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Marattin: "Meglio tagli fiscali di aiuti condizionati"

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Intervista di Gianni Trovati, "il Sole 24 Ore", 5 maggio 2020.

L'intervento statale sulle grandi imprese tramite l'operazione Cdp non deve scivolare su «antiquate pulsioni stataliste», mentre per le Pmi ci sono strumenti di aiuto più efficaci: a partire da un taglio delle tasse che superi la logica elle sospensioni dei versamenti.

Su questa posizione di Italia Viva, Luigi Marattin, che del partito di Renzi è il responsabile economico, sta dando battaglia nella ridda di riunioni sulla maximanovra anticrisi.

Partiamo proprio dal vertici. La loro moltiplicazione indica le difficoltà nella maggioranza. C'è il rischio di una mancata intesa? Su quali punti?
Siamo chiamati in pochi giorni a decidere come spendere 55 miliardi, la cifra più alta degli ultimi 30 anni. Mi sembra normale che ci siano riflessioni su quale sia il modo più efficace per spenderli; sarebbe preoccupante il contrario. Per Italia Viva i nodi chiave sono due: disegnare nel modo più efficace e meno invasivo possibile il sostegno pubblico al mondo produttivo, e implementare un supporto alle fasce più deboli senza correre il rischio che questo si traduca in assistenzialismo a lungo termine

Qual è, a vostro giudizio, l'aspetto più critico di questo intervento pubblico nell'economia?
Credo ci siano i presupposti affinché l'intervento sulle grandi aziende (sopra i 50 milioni di fatturato) possa essere disegnato bene, tramite Cdp, se come credo - prevarrà la logica del supporto finanziario temporaneo e non antiquate pulsioni stataliste. Del resto interventi statali temporanei, dopo periodi di crisi così profonda, avvengono anche in Paesi con capita più avanzato del nostro: per esempio li fece Obama dopo la Grande Recessione dieci anni fa, e iniziative analoghe sono in corso in Europa. Sarei molto più preoccupato, invece, se un'operazione analoga fosse estesa alle piccole e medie imprese.

Si riferisce al "pari passo" per le aziende fra 5 e 50 milioni?
In quel segmento c'è il cuore del tessuto produttivo italiano: dal ristorante molto ben avviato fino alla "multinazionale tascabile", passando per il piccolo artigiano e la celebre manifattura italiana. Tutte realtà che stanno subendo danni gravissimi dalla crisi Covid. Personalmente sono un po' perplesso da una risposta dello Stato che inizia con «prima di tutto apri il portafogli e ricapitalizza la tua imprese, poi vediamo», perché presuppone che tutti gli imprenditori abbiano uno scrigno segreto dove tengono nascosti i soldi. E poi confesso di essere molto scettico sul meccanismo di ingresso dello Stato nel capitale, con possibilità di riacquisto della quota dopo qualche anno «se l'imprenditore ha fatto il bravo». Lo Stato ha la capacità di monitorare le strategie imprenditoriali di decine di migliaia di piccole imprese? E chi decide se «hanno fatto 'bravi» o no, e con quali criteri? E che succede se l'impresa decide di non riacquistare la sua quota? E che succede alle imprese che non hanno possibilità di ricapitalizzare, facendo quindi venir meno l'intero meccanismo? Insomma, non credo sia la risposta che il mondo produttivo si aspetta. 

Quali sono le alternative?
Tagliare le tasse. Non semplicemente rinviarle, come stiamo giustamente facendo, ma dicendo alle imprese che per il 2020 una parte del carico fiscale, quella compatibile con i nuovi target di finanza pubblica, sparisce per sempre. Magari l'Irap, o l'Iva. Oppure, semplicemente, estendere í ristori a fondo perduto - sotto forma di una percentuale del fatturato 2019 -quanto più possibile. Adoperare estensivamente il credito di imposta (divenuto ora bancabile) per tutte le spese connesse alla ripartenza. Nulla vieta di legare queste misure a precise azioni che l'impresa deve mettere in atto, ma ricordo che è stato proprio Draghi a dire subito che in questa fase il ruolo delle risorse pubbliche è sostituire il reddito privato, perlomeno nella misura in cui è sostenibile farlo. Lascerei elaborate strategie di politica industriale a un momento diverso.

Più voci hanno chiesto intervento a fondo perduto all'economia e criticano le difficoltà emerse dall'operazione liquidità. Che cosa ne pensa?
Le audizioni sul Dl liquidità ci hanno consegnato un quadro molto diverso rispetto all'annuncio di quella sera, secondo cui la mattina dopo ci sarebbero stati centinaia di miliardi disponibili per chiunque andasse in banca. Come Italia Viva presenteremo emendamenti per rendere la procedura più snella e veloce, per chiarire che il nuovo credito - garantito dallo Stato - non può semplicemente limitarsi a sostituire il vecchio credito non garantito, e per rendere deducibili gli interessi derivanti dalla moratoria dei mutui.