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Maria Elena Boschi: "I risultati arrivano con persone capaci e il buon governo"

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Intervista a Maria Elena Boschi per la rivista "Idea" del 16-11-2023

di Enrico Fonte

Langhe, eccellenze, valori, premierato: sono alcuni dei temi che abbiamo trattato con il deputato, già ministro per le Riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi.


Onorevole Boschi, cosa le ha lasciato l’inaugurazione delle cantine comunali rinnovate, a Verduno?


«Soprattutto due aspetti: il fatto che partner diversi abbiano unito le forze per raggiungere l’obiettivo comune e poi la capacità amministrativa di questo piccolo paese: quando c’è un buon governo, a prescindere dalle risorse che si hanno a disposizione, si riescono a fare cose significative».

E le cantine in sé cosa rappresentano?


«È importante che siano tornate a brillare come un tempo e che siano state restituite alla collettività. Specie in territori come questo, la cantina è sacra come una chiesa, la piazza centrale o il palazzo comunale. È il caveau che custodisce il tesoro più prezioso. È il centro pulsante della comunità. Ma non solo».

Prego, prosegua.

«Oltre al luogo che protegge il patrimonio della cultura conta- dina, la cantina è stata anche rifugio e riparo per i partigiani durante la Resistenza».

Conosce bene questo territorio.

«Sono toscana, ma amo questa terra e il suo paesaggio».

Che emozioni le suscita?

«È impossibile pensare alle Langhe senza immaginare il profumo di vini e tartufi. Quest’area ha un legame indissolubile con l’agricoltura, l’enologia e, in generale, le produzioni di eccellenza. E inoltre, come accennavo, c’è il paesaggio: qualcuno sostiene che questi vigneti così precisi siano stati disegnati con il “righello di Dio”».

E lei, invece, cosa pensa?

«Che questi vigneti sono il frutto della fatica degli uomini e delle donne. Cito espressamente anche le donne, perché quando si parla di cultura contadina vengono quasi dimenticate. In realtà, hanno contribuito alla stessa maniera, tra le mura domestiche e pure nei campi. Tutto questo si ritrova nei vini: nascono grazie a condizioni climatiche favorevoli ma anche, e soprattutto, dal legame profondo che la gente del posto ha con la sua terra d’origine».

Proiettando questi concetti al futuro cosa accade?

«Ne deriva un insegnamento. Non bisogna mai dimenticarsi di quello che c’è dietro ai grandi risultati di oggi, ossia lavoro, fatica, sudore. E, di conseguenza, occorre essere bravi a pre- servare e proteggere questo patrimonio, proprio come ha fatto chi ci ha preceduto».

I tempi, però, sono cambiati.

«Certo, oggi l’agricoltura è sempre più specializzata e moderna; richiede studi specifici. E poi ci sono l’agricoltura di precisione, l’intelligenza artificiale. A ben vedere, comunque, già i Savoia si affidavano a studiosi e agronomi di livello. Ma al centro continua a esserci l’abilità delle persone».

Come si alimenta il processo?

«Tenendo sempre ben a mente i tratti della cultura contadina raccontati da Fenoglio e Pavese. Cercando di far vivere e rende- re veri i valori che ci sono stati insegnati, come la fatica, il lavoro, il sacrificio, il senso del dovere, la solidarietà, la collegialità, la condivisione».

Per lo sviluppo locale, giocano un ruolo chiave i Comuni. Lo Stato come può aiutarli?

«Intanto, dotandoli di strutture adeguate, anche per quanto riguarda il numero di dipendenti. Gli enti locali vanno cioè messi nella condizione di poter portare avanti determinati pro- getti e intercettare le opportuni- tà e i fondi che vengono messi a disposizione da Regione, Stato e Unione Europea. Poi, chiara- mente, a far la differenza è la bravura dei singoli, ma il punto di partenza deve essere necessariamente questo».

In questi giorni si sta discutendo molto sulla proposta di premierato del Governo Meloni. È anche un suo cavallo di battaglia, no?

«Per noi di Italia Viva, l’elezione diretta del Presidente del Consiglio è un modo per far sì che il voto dei cittadini conti e per riavvicinarli alla politica, ma anche per dare stabilità ai governi. La proposta dell’Esecutivo Meloni è un buon punto di partenza ma ci sono ancora tanti aspetti da cambiare e migliorare in Parlamento».

Ad esempio?

«In base all’attuale proposta, il Premier eletto in maniera diretta dai cittadini può essere sfiduciato dalla sua maggioranza e poi sostituito da un altro Presidente del Consiglio senza che si ripassi dal voto degli elettori: ciò rischia di originare governi decisamente precari e poi non dà importanza al voto degli italiani».

A proposito di Italia Viva, come sta il partito dopo i dissidi con Azione?


«Italia Viva, per fortuna, sta bene: continuano ad aggiunger- si persone, sia in Parlamento che sul territorio. Proponiamo iniziative, c’è entusiasmo».

Come mai con Calenda non ha funzionato?

«Bisognerebbe chiederlo a lui... Prima ha chiuso al progetto del partito unico del Terzo Polo, poi anche alla prospettiva di an- dare insieme alle Europee. Non resta che prenderne atto. Lo abbiamo fatto e ci siamo già ri- messi in cammino, rimboccandoci le maniche».

Gli obiettivi?

«Ci impegneremo parecchio in vista della Legge di Bilancio, perché a noi sta a cuore assicurare più risorse a sanità e istruzione. E poi bisogna contenere le tasse, specie in un momento così complicato per via dell’inflazione. Guardando alle Europee, l’obiettivo è sviluppare attorno a Italia Viva un grande centro che sia capace di affrontare le sfide continentali e porsi come vera alternativa alla destra della Meloni e alla sinistra di Schlein e Conte».