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Marattin: "Niente aumenti di tasse. È scritto nero su bianco"

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Intervista di Roberta Labruna, "Giornale di Vicenza", 11 marzo 2022.

Persino Luigi Marattin, che ha fatto opera di mediazione per mesi, dopo le scene da far west che si sono viste durante l'ultima seduta della commissione che presiede, quella Finanze, si è ritrovato a dover gettare la spugna sulla delega fiscale chiedendo l'intervento di Mario Draghi. Perché se il banco viene fatto saltare all'improvviso e viene fatto saltare dal centrodestra nonostante, spiega il deputato di Italia Viva, «la delega fiscale non preveda alcun aumento di tasse per il cittadino», è chiaro che il problema da risolvere è tutto politico e come tale va affrontato.

Ecco, Marattin arriva a Vicenza, per un incontro pubblico organizzato dalla senatrice Daniela Sbrollini che è andato in scena venerdì sera a villa Lalles, a poche ore dal patatrac in commissione. E allora si parte da qui.

In commissione si è sfiorata la rissa: il centrodestra si è messo di traverso e lei, rilevando l'esistenza di un problema di natura politica, ha passato la palla a palazzo Chigi. Chi tocca il fisco muore?
Sicuramente sembrano esserci alcune forze politiche che non possono permettersi di parlare di fisco al di fuori della campagna elettorale, perché questo le riporterebbe alla realtà e sporcherebbe l'armamentario di slogan e sogni che fanno in prossimità delle elezioni. E se così è, è triste perché non ho mai visto un manifesto elettorale aumentare la busta paga di un lavoratore o migliorare il bilancio di un'azienda.

Mi faccia una previsione: che fine farà la riforma fiscale?
In commissione abbiamo lavorato un anno e mezzo, tutti insieme arrivando ad un accordo condiviso da tutta la maggioranza. Ma all'ultimo momento qualcuno ha giocato al rialzo chiedendo l'impossibile, forse per i motivi di cui parlavo prima. Sarebbe un peccato buttare un impianto che prevede l'allargamento del forfettario, l'abolizione dell`Irap, la fiat tax sugli immobili commerciali e tante altre cose per famiglie e imprese. Ma la mia porta, come presidente e relatore, rimane aperta fino all'ultimo istante. A patto di voler parlare di cose reali, e non buttare la palla in tribuna.

Il centrodestra, in buona sostanza, non si fida delle rassicurazioni del premier Mario Draghi e insiste sul fatto che senza modifiche aumenteranno le tasse sulla casa. Lei esclude che le due aliquote sui redditi da capitale e in prospettiva la revisione dei valori catastali porteranno i cittadini a pagare di più?
Non lo escludo io: lo esclude la legge delega, per chi si disturba ancora a leggerla. In almeno due punti. Nella riformulazione all'articolo 10, in cui si dice chiaramente che la pressione tributaria non potrà aumentare, e nell`attuale articolo 6 in cui si dice che la mappatura dei valori di mercato sugli immobili non potrà essere utilizzata a fini fiscali: né per l'Imu, né per l'imposta di registro, né per l'Isee, per niente. Serve solo a dare gli strumenti al governo del 2026 per capire se una eventuale futura riforma possa avere effetti desiderabili, come l'abbassamento del carico fiscale sugli immobili dei negozi e sulla piccola proprietà.

Secondo lei, visto l'impatto sulla nostra economia della guerra in Ucraina, con l'inflazione che sale, i costi di materie prime ed energia alle stelle e previsioni di crescita da rivedere al ribasso, il Pnrr va modificato per far fronte alle difficoltà di famiglie e imprese?
Modificarlo radicalmente mi pare difficile perché è frutto di un complesso accordo europeo. Non escluderei invece, se l'attuale fiammata inflazionistica si rivelasse duratura, che negli anni futuri serva adeguare gli importi nominali dei trasferimenti. Ma, prima di questo, mi preoccupo di iniziare a spendere bene le risorse che stiamo distribuendo ora. Sarebbe già un bel traguardo.

Nell'ultimo periodo alcuni partiti si sono messi a puntare i piedi e le rispettive bandierine. Si cerca l'incidente per mandare a casa il governo?
In linea generale mi spaventa molto questo termine, perché sembra che ogni volta che un partito esprime una propria posizione, meglio se argomentata, stia "piantando bandierine". Invece è la definizione di dibattito politico. La differenza è che occorre sempre armonizzare le differenze di opinioni, fisiologiche in una maggioranza come questa, all'interno di una strategia comune che, una volta decisa, va blindata. Questa è la fatica della politica. Ma è anche il suo bello.

Perché ha deciso di dimettersi dalla commissione-banche dopo la convocazione dell'amministratore di Generali Philippe Donnet?
Perché quella commissione lungi dal far chiarezza sugli scandali bancari del passato, e in questo territorio ne sapete qualcosa, pensava di essere una cosa a metà tra una authority finanziaria e un politburo di tutto ciò che accade nel mondo del credito. Dopo aver inutilmente tentato di ricondurre la cosa in binari di ragionevolezza, ho ritenuto più opportuno andarmene. Ho un'altra idea del funzionamento delle istituzioni.