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Marattin: "Non c'è alternativa al fondo salva Stati"

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Intervista di Gianni Trovati, "il Sole 24 Ore", 31 marzo 2020.

«Oggi non c'è un'alternativa al Mes. Certo, le condizionalità classiche non vanno bene, ma è accettabile l'idea di negoziare su un vincolo che leghi questi interventi alla spesa per l'emergenza». In queste settimane complicate le tre lettere dell'acronimo Mes rischiano di sollevare le incognite più serie sulla tenuta della maggioranza, e, in modo più o meno sotterraneo, aprono faglie tra Palazzo Chigi e ministero dell'Economia. Sulle oscillazioni del negoziato fra Roma e Bruxelles incide il «NO» maiuscolo pronunciato sul Mes dai Cinque Stelle, che fa breccia anche in settori ampi del Pd. Ma nella maggioranza c'è anche chi, come il responsabile economico di Italia Viva Luigi Marattin, non vede in concreto strade alternative al Fondo Salva-Stati. Con una trattativa chiara su modalità e condizioni.

Onorevole Marattin, ieri mattina il commissario Ue Gentiloni ha detto che forme di mutualizzazione generica del debito non hanno chance. È il tramonto dei Coronabond?
Nemmeno il più accanito europeista può pensare che emissioni di debito comune equivalgano a una fatina che ti regala dei soldi, poi tu li puoi spendere come vuoi, e qualcun altro - in tutto o in parte - paga. Perché non so lei, ma io in questo dibattito a volte ho avuto l'impressione che qualcuno avesse capito che gli Eurobond potessero funzionare così. Interpreto la dichiarazione di Gentiloni come un richiamo alla realtà di un processo di integrazione che rimane difficile (con o senza il virus), perché prova a fondere culture e abitudini ancora molto diverse.

Comunque i Coronabond, o strumenti simili, sarebbero nuovo indebitamento tanto quanto il Mes. O ci sono differenze?
Ad oggi non esiste nessuno strumento per l'emissione di titoli di debito comune (perlomeno nella quantità che serve) a parte il Mes. Gli Eurobond avrebbero bisogno di un ministero del Tesoro Ue, con una significativa capacità fiscale in grado di generare annualmente il reddito che serve a garantire la restituzione del prestito che i risparmiatori farebbero alla Ue comprando gli Eurobond. Io spero che un giorno si arrivi lì, ma ricordo che equivale ad una massiccia cessione di sovranità fiscale da Roma a Bruxelles. E che il nostro problema di liquidità ha tempi molto più stringenti. Ci sarebbe la Bei, che può emettere bond ma ha un capitale versato pari ad un quarto di quello del Mes, quindi è in grado di generare una "potenza di fuoco" molto inferiore. Così come il bilancio comunitario, che essendo pari a circa l'1% del Pil ha anch'esso una leva molto limitata. Io altri strumenti - che siano già operativi - per emettere passività comuni non ne vedo.

È possibile un «prestito Mes senza condizionalità», come da ipotesi circolata nel dibattito italiano? Che tipo di condizioni si potrebbero trattare?
È evidente che le condizionalità attualmente vigenti non vanno bene, perché non adatte alla natura e alla profondità della pesante recessione a cui tutti stiamo andando incontro. C'è chi dice che dovrebbero essere totalmente annullate. Io penso che se fossero specificate in termini di impegno a utilizzare le risorse solo per spese una tantum legate all'emergenza, sarebbero ugualmente accettabili. Del resto i soldi li dobbiamo spendere per quello, mica per altro.

Se nemmeno il Mes è una strada percorribile, quali strumenti restano in campo?
Nell'immediato credo proprio nessuno. Ma mentre ho capito qual è il motivo per cui alcuni stati Ue sono scettici sul Mes (non si fidano) confesso di non aver capito lo scetticismo italiano su un eventuale Mes con condizionalità nulle o molto blande, se si trovasse l'accordo su questo. Non vorrei fosse legato al fatto che alcuni in passato hanno scelto di investire capitale politico nella rappresentazione malefica del Mes perché lo slogan era accattivante e portava consenso, e ora non sanno come tornare indietro. Perché sul piatto qui c'è qualcosa di più che preservare l'immagine "rivoluzionaria" di questo o quel partito.