crescere il Paese. Troppe volte è accaduto che riforme su cui vi era un consenso diffuso si sono arenate perché alcune forze politiche hanno preferito far fallire gli avversari anziché pensare al Paese.

Il passato è passato e non tornerà. Ma il passato può insegnare molto, a tutti.

Ho avuto l'alto privilegio di servire il Paese come ministra delle Riforme.

Alcuni dei progetti di riforma che ho personalmente seguito sono diventati legge. Penso alle Unioni Civili, alle norme sul «dopo di noi» o sul terzo settore o sull'autismo, alle riforme sul fisco elettronico o su Industria 4.o: riforme che sono divenute pilastri del sistema Paese. Sulle riforme istituzionali invece abbiamo approvato un testo in Parlamento che purtroppo non ha ricevuto il consenso popolare, anche alla luce del fatto che alcuni partiti in teoria d'accordo sulle riforme - hanno fatto prevalere la legittima ostilità politica verso il Premier sulla necessità di una svolta istituzionale: si sono accontentati di cambiare il governo di turno anziché cambiare il sistema per tutti. Su altri dossier invece ci siamo arenati prima del previsto: penso alla legge sulla cittadinanza, su cui nel 2017 mancò all'allora governo il coraggio per mettere la fiducia come invece aveva fatto l'anno prima l'esecutivo Renzi sulle unioni tra persone dello stesso sesso.

Tutto questo per dire quanto io conosca la felicità o il dolore di riuscire o non riuscire a trasformare in legge i sogni, le speranze, le attese delle persone. Perché questo sono le riforme: non solo norme, ma innanzitutto emozioni da concretizzare.

Oggi sono all'opposizione e devo essere coerente con il principio che anima gli estensori dell'appello IoCambio. Anche perché aver avuto 68 governi in 76 anni significa essere condannati a una instabilità strutturale che fa male ai cittadini.

Un Paese instabile è per definizione un Paese più debole. Dunque annuncio, nel mio piccolo, il pieno sostegno a quelle iniziative che andranno nella direzione di non sprecare l'occasione di «rendere finalmente il Paese stabile, governabile e credibile».

E allora se Giorgia Meloni terrà fede alle dichiarazioni degli ultimi mesi e proporrà l'elezione diretta del Premier, sul modello del Sindaco d'Italia che noi abbiamo proposto ai cittadini anche alle ultime Politiche come Terzo Polo, noi voteremo a favore.

Non ci interessano retropensieri sul fatto che l'eventuale approvazione renderà più popolare Giorgia Meloni: l'eventuale approvazione di questa legge costituzionale, infatti, renderebbe migliore il Paese. E questo basta perché noi lavoriamo con questo obiettivo. Perché per noi prima dell'interesse di Italia Viva, viene l'interesse dell'Italia.