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Marattin, sei domande e risposte per far chiarezza

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Parla il vice capogruppo di Italia Viva alla Camera, Luigi Marattin

1- Siete contrari a utilizzare denaro pubblico per evitare il fallimento di una banca?

No. Quando una banca va in liquidazione “disordinata” (=fallisce e chiude), ne pagano le conseguenze i lavoratori e i risparmiatori. E questo esito va sempre evitato. Del resto noi lo abbiamo già fatto in passato (2015 - senza un euro di soldi pubblici - e 2017), e lo rivendichiamo. Solo che in quelle occasioni erano altri a dire che stavamo solo “salvando i nostri amici banchieri”, e a montare una delle più vergognose campagne populiste della nostra storia recente.

2- E allora qual è il problema?

Innanzitutto uno: quando si parla di crisi bancarie, personalmente sono un po’ stanco di essere messo di fronte al fatto compiuto. Vale a dire, i diktat “o si fa così subito, o è il caos”. Una buona volta, bisogna che chi ha la responsabilità di agire, lo faccia per tempo e non solo alla vigilia del disastro (mettendo così la politica, appunto, di fronte ad una scelta obbligata).

3- Vabbè ma oltre a questo?

C’è un problema di metodo e uno di merito.

4- Cominciamo da quello di metodo.

Nelle interlocuzioni di maggioranza dei giorni scorsi (l’ultima giovedì mattina) si erano decise due cose: a) Nessun intervento pubblico prima che fosse chiaro (e noto all’opinione pubblica) un intervento dell’autorità di vigilanza che destituisse il management della Banca. Prima, cioè, che gli italiani conoscessero l’esistenza di un problema. E dei suoi responsabili. E che si potessero valutare tempi e modi di un intervento. b) Nessun decreto prima di rivedersi nuovamente - come maggioranza - per prendere decisioni definitive in merito al contenuto del decreto (vedi punto successivo), visti i punti ancora in discussione. Nella giornata di venerdì (ieri), il presidente Conte ha infatti pubblicamente affermato che non ci sarebbe stato bisogno di alcun decreto. Invece, poche ore dopo - e prima della diffusione della notizia del commissariamento della Banca Popolare di Bari da parte di Banca d’Italia - viene convocato un consiglio dei ministri con poco più di mezz’ora di anticipo, per approvare un decreto i cui contenuti, a questo punto, non erano stati definitivamente decisi e concordati. Con questo metodo non si affrontano neanche le problematiche più semplici. Figuriamoci quelle più complesse come queste.

5- E il problema di merito?

Ce ne sono almeno due: a) Il decreto - perlomeno nella versione che ci era stata sottoposta - prevedeva l’impiego di circa un miliardo di risorse pubbliche. Questo dopo tre mesi in cui la maggioranza discute (“litiga furiosamente”, dice qualcuno) per poche centinaia di milioni di euro, e poche ore dopo che ai parlamentari di maggioranza e opposizione - sono stati bocciati emendamenti del valore di pochi milioni di euro. Perché “non ci sono i soldi”. Tecnicamente non stiamo parlando della stessa cosa (i soldi su cui si è litigato in legge di bilancio fanno parte del deficit e debito, quelli per entrare nel capitale di una banca solo del debito), ma a nostro parere la situazione meritava comunque qualche riflessione ulteriore, se non altro per capire meglio. E per assicurarsi che i soldi pubblici vengano spesi al meglio. b) Quando si interviene - anche con urgenza - occorre avere ben chiara la strategia complessiva. Quella banca da circa cinque anni rifiuta la trasformazione - a cui è obbligata per legge - in società per azioni. Una legge che fece il governo Renzi nel 2015 per evitare che le banche popolari di grandi dimensioni continuassero ad avere una governance non contendibile. Quindi la domanda sorge spontanea: questo miliardo di soldi dei cittadini sarebbe speso nel quadro di una strategia chiara e definita o è solo un tampone per evitare problemi a chi ha gestito quella banca e l’ha portata al fallimento?

6- Vabbè ma quindi volete lasciar fallire una banca?

Buffa la vita eh. I “renziani” finiscono sul banco degli imputati sia se salvano una banca, sia se non la salvano. Nessun vuol fare fallire niente, e niente comunque sta per fallire (occorrerà poi anche fare una riflessione sull’uso delle parole in certi momenti, eh). La banca prosegue la sua normale operatività, semplicemente sotto la gestione di commissari. È già accaduto molte volte, come sappiamo. Ma siamo pronti a qualsiasi cosa serva per evitare ogni tipo di problema ai lavoratori e ai risparmiatori della Banca Popolare di Bari. La Puglia - la regione più dinamica del nostro Sud - è già colpita dalla difficile situazione di Ilva, e non può certamente permettersi altri problemi. Però è ora di smetterla di trattare i politici come fessi. Vale quando a farlo è la politica stessa, o quando a farlo è qualcun altro. Invece giova, a chi non lo sa o se l’è dimenticato, mandare un messaggio molto chiaro: ca nisciun è fess.