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Marattin: "Estendere gli 80 euro. Poi il taglio dell'Irpef"

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Intervista di Andrea Bonzi, per QN/Resto del Carlino/La Nazione, 17 gennaio 2020

Luigi Marattin, vice presidente dei deputati di Italia Viva, ha incontrato ieri il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Sul piatto il taglio del cuneo fiscale, di fatto un'estensione del bonus 80 euro, e la riforma dell'Irpef.

Marattin, il governo taglia le tasse. Quanti soldi finiranno in tasca agli italiani?
«Tre miliardi di euro a partire da luglio. Per ii 2021 ne sono già stanziati cinque, ma io spero che - più che nel potenziamento dell'opzione che sceglieremo in questi giorni - siano invece destinati (insieme a molte altre risorse ovviamente) in una complessiva e radicale riforma dell'Irpef. Il cui cantiere chiediamo da diversi mesi possa aprirsi subito».

Estenderete lo sconto ai lavoratori sotto I 35mila euro di reddito, una parte dei quali non prende oggi il bonus 80 euro. Ci sarà un beneficio anche fino a 40mila euro?
«Stiamo ancora vagliando diverse opzioni. Per noi l'importante è che gli 80 euro vengano estesi anche a quel ceto medio che ancora non ne beneficia».

Come pensate di impostare la riforma dell'Irpef?
«Italia Viva non vuole solo una modifica (marginale o meno) dell'attuale Irpef. Pensiamo a un rifacimento totale, partendo da zero. Con due obiettivi: farne il sistema fiscale più semplice dei mondo avanzato (perché più un sistema è semplice, più è difficile evadere e poi facile controllare) e abbassare di centinaia di euro al mese il carico fiscale per chi lavora e produce».

Oggi inizia il confronto con i sindacati, che subito hanno avvisato: niente proposte a scatola chiusa. Che vi aspettate?
«Hanno ragione. Se si inizia un confronto, è ovvio che le scatole devono essere aperte. A condizione però di chiudere in tempi ragionevoli. Dobbiamo lavorare sulla riforma complessiva, che prenda per tempo il problema della manovra 2021».

Il ministro per la coesione e per il Sud, Provenzano, ha detto che il Jobs Act si può rivedere. Italia Viva è d'accordo?
«Il Jobs Act è da completare per la parte sulle politiche attive, anche se il fallimento del referendum del 2016 rende necessario l'ok di ogni regione sui cambiamenti strutturali del sistema. Per il resto, i dati dei consulenti del mercato del lavoro dimostrano che ha aumentato i posti di lavoro e diminuito i licenziamenti. Confesso quindi che non ho ben compreso di cosa parli, esattamente, chi accusa il Jobs Act di aver peggiorato la situazione».

Gli ultimi dati dicono che una pensione su tre è inferiore ai mille euro. Il governo può fare qualcosa?
«Ho il massimo rispetto per i pensionati, e credo occorra intervenire per garantire equità e sostenibilità. Ma i dati dimostrano anche che dal 2000 al 2018 le pensioni sono cresciute il doppio degli stipendi di chi lavora. In Italia è arrivato il momento, quando si tratta di spendere decine di miliardi, di destinarli ai ventenni e ai trentenni. E a chi lavora e produce».