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Marattin: "Cinque idee concrete per una vera discontinuità di Governo"

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Estratto dell'intervento pubblicato da "il Foglio", 29 gennaio 2021.     

La scorsa notte ho fatto un sogno. La classe politica italiana si sedeva a ragionare sulle seguenti cinque cose da fare nei prossimi due anni (escluso, ca va sans dire, un efficace Recovery Plan e una sicura uscita dalla pandemia). E sulla base di queste, riusciva a formare un governo, con le competenze necessarie per portarle a termine.

La riforma dell'Irpef. A parità di retribuzione netta, l'Irpef italiana pesa in media un terzo in più rispetto alla media dell'area euro (fonte: Confindustria e Itinerari Previdenziali). Oltre a essere incredibilmente complessa presenta una forte connotazione anti-crescita. L'11 gennaio scorso le commissioni Finanze di Camera e Senato - riunite per l'occasione - hanno iniziato una indagine conoscitiva sulla riforma dell'Irpef e altri aspetti del sistema tributario. Assieme al completamento della riforma dell'assegno unico universale (di cui manca l'approvazione in Senato della legge delega e, poi, tutti i decreti legislativi), c'è spazio nei prossimi due anni per dare agli italiani un fisco più semplice, più equo e più leggero.

La riforma del welfare. In Italia ci sono ci sono troppe poche persone potenzialmente attive in rapporto alla popolazione, e con un livello di competenza troppo basso rispetto a quanto richiede il mondo globalizzato. Serve allora lavorare per una complessiva riforma che stabilizzi definitivamente il cantiere pensionistico (che è aperto da trent'anni esatti), al fine di riorientare il nostro welfare per utilizzi più favorevoli alla crescita: i servizi all'infanzia e le agevolazioni del lavoro femminile, la formazione continua, le politiche attive del mercato del lavoro, la riforma completa dell'attuale sistema degli ammortizzatori sociali e l'introduzione dell'imposta negativa in luogo dei sussidi per chi è abile al lavoro; lasciando il reddito di cittadinanza, aggiustato per tener conto della numerosità del nucleo familiare e della diversità di costo della vita, per le situazioni di vera marginalità.

La riforma della pubblica amministrazione. Possiamo lavorare ad un enorme e storico scambio generazionale da costruire (accompagnamento volontario all'uscita e massiccio piano pluriennale di assunzioni) ma in cambio di una riforma del modo in cui funziona la macchina pubblica: riforma del modo in cui si accede (i concorsi), si fa carriera (le progressioni orizzontali e verticali), sono organizzati uffici e competenze, si viene retribuiti, si viene formati per entrarci (la Scuola Nazionale di Amministrazione), delle modalità di interazione - a due direzioni - con le carriere nel mondo privato.

Riforma della giustizia. Il prossimo governo ha l'occasione storica di sottrarre la giustizia dalla contesa politica (berlusconiani Vs anti-berlusconiani) o sloganistica (giustizialisti vs garantisti) - in cui è stata disgraziatamente confinata negli ultimi trent'anni - per considerarla per quella che è: uno dei maggiori freni alla competitività del sistema paese e all'equità sociale. Ogni aspetto della giustizia va riformato alla radice: il versante civile, quello amministrativo, per finire a quello penale.

Riforma istituzionale. Gli italiani sono ormai abituati ai governi precari, all'orizzonte di brevissimo periodo, al rito dei "responsabili" e delle crisi al buio o con poca luce. Questo accade perché da 28 anni stiamo continuando a scegliere sistemi elettorali che sono un ibrido tra due modelli (il maggioritario e il proporzionale), finendo per sommarne i difetti anziché i pregi. È venuto invece il momento di fare una scelta netta, a cui abbinare le necessarie modifiche costituzionali: o un sistema maggioritario a doppio turno (sul modello dei sindaci) o un sistema proporzionale.

Chi lo desidera può leggere l'intervento completo a questo indirizzo.