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Marattin, interpellanza sui dati del Covid: “Fondamentale guardare alla variazione giornaliera delle terapie intensive”

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La notizia pubblicata da "il Tempo", 8 novembre 2020.

Ognuno, virologi compresi, dà i (suoi) numeri. Mentre il calcolo che sintetizza i famosi 21 criteri che determinano il «coefficiente di rischio» di ogni zona e, dunque, le misure per fronteggiare il Covid, resta un mistero. Benvenuti nell'ultimo pasticcio all'italiana. Un misto di superficialità, sottovalutazione, interessi di parte e mancata trasparenza. Tanto che lo stesso premier Giuseppe Conte è corso ai ripari: «Ho voluto che nel decreto ristori bis fosse inserita una norma che contribuirà a rendere ancora più chiaro e trasparente il meccanismo di monitoraggio, in modo che la comunità scientifica e tutti i cittadini possano accedere a queste informazioni», ha detto ieri al Corriere della Sera.

Gli indicatori elaborati dall'algoritmo che divide le singole zone nei tre colori decisi da Palazzo Chigi sono stati scelti più di sei mesi fa, inseriti nel decreto approvato il 30 aprile scorso, ma non hanno mai avuto grande pubblicità (solo due giorni fa alla Camera il ministro Speranza li ha ribaditi).

Che il Governo sia in difficoltà è testimoniato anche dal fatto che lo stesso numero uno del dicastero non abbia ancora risposto all'interpellanza urgente presentata il 3 novembre da uno dei partiti che sostengono la maggioranza - Italia Viva - che ha chiesto proprio di esporre dati e criteri che hanno spinto il premier a firmare il provvedimento con cui sono state stabilite le nuove misure restrittive.

«Mancano i dati, vorremmo averli tutti: sapere chi entra e chi esce dagli ospedali, le fasce d'età, la gravità delle loro condizioni, quando e come guariscono e tutti gli altri parametri che invece rimangono misteriosi», puntellano i renziani.

Le pressioni per risolvere il pasticcio dei dati arrivano quindi anche dalla maggioranza. Luigi Marattin, primo firmatario dell`interpellanza urgente al ministro Speranza, spiega che «in relazione al Covid-19 si calcola che fra contagio e ricovero in terapia intensiva decorrano in media circa dieci giorni, pertanto il numero di ingressi registrato in un determinato giorno può ritenersi proporzionale al numero di contagi avvenuti circa dieci giorni prima; tale latenza implica che il dato sulla variazione giornaliera del numero delle terapie intensive sia da intendersi quale indice della situazione epidemiologica sussistente nei dieci giorni precedenti, offrendo informazioni sull`efficacia delle misure di contenimento approntate in quel momento, ma non su quelle predisposte nel giorno in cui la variazione è registrata (che si vedranno nei dieci giorni successivi)».

Dunque «fondamentale per capire l'evoluzione dei contagi e verificare l`efficacia delle misure di contenimento è guardare alla variazione giornaliera delle terapie intensive in maniera disaggregata, cioè analizzando il numero di accessi al netto delle dimissioni registrate nel medesimo periodo; un simile dato, tuttavia, non risulta disponibile, in quanto la variazione giornaliera dei ricoveri in terapia intensiva viene resa nota esclusivamente in forma aggregata, imputando a un'unica voce due variabili fra loro scollegate e interdipendenti; ciò rende difficile avere piena contezza della situazione epidemiologica e, soprattutto, rischia di ostacolare ogni valutazione in ordine all`efficacia e all`adeguatezza dei provvedimenti adottati dal governo».

Italia Viva chiede anche di avere i dati dei ricoveri e delle dimissioni da tutti gli altri reparti, per valutare la tenuta del sistema sanitario. Per evitare che la corsa alle misure per fronteggiare il Coronavirus lasci scoperta l'assistenza nelle altre aree sanitarie. Un rischio che coinvolge tutte le regioni, visto che già da alcuni mesi visite e interventi chirurgici non urgenti sono stati rimandati.