parlamento economia paese

Marattin: “Prima il Mes e poi il Recovery per una crescita stabile al 2%”

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Intervista di Gianni Trovati, Sole 24 Ore, domenica 26 luglio 2020.

Mes e Recovery Fund vanno usati per aiutare il Paese a centrare l’obiettivo di un «doppio 2%, di crescita strutturale e di avanzo primario», perché «è vitale mettere il debito in una traiettoria discendente». In quest’ottica i prestiti del Salva-Stati «servono perché sono disponibili subito e non hanno rigidi monitoraggi», e vanno spesi «anche per finanziare spese nuove». Da responsabile economico di Italia Viva, Luigi Marattin ha seguito in prima linea i dibattiti che continuano ad agitare la maggioranza su tutti i capitoli europei, dall’uso del Mes ai processi per definire il Recovery Plan.

Iv è stata la prima a uscire allo scoperto sul Mes. Ma dopo l’intesa di Bruxelles il quadro non è cambiato?
"A differenza del Recovery Fund, i prestiti del Mes sono disponibili subito e non hanno condizionalità o rigidi monitoraggi. E hanno un costo di finanziamento 10-15 volte inferiore a quello dei Btp. Lei conosce una famiglia o un’azienda che rinuncerebbe a un’opportunità del genere solo perché non gli piace il nome?"

Fra le ipotesi c’è anche un utilizzo di Mes e Sure per sostituire spese già nei tendenziali, per attenuare in prospettiva il rischio di tensioni sui conti: è la strada giusta?
"Per lo Sure credo di sì. Finora abbiamo già sostenuto decine di miliardi di spese aggiuntive per ammortizzatori sociali (di cui spero non avremo un bisogno permanente) e potremmo beneficiare di una loro copertura finanziaria a un costo molto più basso. Il Mes sarebbe utile in ogni caso, ma lo userei anche per finanziare qualche spesa nuova, in primis gli adeguamenti di sicurezza di scuole e aziende e il rafforzamento dei presidi sanitari nelle aree più deboli".

Il dibattito sui fondi del Recovery per ora si è concentrato sulle formule, dalle task force alle bicamerali. Qual è la via da seguire?
"L’obiettivo prioritario deve essere la regola del "doppio 2%": agire sui nostri storici deficit di produttività per raggiungere un tasso di crescita medio del Pil reale del 2% annuo. Per farlo, occorre mettere mano al funzionamento dei mercati, per assicurarci che siano in grado di spostare velocemente capitale e lavoro dai settori morenti a quelli in crescita, al sistema formativo, alla Pa, alle infrastrutture fisiche e digitali. Sono interventi che non si sono mai fatte per vari motivi, tra cui la mancanza di risorse per gestire la transizione e compensare "una tantum" i perdenti delle riforme. Ora queste risorse ci sono".

Ma c’è anche l`eredità pesante di debito che sarà lasciata dalla crisi. Come la si gestisce?
"L’altro 2% da raggiungere è l’avanzo primario in rapporto al Pil. Il Recovery Fund ci può aiutare a fare un grande piano industriale della Pa, con investimenti e cambiamenti organizzativi tali da recuperare in tre anni quei guadagni di efficienza e produttività che consentano un obiettivo del genere. Con questo doppio 2% (crescita Pil e avanzo primario), il debito può scendere con un passo annuale che varia da 2 a 3,5 punti di Pil l’anno, a seconda di come sarà l’inflazione del mondo post-Covid. È vitale, infatti, che il debito/Pil sia messo in una traiettoria discendente. Lenta, ma discendente.

In un quadro come questo, ci sono gli spazi per una riforma fiscale?
Italia Viva crede che nella spesa pubblica italiana ci siano ampi margini di efficienza per finanziare subito una buona riforma fiscale, considerati anche i 5 miliardi già stanziati sul 2021. Ma possiamo immaginare un percorso a due tappe: prima una radicale semplificazione dell’Irpef (per lavoro dipendente e autonomo) a gettito invariato, e subito dopo sfruttando i dividendi della crescita una massiccia riduzione del carico fiscale. Certo, se queste due cose si fanno insieme sono più contento".