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Marattin: “Fisco, prima pulizia, poi riforma. Al lavoro su cartelle e voluntary disclosure”

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Intervista di Cristina Bartelli, "Italia Oggi", 2 settembre 2020.

«Mega pulizia del magazzino delle cartelle esattoriali e una voluntary disclosure sul contante vincolata all'uso dei pagamenti digitali. Sfoltimento radicale della giungla delle spese fiscali per liberare risorse che vadano ad abbattere le aliquote fiscali. Al lavoro infine per superare integralmente il sistema degli acconti e dei saldi ma «senza andare nel panico».

Il presidente della commissione finanze della Camera Luigi Marattin illustra a Italia Oggi le ipotesi allo studio per la riforma fiscale auspicando che sul testo in arrivo possano lavorare sia la camera sia il senato. E si dice scettico sulle ipotesi di un'Irpef italiana «alla tedesca».

Per due motivi. La scarsa progressività dell'Irpef italiana, che è un falso problema. E la complessa formula matematica che governa il sistema tedesco: «Credo che il sistema fiscale debba essere semplice e pienamente trasparente. Soprattutto venendo da uno, quello attuale, che è tra i più complessi del mondo».

Domanda. Il cantiere della riforma fiscale è nel pieno dell'attività. Una possibile novità sta gettando nel panico professionisti e partite Iva: il prelievo mensile delle imposte. Che criteri si seguiranno?
Risposta. Non credo ci sia bisogno di andare nel panico. E in corso un lavoro di istruttoria tecnica al Mef; che dovrà poi essere discusso in maggioranza e con gli operatori del settore. L'obiettivo è estendere il più possibile il criterio della cassa per quanto concerne la determinazione della base imponibile, in modo da superare pressocché integralmente il sistema degli acconti e dei saldi, al fine di rendere il sistema più semplice per tutti, in primis i contribuenti.

D. Che ruolo avrà la commissione finanze che lei presiede nella riforma in preparazione?
R. Gli eventuali interventi che usciranno dal confronto di maggioranza prenderanno forma in uno o più provvedimenti (legge delega, decreti legislativi, oppure disegni di legge o decreto legge) che per competenza passeranno in sede referente in commissione finanze. Semmai, visto il trend degli ultimi anni in cui tutti i provvedimenti fanno una sola lettura vera e l'altra camera si limita a fare il notaio, la domanda vera è se la riforma sarà modificabile solo dalla camera o solo dal senato. Succede anche questo, in un paese che si ostina a non voler modificare il bicameralismo.

D. Critiche sono arrivate a chi propone di modulare l'Irpef su altri modelli, come ad esempio il tedesco...
R. Una riforma complessiva del fisco ha bisogno di un ampio e approfondito dibattito, che noi di Italia Viva, con un po' di fatica, eravamo riusciti a far partire prima del Covid e che poi si è arenato, prima di riprendere in queste settimane. Personalmente, sono molto scettico sul modello tedesco, per due motivi: in primo luogo, la scarsa progressività (che il modello tedesco crea le condizioni per superare) è un falso problema della nostra Irpef attuale che, per livelli di reddito medio-bassi, è fin troppo progressiva: la media delle aliquote marginali effettive dei docili di reddito intorno ai 20 mila curo annui è 40%, un livello incompatibile con qualsiasi prospettiva di crescita. In secondo luogo, il sistema tedesco è governato da una complessa formula matematica in grado di generare un'aliquota per ogni livello di reddito. Questo significa che il contribuente inserisce il proprio reddito in un foglio di calcolo, che dopo pochi secondi gli dice quello che deve pagare, senza che egli abbia piena cognizione del meccanismo sottostante. Io credo invece che il sistema fiscale debba essere semplice e pienamente trasparente. Soprattutto venendo da un sistema, quello attuale, che è tra i più complessi del mondo.

D. Ogni governo sbandiera la carta della riforma delle detrazioni e delle cosiddette tax expenditure. Cosa succede ora?
R. La proposta di Italia Viva è semplice. Lasciare solo le deduzioni o detrazioni più significative (a titolo di esempio: contributi previdenziali, spese sanitarie, prima casa e alcune altre) e cancellare tutte le altre, restituendo quel gettito, maggiorato di almeno altri 10 miliardi, in modo che sia vantaggioso per ogni contribuente, sotto forma di aliquote più leggere. Ma un'operazione del genere può essere politicamente sostenibile solo se presa di petto in questo modo. Se invece si analizzano le tax expenditure una per una e si prova a intervenire chirurgicamente, non c'è alcuna possibilità di riuscirci. Il costo politico è immensamente superiore al beneficio economico.

D. Una riforma fiscale può prevedere una pacificazione con i contribuenti? Penso a una radicale pulizia del magazzino della riscossione e a una nuova edizione della voluntary disclosure...
R. Attualmente il magazzino della riscossione ammonta a 954,7 miliardi di euro. Se togliamo i debiti dei soggetti falliti, dei nullatenenti, dei morti e delle ditte non più in attività, quelli per cui si sono già effettuati molteplici tentativi di recupero, e i debiti in corso di rateizzazione, rimangono 79,6 miliardi. Non vedo nulla di razionale nel mantenere un magazzino crediti che per il 92% è inesigibile. Inoltre, credo che la politica, con i dovuti presidi di legalità e di concerto con quella parte della magistratura più attenta al tema, debba iniziare a interrogarsi su uno scambio tra voluntary disclosure sul contante e decisa digitalizzazione dei pagamenti. In altri termini, rimettiamo in gioco il contante, ma consentiamo di spenderlo in maniera tracciabile. Ma tutti questi interventi sono possibili solo nel quadro di una complessiva e radicale riforma del sistema fiscale. Altrimenti rischiano di essere solo incentivi a nuovi comportamenti elusivi.

D. A fine mese ci sarà lo sciopero dei commercialisti. Come presidente di commissione finanze cosa ne pensa?
R. Italia Viva è stata l'unica forza politica di maggioranza a chiedere di spostare al 30 settembre la scadenza del 30 giugno (poi posticipata al 20 luglio), ma abbiamo perso quella battaglia. E siamo stati gli unici a chiedere, e stavolta a ottenere, nel dl Agosto, che quella di novembre per Isa e forfettari fosse posticipata all'anno prossimo. Perché crediamo che, nelle more di una rivisitazione e semplificazione delle scadenze fiscali, lasciare anche solo per qualche mese in più la liquidità in capo ai soggetti più deboli sia una scelta giusta.

D. Questo governo punta tantissimo al fisco digitale: è in preparazione la dichiarazione Iva precompilata, siete al lavoro anche per la dichiarazione precompilata per i redditi degli autonomi?
R. La scommessa del governo Renzi fu quella di iniziare un percorso che abbinasse un maggior investimento nel fisco telematico con maggiore semplificazione per gli operatori. Tanti passi avanti sono stati fatti, alcuni con fatica e con errori, ma non possiamo dirci soddisfatti finché ai nuovi strumenti (fatturazione elettronica, scontrino elettronico, precompilata) non sarà abbinata una vera semplificazione e riduzione degli adempimenti. Un fisco più semplice non solo è meglio per la crescita, ma aiuta a distinguere i contribuenti onesti dagli altri. Evitando così di rendere la vita impossibile ai primi per cercare di beccare i secondi.