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Marattin: "Tutto quello che volevate sapere sul catasto in 15 domande e risposte"

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Lo spiegone di Luigi Marattin sulla vicenda relativa alle norme sul catasto, 4 marzo 2022.

1) Ieri il Governo ha rischiato di cadere sulla riforma del catasto?
No. Nel disegno di legge delega sulla riforma fiscale non è contenuta nessuna riforma del catasto.

2) Come no?
No. C’è solo un articolo (il numero 6) in cui si dice che per i prossimi cinque anni si fa una cosa molto semplice: prima si raccolgono i dati, poi si decide. Non il contrario. Per ogni immobile infatti, accanto al valore catastale verrà affiancato - a scopo informativo - il valore di mercato. Questa nuova fotografia dovrà essere pronta il 1 gennaio 2026.

3) Ma allora c'è il rischio che si usi il valore di mercato per far pagare le tasse?
No. Il comma 2 lettera a) di quell’articolo specifica nel modo più chiaro possibile che in nessun caso le nuove informazioni raccolte possono essere usate a fini fiscali. Vale a dire, le imposte immobiliari si continueranno a pagare esattamente nello stesso modo di oggi.

4) E se poi i decreti legislativi modificheranno questa cosa?
Nel nostro ordinamento giuridico non è possibile. I decreti legislativi non possono fare l’opposto di quanto dice il loro criterio di delega, semplicemente perché i decreti - per definizione - sono l’attuazione di quel criterio.

5) Se poi un oscuro burocrate, in un atto amministrativo, decide di usare i valori di mercato invece di quelli catastali? 
Nel nostro ordinamento giuridico non è possibile. Un atto amministrativo non può cancellare una norma primaria (che - articolo 6, comma 2 lettera a) - dice chiaramente che i valori di mercato non potranno avere effetti fiscali. Per cancellare o modificare quella norma, servirà nel 2026 un’altra norma, votata a maggioranza dal Parlamento del 2026.

6) Ma allora a che serve questa fotografia dei valori di mercato?
A dare al Governo e al Parlamento del 2026 la possibilità di discutere di una (eventuale) riforma del catasto sulla base di numeri, e non di chiacchiere o slogan elettorali. Quella fotografia infatti permetterà di capire chi ci guadagna e chi ci perde da una eventuale riforma. E, soprattutto, quanti ci guadagnano e quanti ci perdono. E poi decidere di conseguenza. Senza questi dati, la discussione sulla riforma del catasto continuerà quella che è stata fino ad oggi: un cumulo di slogan.

7) Ma scusa, non hai mica bisogno di una fotografia per capire che tutti ci perderebbero! Visto che i valori di mercato sono più alti del valore catastale, le tasse sarebbero più alte per tutti!
No. Un eventuale aggiornamento della base imponibile dei tributi immobiliari (nel 2026) non serve ad aumentare il gettito totale, che è già in linea con la media europea. Serve a migliorare l’equità del prelievo immobiliare, che oggi probabilmente va a svantaggio dei piccoli negozianti e dei piccoli proprietari di case. Dico “probabilmente” proprio perché senza i dati sarà impossibile affermarlo con certezza.

8 ) Cioè? Come farebbero alcuni a guadagnarci? 
Immaginate che la base imponibile aggregata sia 1.000, e l’aliquota 4%. Il gettito totale è 40. Ora immaginate che la base imponibile aggregata - per effetto del passaggio da valore catastale a valore immobiliare - diventi 2.000. Se l’aliquota scende a 2%, il gettito totale è sempre 40. Dentro a quel 2.000, ci sarà chi ci guadagna (coloro per cui la rivalutazione della base imponibile del proprio immobile è inferiore al dimezzamento dell’aliquota) e chi ci perde (coloro per cui la rivalutazione della base imponibile del proprio immobile è superiore al dimezzamento dell’aliquota). L’unico modo per capire quanti sono i “vincitori” e gli “sconfitti” (e chi sono) è fare una nuova fotografia dei valori - assicurarsi che non abbia mai effetto pratico fino a quando un Parlamento non voterà una vera riforma - e studiare cosa accadrebbe se quei valori fossero la base di un nuovo sistema impositivo. Ed è esattamente quello che fa l’articolo 6 del disegno di legge delega sulla riforma fiscale.

9) Ma allora perché alcuni partiti (Forza Italia, Lega, Coraggio Italia e Fratelli d’Italia) volevano cancellare l'articolo 6?
Ci sono solo due spiegazioni possibili: a) per loro il catasto va benissimo cosi, e non c’è quindi alcun bisogno di indagarne meglio le possibili iniquità. Quindi non vogliono neanche perdere tempo a fare la ricognizione statistica. Chi sta pagando troppo, si arrangi. Chi sta pagando troppo poco, beato lui. b) Sanno che qualsiasi cosa abbia a che fare con la parola “casa”, ha un potenziale rendimento politico molto alto nel breve termine, se sopra ci costruisci un sacco di balle. E raccontare balle è una cosa a cui parte della politica italiana, soprattutto nell’ultimo decennio, è parecchio affezionata. Ed ha dimostrato di saper fare molto bene.

10) Ma nessuno ha provato a mediare? 
Da circa due mesi, tutti i giorni. Ma il punto dirimente era irrisolvibile: quei partiti volevano eliminare ogni ricognizione statistica dei valori di mercato; il resto della maggioranza - e il Governo - no. Non ci sono mediazioni possibili quando uno vuole mangiare insieme una torta, e l’altro è allergico.

11) Il Presidente di Confedilizia da mesi esibisce una presunta prova della volontà di alzare le tasse: una relazione governativa che richiama le raccomandazioni Ue.
Il presidente di Confedilizia ha sempre rifiutato ogni possibile mediazione sul tema, e da mesi si è dedicato a rintracciare ogni possibile riga - nei meandri dell’ultimo dei documenti - che potesse supportare l’opzione b) del punto 9, di cui sopra. Alla fine, stremato, è riuscito a trovare una riga di una delle relazioni minori che accompagnano ogni provvedimento normativo, cioè l’analisi tecnico-normativa. Che si limita a dire che la norma della delega fiscale non è in contrasto, tra le altre cose, con le raccomandazioni Ue sulla fiscalità immobiliare. E poiché quelle raccomandazioni contengono da sempre il suggerimento di spostare la pressione fiscale dal lavoro agli immobili, al presidente di Confedilizia non è parso vero di dire che aveva trovato la pistola fumante. Lascio a voi giudicare la fondatezza di tale sciocchezza.

12) Il Presidente di Confedilizia dice pure che il Parlamento nel giugno scorso aveva già escluso ogni riferimento al catasto nella riforma fiscale.
No. Nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva delle Commissioni Finanze di Camera e Senato sulla riforma fiscale (al termine di sei mesi di studio, discussione e approfondimento) non si menziona il catasto, semplicemente perché si era deciso di lasciare il tema al governo. Non menzionare una cosa non mi risulta significhi escluderla esplicitamente. Inoltre, quel documento era un atto di indirizzo, non un perimetro invalicabile da attuare in ogni sua lettera. Altrimenti nel nostro ordinamento non ci sarebbero né un Governo né un Parlamento, ma basterebbero gli atti della Commissione Finanze.

13) Questa vicenda ha diminuito la centralità del Parlamento?
Secondo me l’ha aumentata. Non solo perché l’impianto della legge delega ricalca in gran parte il documento su cui le Commissioni Finanze (di Camera e Senato, insieme) hanno lavorato nel 2021, ma anche perché il confronto di questi giorni sul catasto si è svolto - seppur con qualche sbavatura subito rientrata - nelle sedi opportune: le riunioni di maggioranza nella sede del Parlamento, alla presenza di tutti gli attori interessati: i partiti di maggioranza, il Mef, palazzo Chigi. È lì - e non altrove - che si è discusso, ragionato, e deciso l’orientamento di maggioranza (purtroppo alla fine spaccata). E una volta fatto questo, il dibattito si è svolto nella sede istituzionale competente, quella della Commissione Finanze della Camera, dove anche l’opposizione ha avuto ampia possibilità di esprimere le sue posizioni e dove tutto si è risolto come accade nelle democrazie rappresentative : con un libero voto dei parlamentari.

14) Ma il Governo ha "ricattato" la maggioranza dicendo che si sarebbe dimesso se fosse stato modificato l'articolo 6? 
No. Il governo ha espresso - con una chiarezza inusuale ma che il sottoscritto non può, per carattere, che apprezzare - una sua legittima posizione politica: quell’articolo rivestiva un’importanza tale da giustificare - in caso di libera bocciatura da parte del parlamento - una presa d’atto della divergenza di direzione politica tra esecutivo e legislativo, con tutte le normali conseguenze del caso.

15) Ma perché tutta questa importanza politica su una fotografica statistica senza effetti?
Forse perché di riforma del catasto si parla da più di 30 anni, quasi sempre per slogan o per tornaconto politico di breve periodo. Per permettere a chi verrà dopo di noi di impostare il dibattito sulla base di dati, occorreva dare il via alla raccolta e sistematizzazione di dati, e si è scelto di farlo con la “forza politica” di una norma. Affinché fosse chiaro che pensare a chi verrà dopo di noi e prendere le decisioni pubbliche sulla base di dati e non slogan, sono cose possibili anche in questo strano Paese.