territori

Marattin: "Il campo largo non funziona, troppe differenze al suo interno"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

L'intervista pubblicata dal "Corriere di Bologna", 7 gennaio 2022.

Luigi Marattin, deputato eletto nel 2018 nelle fila del Pd e poi entrato in Iv, interviene nel dibattito scaturito nella politica bolognese, riguardo al rapporto fra i riformisti e il Pd.

Secondo lei la casa dei riformisti può essere il Pd, sotto le Due Torri? O Italia Viva ambisce ad assumersi questo ruolo?
«Italia Viva ha come ragione sociale la costruzione di un'offerta politica che eviti ai cittadini di dover necessariamente scegliere tra il sovranismo di destra e, sul fronte opposto, una proposta politica egemonizzata dal populismo e conservatorismo sindacale. Le consideriamo entrambe posizioni politiche legittime ma non adeguate a portare l'Italia a essere padrona del proprio futuro nel mondo globalizzato. Per noi !a globalizzazione non è né il mostro da combattere né una minaccia da cui proteggersi, ma è un'opportunità da governare per allargare le opportunità di tutti. Italia Viva è piccola, ma ha grandi potenzialità di crescita e dl aggregazione».

Cosa pensa nella lettera di Isabella Conti, con la quale la sindaca ha da poco riaffermato la sua piena fiducia nei dem? Sbaglia a fidarsi delle Agorà del Pd?
«Lo schema di gioco del Pd è chiaro, ed è lo stesso del 1996 e del 2006. Riunire nello stesso "campo largo" chiunque si schieri contro l'avversario dl turno. Ma quelle due esperienze storiche dovrebbero aver insegnato che così magari al massimo si "vinciucchiano" le elezioni, nel 1996 solo perché la destra era divisa, e nel 2006 in realtà si pareggiarono. Ma non si riesce a governare più di qualche mese tantomeno a realizzare lì cambiamento di cui l'Italia ha bisogno. Perché dentro al campo largo ci sono opinioni radicalmente opposte. C'è chi vuole la patrimoniale e chi vuole abbassare le tasse. Chi si occupa solo di redistribuzione, e chi vuole crescita e ridistribuzione di opportunità. Chi difende il Jobs Act e chi lo vuole abolire. Chi vaneggia di "liberismo selvaggio" e chi vuole più concorrenza».

Secondo lei per Isabella Conti si prepara un'uscita da lv e un ritorno fra le fila dei dem?
«Isabella è una giovane sindaca capace e motto determinata, personalmente la stimo moltissimo. Proprio per questo, non mi permetto né di darle consigli né di prefigurare le sue legittime scelte. Farà ciò che ritiene più opportuno. Quel che è importante è che comunque vada sarà una risorsa fondamentale».

Ad accendere il dibattito era stato Mauro Felicori. Lepore, in risposta, ha ribadito che Pd e riformisti sono un'unica cosa e che il Pd bolognese è in stato di grazia. Per lui il discorso di Felicori è «vecchio».
«A me il discorso di Mauro tutto è sembrato fuorché vecchio. Ha posto con coraggio un tema che molti di noi pongono da un paio di decenni. È possibile, qui in Emilia-Romagna dove per tanto tempo si sono contrapposti gli estremismi, costruire una proposta politica autenticamente riformista e liberale? Che non scatti sull'attenti ogni volta che parlano i sindacati ma che rifiuti con energia la grettezza che ha spesso contraddistinto la destra locale? Coinvolgendo e rendendo protagonisti non solo quelli che hanno una "affidabilità" garantita dalla militanza fino alla terza generazione? Come lui, io credo sia possibile».