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Marattin: "No a nuove tasse"

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Italia Viva in guerra: "Fermeremo le tasse"
Intervista di Elena G. Polidori, QN- Giorno/Carlino/Nazione, 1 novembre 2019

Luigi Marattin (Italia Viva), la manovra va In Parlamento, ma ci sono misure che non vi convincono, come il rifinanziamento di Quota 100. Perché proprio quota 100 e non il reddito di cittadinanza?
«Perché il reddito di cittadinanza - con tutte le sue imperfezioni risponde a un'esigenza vera (quella del contrasto alla povertà), che per noi era meglio affrontata con il Rei, ma che comunque è un tema vero. Quota 100 serve solo ad acquisire il consenso politico di migliaia di sessantenni, a scapito dei loro coetanei che fanno lavori usuranti e soprattutto di milioni di giovani, che pagano questa colossale ingiustizia».

Ma annullare la misura significa provocare uno scalone. Non crede che prima dl eliminare la misura sia necessario rivedere il meccanismo della Fornero?
«Sono 25 anni che ogni volta che si fa una riforma seria delle pensioni, dopo qualche anno arriva un'operazione di rilassamento generale (e non selettiva). Poi, quando ci si rende conto che era fatta solo per comprare consenso di breve periodo, la si annulla ed ecco che sì creano gli scaloni. Spero che prima o poi si smetta di considerare il sistema pensionistico terreno per acquistare consenso politico a danno delle future generazioni».

Ma non c' è solo Quota 100 nel vostro mirino, ci sono anche sugar tax e la plastic tax.
«Sulla manovra è stato fatto un ottimo lavoro da parte di tutti. Tuttavia io credo che su tre incrementi di tassazione (plastic tax, sugar tax e auto aziendali) si possa ancora agire. La misura delle auto aziendali finisce per essere un incremento di tassazione dei redditi per centinaia di migliaia di lavoratori, e credo vada evitata. Plastic tax e sugar tax rischiano di colpire pesantemente settori industriali importanti, ad alta intensità di lavoro. lo credo che le (giuste) esigenze di aiuto alla riconversione di alcuni settori inquinanti e di migliore igiene alimentare si debbano perseguire con gli incentivi, non necessariamente tassando».

Il M5s ha dato battaglia fino a ieri sui contributi per l'editoria e sul finanziamento a Radio Radicale. Voi su queste due misure come vi porrete in Aula?
«Con un po' di fatica, ma è stato raggiunto un accordo che spero tenga anche in fase parlamentare. Faccio parte di coloro che credono non sia mai una buona idea spegnere delle emittenti radio o eliminare la possibilità che gli studenti delle scuole possano leggere i quotidiani in classe; in una democrazia liberale la diffusione della stampa è un valore in sé. Altrimenti i cittadini si formano solo sui social. E non mi pare una grande prospettiva».

Se Pd e M5s perderanno di nuovo alle Regionali, il Conte bis potrebbe naufragare anzitempo. Sareste comunque pronti ad affrontare le urne?
«Se un politico ha paura delle urne farebbe meglio a dedicarsi ad altro».