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Marattin: "Sull'autonomia non firmiamo accordi già chiusi"

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Intervista di Gianni Trovati, "il Sole 24 Ore", 19 dicembre 2019

«Su questioni complesse come l'autonomia non si può mettere la maggioranza di fronte al fatto compiuto di un accordo raggiunto altrove dicendo: firmate, grazie». Luigi Marattin, responsabile economico di Italia Viva, risponde così al ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, che nell'intervista al Sole 24 Ore di ieri aveva rivolto soprattutto a Iv la richiesta di'«tempi certi» sul via libera al dossier che altrimenti potrebbe essere presentato in Parlamento dal solo Pd. Ma dalle regioni alle banche, tutte le parole chiave dell'agenda politica inciampano in quello che in ottica renziana è quantomeno un «problema di metodo». E di merito.

Che cosa non va bene nel Ddl quadro sull'autonomia?
È apparso piuttosto peculiare stringere un accordo con le regioni senza aver neanche un'occasione di confronto con la maggioranza parlamentare. Che, fino a prova contraria, è quella che approva le leggi. Nel merito, ci sono diversi punti e tutti comunicati subito al ministro. Vogliamo inserire la capacità fiscale nello schema perequativo, per tenere maggiormente conto delle differenze territoriali. Vogliamo capire meglio come possono essere fatti i Lep - evocati per anni perché indipendenti dalla spesa storica - sulla base delle risorse storiche. Poi ci chiediamo se ci sia proprio tutto questo bisogno di 17 nuove assunzioni al Mef, quando c'è già la Sose, e di una nuova pesante struttura a Palazzo Chigi, con costi e stipendi, quando c'è già la Commissione peri Fabbisogni Standard, le cui competenze possono essere potenziate.

C'è davvero il rischio di una mancata intesa nel governo?
Non so come siamo abituati gli altri, ma noi tendiamo a fare le riforme - specialmente quelle fondamentali come questa - dopo aver fatto le cose perbene. Magari in fretta se necessario, ma per bene. Ai punti di cui sopra non ci è mai stata data risposta. Per carità, capisco che negli ultimi giorni l'attenzione del ministro Boccia sia stata probabilmente rivolta alla vicenda della PopBari. Ma proposte puntuali - le nostre come quelle di Leu e M5S - devono essere discusse e approfondite.

Ma uno stop all'autonomia non rischia di essere un segnale negativo anche per Bonaccini in Emilia Romagna?
La forza di Bonaccini sta nel fatto di essere un uomo del buon governo. Sa quindi che le riforme non si fanno per esigenze di visibilità di un ministro o per poter dire «l'ho fatto!» indipendentemente da cosa e come lo si è fatto. A me pare che rimettere mano a 25 anni di fallimenti del federalismo fiscale meriti qualcosa di più che due riunioni di maggioranza e un paio di settimane scarse di approfondimento. Perché per noi l'autonomia non è uno slogan, ma una vera esigenza.

Più in generale, non c'è un problema di mancata intesa di fondo nel governo?
Quelle che alcuni chiamano «tensioni», «strappi» o «ultimatum» noi le chiamiamo opinioni diverse su problemi complessi. È normale nei governi di coalizione, ai quali il Paese ha deciso di affidarsi dopo la bocciatura della riforma costituzionale tre anni fa. Ed è ancora più normale in una maggioranza molto eterogenea come questa. Ma la situazione si può migliorare con un po' più di metodo.

Anche per il Salvabari sono serviti due Cdm. Chiedete modifiche e correzioni? È reale il progetto di Banca d'investimento per il Sud?
Anche qui c'era un'importante questione di metodo: una riunione di maggioranza giovedì terminata con l'impegno a riparlarne e invece un Cdm convocato alle 21 del venerdì con mezz'ora di preavviso. Nel merito, chiediamo che l'intervento pubblico sia temporaneo e avvenga solo se PopBari si trasforma in Spa, come la legge la obbliga a fare, e come si è sempre cercato di evitare, anche da parte di certa politica, per mantenere gli assetti di potere locali. La banca di investimento è solo uno slogan senza attinenza con i fatti. Ma ormai la politica sembra essere diventata così: la gara a chi inventa lo slogan migliore.