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Maria Elena Boschi domani a Cagliari: "Pnrr, una grande chance per l'Isola"

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Intervista di Cristina Cossu, "l'Unione Sarda", 12 maggio 2022.

«La politica deve riprendere voce, a tutti i livelli. Dev'essere il mezzo per raggiungere la pace, per uscire dalla crisi, per difendere i nostri valori, per affrontare le sfide e i cambiamenti che abbiamo di fronte. Vengo in Sardegna anche e soprattutto per ascoltare, per conoscere cosa sognano le donne e gli uomini di questa terra». Maria Elena Boschi, 41 anni, presidente dei deputati di Italia Viva (e tra le altre cose ex ministra nel governo Renzi e sottosegretaria di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri nell'esecutivo Gentiloni) domani sarà di mattina a Cagliari, alla Scuola di Alta Formazione promossa dai Riformatori, all'hotel Regina Margherita, e alle 17.30 a Nuoro, nella sala eventi del Centro commerciale Prato Sardo, per un'intervista pubblica con il giornalista Pierluigi Piredda.

Parliamo di guerra, quali scenari vede? A suo avviso l'Italia cosa deve fare?
L'unico scenario che dobbiamo avere all'orizzonte è quello che vede protagonista la politica. In questa guerra abbiamo chiaro che l'aggressore è la Russia. Ma non possiamo fermarci all'analisi, dobbiamo trovare soluzioni e mettere in campo ogni sforzo per la pace. In questo quadro l'Europa potrà avere un ruolo fondamentale, ma deve giocarlo sin da ora, con un progetto comune e con la ripresa del dialogo. Dal 24 febbraio, noi di Italia Viva abbiamo chiesto che l'Europa parli con una sola voce, magari quella di Angela Merkel o di Tony Blair, come inviati speciali.

Avete detto, anche in un recente seminario al Senato, che la democrazia è in crisi. È cosi?
Si. Le democrazie liberali occidentali sono in crisi, e il compito della politica è riuscire ad uscire da questa crisi senza allontanarsi dai nostri valori di riferimento, dalla democrazia. La crisi è evidenziata dal distacco dei cittadini dalla politica, che si rispecchia nell'astensione al voto ma - per citare Tina Anselmi - per cambiare il mondo bisogna esserci, anche esercitare il proprio diritto di voto è un modo per contare e per far vivere la democrazia. È necessario, però, garantire alle cittadine e ai cittadini che il voto abbia una conseguenza sull'esecutivo.

In che modo, secondo voi?
Quando siamo stati al Governo ci abbiamo provato, con una riforma organica della Costituzione e della legge elettorale. Ora, insieme ad esperti e costituzionalisti, abbiamo aperto una riflessione sul presidenzialismo o sull'elezione diretta del presidente del Consiglio, il modello del Sindaco d`Italia. La proposta di riforma sarà presentata alla Leopolda, da sempre laboratorio di idee e confronto.

Di cosa parlerà nella sua lezione alla Scuola di politica a Cagliari?
Del futuro e delle chance per il Paese che, per molti versi, sono quelle che ci consegna l'Europa. Durante la pandemia anche i più ferventi antieuropeisti si sono dovuti ricredere: solo attraverso un'alleanza solida e un approccio solidaristico siamo riusciti ad uscire da una crisi senza precedenti. Ora, di fronte a una guerra e a un assetto geopolitico che sta cambiando la politica deve riprendere voce.

E a Nuoro, cosa dirà?
Credo che soprattutto presterò ascolto. Questo incontro sarà un'occasione importante per confrontarmi con i nostri iscritti e con chiunque abbia voglia di partecipare. Ci sarà un'intervista, incentrata sulla politica e sulle prospettive del Paese, ma poi si darà spazio al confronto. Mi piacerebbe discutere di come cambia il nostro Paese, ma anche della nostra quotidianità, in questa fase caratterizzata da profondi cambiamenti. E poi sono molto interessata a conoscere quali sono i sogni delle donne e degli uomini dell'Isola.

La Sardegna alla sfida del Pnrr: pensa che la regione sarà in grado di programmare e spendere questa valanga di fondi a disposizione nei prossimi anni?
«I fondi sono molti, e daranno all'Italia la possibilità di tornare a crescere, ma è vero che per una realtà come quella sarda gli investimenti potrebbero risultare addirittura pochi rispetto al fabbisogno del territorio. Penso alla rete ferroviaria che, laddove non è carente, è obsoleta e non adeguata a quella delle altre regioni. E poi guardo alla continuità territoriale, tema su cui con Matteo Renzi ci siamo sempre spesi anche davanti alle istituzioni europee. Una terra che ha una forte vocazione turistica deve sciogliere questo nodo, facendo si che vi sia una sinergia tra governo locale e quello nazionale. Specie su come coniugare lo sviluppo indispensabile con la tutela di un patrimonio artistico e ambientale unico.

Cosa farà Italia Viva alle politiche del 2023?
Quello che in questi anni è stato un tratto distintivo di Italia Viva è la coerenza: saremo sempre dalla parte dei riformisti e mai con sovranisti e populisti.

In Sardegna oggi l'unico esponente di Italia Viva in Consiglio regionale sta con il centrodestra, e domani le opposizioni - Pd, Progressisti, LeU e Movimento 5 Stelle - si presentano unite per un'iniziativa intitolata "Dal disastro alta rinascita", dando di fatto inizio alla campagna per le prossime Regionali. Voi con chi pensate di allearvi?
Italia viva guarda ai programmi, ai progetti, alle persone che si impegnano nell'interesse della collettività. Nelle realtà locali non si può pensare di far calare dall'alto quello che potrebbe essere valido in un contesto nazionale. È l'interesse delle comunità che deve essere messo al primo posto, non i calcoli sulle alleanze.

Rumors la danno pronta a lasciare la politica attiva e a tornare alla sua professione di avvocata: è vero?
Sono rumors, appunto. Amo la professione di avvocato, ma ancora dipiù servire le istituzioni come sto facendo in Parlamento nel mio ruolo di capogruppo di Italia Viva.

"Ai vertici assumo solo donne che hanno superato gli ...anta, disponibili a Lavorare h24": cosa pensa della frase prenditrice Elisabetta Franchi che ha scatenato tante polemiche?
Sono parole che raggelano, soprattutto perché pronunciate da una donna, lo sono orgogliosa di aver fatto parte di un Governo che non solo era composto per metà da uomini e per metà da donne, molti dei quali genitori, ma in cui Renzi chiamò Marianna Madia, allora incinta, a ricoprire il ruolo di ministra. Cosi come, poi, Beatrice Lorenzin. Tutte donne sotto gli ...anta. Basta questo per capire come la penso. Con i governi di cui ho fatto parte abbiamo cancellato dimissioni in bianco, promosso nuove regole per estendere maternità e congedi obbligatori per i padri, messo risorse per la conciliazione dei tempi vita-lavoro, welfare aziendale, asili nido. Non dico che basti, so bene che si deve fare ancora di più. Ma questo non può diventare un alibi per discriminare le donne sul lavoro. Per me, una mamma che lavora è un valore aggiunto anche per l'azienda. Per fortuna ci sono imprenditori che fanno meno rumore della signora Franchi ma che assumono a tempo indeterminato anche quando sanno che una loro dipendente aspetta un bambino».