La Ministra Bonetti:«Nidi e smart working per favorire la spinta demografica»

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Famiglia, la ministra Bonetti indica le strategie contro la denatalità. L`intervista di Marika Damaggio per il Corriere del Trentino del 1/12/2019

Ministra Elena Bonetti, il Festival della Famiglia di Trento è dedicato a un tema che tocca l`intero Paese: denatalità, emergenza demografica, culturale ed economica. La settimana di incontri pone un quesito già nel manifesto: quali gli impatti di tale andamento negativo in termini anagrafici?

Nel nostro Paese ci dicono che siamo agli ultimi posti dell`Unione europea, con un tasso di fecondità pari a 1,29 figli per donna e con un`età media al primo figlio di 31,2 anni. E il ritratto di un`Italia che ha bisogno di ritrovare fiducia nel futuro e di contrastare un impoverimento umano e generazionale che rischia di rendere il sistema Paese sempre più fragile. A fronte di questa complessità abbiamo bisogno di una visione progettuale integrata e di attivare processi che permettano alle donne e agli uomini di ricominciare a desiderare e a sentirsi liberi di fare di questi desideri una scelta di vita, quale è la genito- rialità.11 senso del Family Act è questo: investire nello sviluppo integrale della persona e delle famiglie, promuovendo una libertà personale che si traduca in responsabilità verso la comunità».

Anche in Trentino il saldo naturale è negativo. A ciò si aggiunge il cambiamento del numero dei componenti della famiglia e il rischio spopolamento delle valli. Quali sono le soluzioni?

«Studiare e sviluppare al meglio la complementarietà tra azione pubblica e responsabilità familiare, investire in un modello di comunità integrata che sappia attivare l`insieme delle relazioni fondamentali tra le persone e valorizzarlo, facendone una leva di coesione sociale. Le politiche familiari e di sostegno alla genitorialità non sono politiche assistenziali, ma di investimento sociale e di futuro. I cambiamenti in atto sono sfidanti. Ma la storia insegna che le grandi sfide sociali sono vinte quando le comunità trovano e attivano in se stesse un senso di coesione e dinamiche di solidarietà».

Dove si origina il problema? È nella difficoltà occupazionali delle giovani coppie o le ragioni sono altre?

«Le prospettive occupazionali delle nuove generazioni sono un elemento chiave, certo. Più in generale, credo che negli anni sia venuta a mancare la fiducia necessaria per immaginarsi nel futuro. Il compito delle istituzioni, oggi, è questo: restituire speranza ai giovani e dire che crediamo nel loro futuro. E poiché crediamo, investiamo. In concreto, vuol dire attivare politiche che creino le condizioni perché scelte definitive siano possibili, significa accompagnare il desiderio di genitorialità. Con la legge di bilancio facciamo un primo passo importante: nuovi asili nido, aumento dei contributi annui da 1.500 fino a 3.000 euro, assegno universale di natalità di 80, 120 e 160 euro, per 12 mesi, per i bambini nati o adottati nel 2020. Un embrione di quell`assegno universale e strutturale per ciascun figlio, dalla nascita all`età adulta, che vogliamo rendere operativo a partire dal 2021. È un primo passo, ma è un cambio di passo. Una scelta politica chiara, che riconosce il contributo sociale che le famiglie danno al Paese nella cura e nell`educazione dei figli».

Il Festival affronterà anche il binomio «occupazione femminile e natalità». La fotografia di Inps e Istat consegna un quadro chiaro: 25.000 donne all`anno lasciano il lavoro per la nascita di un figlio. Per contro, il 25% delle donne rinuncia alla maternità per motivi professionali o economici. Come risolvere il problema?

«Uno dei pilastri del Family Act è l`armonizzazione dei modi e dei tempi di vita e di lavoro. Più che di "conciliazione" di pezzi di vita si tratta di lavorare per un "equilibrio" in una visione unitaria di persona umana. L`esperienza e il tempo della maternità vanno considerati per la loro capacità di produrre competenze utili nel campo professionale. Stiamo valutando strumenti che facilitino il ritorno al lavoro e percorsi di aggiornamento e formazione nel periodo di congedo. Tra questi, una Carta per l`accesso all`alfabetizzazione e alla formazione informatica per le donne in maternità, da collegare al bonus "Mamma Domani"».

Parlare di conciliazione, però, non coinvolge solo le madri. Quale dovrebbe essere il ruolo dei papà e quali forme di flessibilità potrebbero essere introdotte?

«In legge di bilancio abbiamo inserito il rifinanziamento del congedo obbligatorio per i padri, per cui è assicurato il 100% della retribuzione, portandolo a 7 giorni e estendendolo anche ai lavoratori del pubblico impiego. L`obiettivo è di portarlo a 15 giorni. Ribadiamo, così, che il ruolo educativo appartiene a entrambi i genitori ed è paritario. C`è poi lo smart working, cui dobbiamo guardare in un`ottica di benessere integrale della persona. Una maggiore flessibilità sostiene le donne nel rientro al lavoro dalla maternità, ma i potenziali benefici del lavoro agile valgono per tutti, per le donne e per gli uomini, per le famiglie così come per le amministrazioni e le imprese».

Stanno crescendo forme di welfare aziendale, ma le piccole dimensioni della pmi non sempre rendono possibili sostegni e facilities per i propri dipendenti. Oltre al ruolo pubblico quale potrebbe essere il contributo del privato?

«Il contributo del privato al bene comune si inserisce nella visione di responsabilità sociale condivisa cui ho fatto riferimento e che sono convinta possa essere la leva di un`Italia che riparte. Si tratta di sostenerla e incentivarla a tutti i livelli. Nelle settimane scorse abbiamo ripubblicato l`avviso pubblico #Conciliamo, che ora è accessibile anche alle piccole e medie imprese. È solo un esempio, ma ci permette di riaffermare quel che ci sta a cuore: che se lavoriamo insieme, ciascuno per la propria parte, daremo al Paese un orizzonte e un respiro. E un futuro a cui guardare con fiducia».