Intervista di Federica Capozzi, Verità&Affari, 19 giugno 2022
La delega fiscale arriva domani in Aula alla Camera. È stato un iter lungo (l’esame del provvedimento era cominciato il 17 novembre 2021) e travagliato con pesanti momenti di confronto fra le forze politiche. E con il presidente della Commissione finanze della Camera, Luigi Marattin (Italia Viva), che è stato persino costretto, ad inizio aprile, a sospendere la seduta perché si è sfiorata la rissa. Alla fine si è trovato il compromesso.
Onorevole Marattin, che cosa si attende a questo punto?
“Travagliato ma innovativo, per tre ragioni. Primo perché, in tempi di «complesso di inferiorità» della politica rispetto alla tecnica, il percorso nasce da un’iniziativa parlamentare, un anno e mezzo fa, con l’avvio dell’indagine conoscitiva sulla riforma fiscale ad opera delle commissioni Finanze di Camera e Senato. In secondo luogo, perché abbiamo scelto di studiare, ascoltare, approfondire, «litigare» e poi decidere. E non il contrario. E infine perché siamo riusciti a mettere insieme da Leu alla Lega (e spesso pure Fdi) sul tema per eccellenza più divisivo della politica, cioè il fisco. Ora spero che la legge delega sia in Gazzetta entro l’estate, per poter procedere ai necessari decreti legislativi. Senza i quali, è bene ricordarlo per spegnere facili entusiasmi, tutto è inutile”.
Spiagge, taxi e catasto sono stati i dossier più spinosi di questa fase politica. Il compromesso raggiunto dalle forze politiche rischia di condizionare il risultato? Se si quali sono le sue preoccupazioni rispetto agli obiettivi preposti?
“Sui taxi credo che non sia ancora chiusa, perché l’articolo 7 del Ddl Concorrenza fa parte del pacchetto di articoli che esaminerà a giorni la Camera. Su spiagge e catasto credo si sia raggiunto un ottimo risultato che, tuttavia, è in entrambi i casi al livello di principi di delega: a determinare veramente il risultato finale saranno i decreti legislativi. Anche in questo caso, in troppi se lo sono dimenticati. O forse qualcuno lo sa bene, ma è ancora prigioniero della logica del «buttare la palla avanti» che tanti danni ha fatto”.
Davvero la riforma del catasto non porterà nuove tasse? È la maggiore preoccupazione degli italiani....
“È la maggior preoccupazione degli italiani perché è quello che alcuni hanno voluto far credere loro, raccontando però un mucchio di bugie. Fin dal testo originale approvato il 5 ottobre 2021 in consiglio dei ministri, infatti, è stato scritto senza possibilità di dubbio che non sarebbe stato possibile utilizzare per qualsivoglia fine fiscale le nuove informazioni raccolte, e tale norma ovviamente rimane nel testo finale. Quello che è successo è molto semplice: alcune forze politiche hanno trovato remunerativo, sul piano del consenso di brevissimo periodo, cogliere la presenza della parola «casa» per spargere un po’ di ingiustificato terrore. E alcuni organi di informazione, per motivazioni simili, hanno ritenuto di fare la stessa cosa. Tutto legittimo, eh. Ma mi chiedo se sia questo il modo di fare politica di cui questo paese ha bisogno”.
Sull’Irpef, crede che la delega apra a un fisco più equo su diversi scaglioni?
“Gli scaglioni già a gennaio sono già scesi da 5 a 4, nell’applicazione del «primo tempo» della riforma fiscale. E sono tra quelli che si augura che nel «secondo tempo» possano scendere a 3. Ogni volta che si apre questo dibattito, ci si divide in curve ultrà, tra fautori e nemici della progressività; tra l’altro credendo, erroneamente, che minor numero di aliquote implichi automaticamente meno progressività. In realtà in commissione Finanze abbiamo più volte mostrato che la questione non è affatto se il nostro sistema debba essere progressivo: a questa domanda risponde già l’articolo 53 della Costituzione. La questione è quanta progressività ci debba essere e in quali punti della curva dei redditi debba essere più pronunciata. E abbiamo chiaramente mostrato come a oggi gran parte della progressività dell’Irpef sia concentrata sul ceto medio, là dove invece dovrebbe essere maggiore l’incentivo al lavoro e alla produzione. Così come se si vuole, giustamente, aumentare le buste paga dei contribuenti a reddito basso, non bisogna agire sull’Irpef (nel primo scaglione si pagano in media 17 euro al mese), bensì sui contributi”.
La legge delega lascia ampio spazio al governo. Non teme che questo spazio possa essere riempito con provvedimenti esecutivi che tradiscano la lettera della delega?
“In realtà il testo che arriva in Aula è molto meno generico di quello approvato il 5 ottobre dal governo. E il fatto che le modifiche siano state approvate, sebbene dopo qualche turbolenza di troppo, da una maggioranza che va da Leu alla Lega, ci mostra che un altro modo di far politica (attento al risultato per tutti, e non solo alle bandierine per qualcuno) non solo è necessario, ma possibile. Quando lo vogliamo”.
Oltre ai provvedimenti che hanno fatto maggiormente rumore come catasto e spiagge quali sono i cambiamenti più importanti che porterà in dote la delega?
“Quello sul catasto, come ricordato, è l’unico articolo senza effetti fiscali, quindi non comporta proprio nessun cambiamento. Gli altri articoli invece contengono, se li si vuole applicare fino in fondo, una potenziale rivoluzione per il fisco italiano. Dal superamento dell’Irap al secondo tempo della riforma Irpef, dall’avvicinamento tra bilancio civilistico e fiscale all’armonizzazione della tassazione sul risparmio a vantaggio del contribuente, dal cambiamento del modo in cui gli autonomi pagano le tasse alla raccolta della normativa in testi unici. Fino ad arrivare alla riforma delle sanzioni. E tanto altro ancora”.
Quanto è importante cambiare la fiscalità in Italia?
“È uno dei principali (anche se certo non l’unico) fattore di scarsa competitività del nostro sistema. Quando c’è un manuale di 341 pagine per capire la dichiarazione dei redditi, quando chi lavora e produce viene tartassato senza alcun riguardo per la crescita, quando al lavoratore arriva in tasca la metà di ciò che costa all’imprenditore, beh .....mio parere è che puoi fare tutto il green e il digital che vuoi, ma a crescere non ci torni più, se non risolvi questi problemi”.
Ritiene che ci sarà un intervento anche sulle detrazioni?
“Lo spero. La raccomandazione qui è chiara: invece di appesantire la dichiarazione dei redditi (e il sistema fiscale) di compiti che non gli sono propri, se lo Stato vuole sussidiare chi va dal veterinario o chi manda il figlio in palestra, lo faccia nel modo che la tecnologia oggi consente: striscio la carta di credito, e il giorno dopo mi arriva il rimborso parziale. Più semplice, più veloce, più trasparente”.
C’è il rischio che nonostante la delega, non si vada fino in fondo?
“Nella politica italiana è possibile tutto. Sta però a noi decidere se vogliamo cambiare sul serio portafogli e bilanci di famiglie e imprese, o se preferiamo far sì che il fisco sia solo materia da campagna elettorale. Ma anche se particolarmente negli ultimi dieci anni è andato molto di modo, non ho mai visto nessun manifesto o slogan elettorale cambiare la vita di nessun lavoratore o imprenditore”.
C’è insomma l’aspettativa di aver messo le basi per un fisco più equo. Per finire, torniamo alla concorrenza. È quasi estate e le spiagge sono piene, ma i concessionari sono preoccupati. Alcuni sostengono che la Bolkstein non chiedesse le gare. E che bastava una revisione degli importi delle concessioni. Che cosa risponde?
“Non credo. La direttiva è chiara nel disciplinare le modalità di affidamento dei servizi all’interno del mercato comune. La questione piuttosto è un’altra: in primis, assicurarsi che sia applicata rigorosamente e in modo uniforme in tutta Europa, non solo in Italia. E in secondo luogo, come per tutte le volte che si interviene su situazioni (giuste o sbagliate) ampiamente radicate, che sia prevista una transizione equa ed efficiente”.