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Marattin: “È ora di un'agenda anti cialtroni”

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Estratto dell''intervento pubblicato da "il Foglio", a firma di Luigi Marattin, 7 settembre 2020.

Nel 1902 un pensatore rivoluzionario pubblicava un contributo al II Congresso del Partito Operaio Social-Democratico in cui propugnava la necessità di una “lotta decisa contro questo orientamento amorfo e mal definito, ma perciò tanto più stabile e capace di rinascere sotto forme diverse”. Il rivoluzionario era Lenin, il contributo era il “Che fare?” e l’”orientamento amorfo e mal definito” era l’opportunismo economista che, cercando di blandire il consenso dei capitalisti negando le finalità ultime del socialismo, stava a suo dire pregiudicando le possibilità di una vera rivoluzione collettivista. 

Tuttavia, la “Cosa” che da un decennio si aggira per il mondo - e che convenzionalmente chiamiamo “movimento sovranista-populista” - ha impressionanti analogie con quell’'orientamento politico contro cui Lenin si scagliava a inizio Novecento. 

È un virus altamente contagioso, e che può colpire tutti. 

Perciò qui nel BelPaese, stante anche la lenta agonia del vecchio centro-destra moderato, ai tanti che non si rassegnano a dover scegliere tra Zingaretti/Di Maio e Salvini/Meloni rimane l’eco di quella domanda che risuona triste e melanconica nell’aere. Che fare? 

Qual è un possibile “Che fare?”, qui e oggi, in grado di combattere a viso aperto e sconfiggere il sovranismo-populismo e, attraverso un’aggregazione in grado di produrre un progetto politico, “cambiare lo stato presente delle cose” (cit)? L’etichetta che daremo a chi crede in quanto verrà esposto prescinde dai cognomi dei potenziali leader e, in mancanza pluridecennale di una stabilità del quadro dell’offerta politica, verrà convenzionalmente usato il termine “liberal-democratici”. 

Chi lo desidera, può leggere l'intero articolo, disponibile a breve, sull'edizione on line de "il Foglio".